La variante inglese del SarsCov2 è ormai ampiamente prevalente in Italia. Al 18 marzo l'86,7 per cento dei casi attivi era riconducibile alla mutazione del Kent, con valori oscillanti nelle singole Regioni tra il 63,3 e il 100%.

La stima è della nuova indagine rapida condotta da Iss e ministero della Salute assieme alla Fondazione Bruno Kessler, quella analoga diffusa nelle scorse settimane parlava di una variante inglese presente al 56% nel nostro Paese.

Per la variante brasiliana la prevalenza è del 4%, con valori oscillanti nelle singole Regioni tra lo 0 e il 32%. Tutte sotto lo 0,5% le altre varianti, quella sudafricana è allo 0,1%, in diminuzione rispetto all'ultima indagine dell'Iss.

I dati sulla mutazione inglese sono indicativi "di una sua ampia diffusione sul territorio nazionale", rileva l'Istituto superiore di sanità. Per l'indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del Ministero della Salute dello scorso 17 marzo.

La variante brasiliana ha invece mantenuto una prevalenza stabile intorno al 4%. Ma se nel precedente rapporto era stata segnalata in Umbria, Toscana e Lazio, nell'ultima indagini è segnalata anche in Emilia Romagna. Si segnala inoltre che la variante brasiliana è in diminuzione nel numero totale in Umbria e in aumento, invece, nel Lazio.

Nel contesto italiano in cui la vaccinazione "sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate. Mentre la variante inglese è ormai ampiamente predominante, particolare attenzione va riservata alla variante brasiliana", sottolinea l'Istituto superiore di sanità.

In Sardegna, come sappiamo, sono state rilevate tutte e tre le varianti: inglese, brasiliana e sudafricana.

(Unioneonline/L)
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