Cresce l’attenzione internazionale sui nuovi casi di vaiolo delle scimmie, quasi 70 quelli accertati in Europa e 4 quelli identificati in Italia.

Una malattia che si è presentata ad oggi “con sintomi lievi e che – ha precisato ieri l’Ecdc in una nota – ha per la popolazione più ampia una probabilità di diffusione molto bassa".

Sulle notizie che si rincorrono, a fare chiarezza è stato oggi il virogolo Massimo Galli, che ha tenuto a precisare come sia in realtà “un virus presente probabilmente in alcune specie di roditori”. “Uomini e scimmie ne sono solo vittime accidentali – ha proseguito Galli –  e quindi non è un virus rilevante per la nostra specie".

Altro chiarimento d’obbligo, che in questi giorni di notizie che si rincorrono, anche a proposito dei misteriosi casi di epatite fra i bambini, gli esperti ritengono importante effettuare, è a non confondere fra virus e batteri, una classificazione fondamentale in fase di diagnosi e di successive cure.

VIRUS E BATTERI – “Il virus non è un essere vivente e non è in grado di riprodursi autonomamente a differenza del battere", spiega la pediatra Anna Maria Bottelli. “Questo sopravvive anche al di fuori dell’ospite, mentre il virus non ne è capace, in quanto parassita obbligato endocellulare. I batteri sono microrganismi unicellulari più grandi dei virus e si osservano con il microscopio ottico. Per i virus, di dimensioni ultra piccole, è necessario il microscopio elettronico”.

E se negli anni del Covid qualcosa in più sui virus è oggi noto, permane ancora molta incertezza. Negli ambienti comunitari scolastici (dagli asili nido fino alle superiori) e non, per una qualunque sintomatologia a carico dell’apparato digerente - febbre, diarrea, vomito, inappetenza - o respiratoria - febbre, tosse, raffreddore - si sente spesso ripetere, anche dagli addetti ai lavori: “È un virus”.  Si ma quale virus? E se invece fosse un battere?

ROTAVIRUS E SALMONELLA – “Per ciò che riguarda l’apparato gastroenterico la parte del leone è sempre stata esercitata dal rotavirus, dalla suggestiva forma ‘a ruota’ – precisa Bottelli –  Da poco tempo è tuttavia proposta la vaccinazione, a partire dai primi mesi di vita. Non va dimenticato anche il rischio di possibile contagio da salmonella, ovvero un battere, come causa di importanti gastroenteriti”.

Il ‘rota’ viaggia in compagnia con tanti altri virus tra cui l’adenovirus che recentemente ha fatto parlare di sé proprio quale possibile causa delle misteriose epatiti tra i bambini. Anche se non è stata definita con certezza l’eziologia di tale quadro clinico, esso è caratterizzato dai tipici sintomi - ittero, febbre, prurito, vomito, mal di pancia, feci chiare e urine scure - e può colpire soggetti al di sotto dei 16 anni. Ma i virus epatitici A – B – C – E non sono in gioco. Si sta monitorando tutto con attenzione.

“Se è vero che l’80 % circa delle infezioni respiratorie ricorrenti che interessano i bambini dei nidi e delle scuole materne, è provocato dai virus – tra i più aggressivi il VRS (virus respiratorio sinciziale) causa della bronchiolite che ciclicamente si ripresenta – o il Rhinovirus, il Coronavirus (omonimo più “buono” di quello ormai a tutti noto), i Parainfluenzali – aggiunge ancora Bottelli – non trascuriamo almeno la cosiddetta ‘triade batterica infernale’ - causa di sinusiti, bronchiti, broncopolmoniti - ovvero lo Streptococcus pneumoniae, l’Haemophilus influenzae, la Moraxella catarrhalis”.

SINTOMI E CURE – La conclusione è che i sintomi che qualunque persona a qualunque età presenta vanno sempre inquadrati attraverso un’attenta raccolta delle informazioni ovvero l’anamnesi e un’altrettanta scrupolosa osservazione del paziente, ovvero la visita, unite a eventuali esami ematochimici e strumentali.  Su questi tre cardini si basa la diagnosi e successivamente la terapia. E quest’ultima non deve essere per forza l’antibiotico a volte con “il fai da te”  che, se non necessario, alla lunga potrebbe provocare resistenze batteriche pericolose per il futuro di tutti.  

"I batteri furbescamente sono in grado di ricoprirsi di un ‘biofilm – conclude Bottelli – , una specie di corazza che rende difficile l’attacco da parte degli antibiotici, le cui armi oggigiorno si stanno sempre più spuntando”.

VAIOLO E VACCINI – Per tornare ai nuovi casi di vaiolo, è notizia di oggi che esistono due vaccini: uno prodotto dalla Emergent BioSolution, un'azienda americana, il secondo dalla dell'europea Bavarian Nordic, con sede in Danimarca. I due vaccini sono in grado di prevenire la malattia anche se usati fino a 4 giorni dall'esposizione al virus e potrebbero quindi essere usati per proteggere i soggetti entrati a contatto con infetti.

(Unioneonline/v.l.)

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