La struttura di Epatologia a Sassari registra numeri preoccupanti sull’epatocarcinoma, il più frequente tumore primitivo del fegato, il sesto per incidenza.

I casi di epatocarcinoma sono in aumento, nonostante i progressi della ricerca medica, e rappresentano la seconda causa di morte per neoplasia in tutto il mondo.

La maggior parte di questi tumori primitivi sono riconducibili a fattori quali l’infezione dai virus dell’epatite C e B, le steatoepatiti e le malattie autoimmuni epatiche. Da gennaio 2023 il reparto diretto dal direttore della Epatologia dell’Aou di Sassari, Giuliano Alagna, che dal 18 ottobre da servizio ambulatoriale è diventata struttura semplice dipartimentale con 6 posti letto previsti dall’Atto aziendale, ha effettuato oltre 2300 visite, ha preso in carico 1060 pazienti con un’età media di 55 anni. Di questi circa 200 presentavano una steatoepatite non alcolica, conosciuta come Nafld/Nash o “fegato grasso”, quindi 150 epatiti virali B e C, altri 150 circa epatiti alcoliche, 120 con epatopatie autoimmuni ed altri ancora affetti da cirrosi epatica o tumori primitivi del fegato.

«I numeri sono alti – afferma Alagna – e, malgrado la capacità di cura raggiunta negli ultimi anni, nel nostro ambulatorio vediamo circa 400 nuovi pazienti l’anno con gravi patologie al fegato di varia eziologia. L’epatopatie restano pertanto una problematica importante dal punto di vista della morbilità e della mortalità».

«Se per la prevenzione dell’epatite B esiste un vaccino – puntualizza Giuliano Alagna – per la C non abbiamo a disposizione questa opzione, ecco perché diventa fondamentale lo screening e l’eradicazione». I medici e gli infermieri dell’Epatologia sono stati impegnati anche con Emergency, proprio in screening mirati su particolari fasce di popolazione.

«Alcune forme di epatite sono legate a particolari stili di vita – ricorda lo specialista – e possono evolvere verso fibrosi, cirrosi e, appunto, tumori primitivi del fegato». Il lavoro si svolge in stretta sinergia con altre strutture aziendali. La struttura di Epatologia, inoltre, partecipa al registro nazionale per la colangite biliare primitiva e per l’epatite autoimmune.

«Quest’ultima – spiega Alagna – nella nostra isola ha una prevalenza più alta rispetto alle altre regioni italiane, in ragione di una predisposizione genetica della popolazione sarda allo sviluppo di patologie inerenti il sistema immunitario». La struttura è, inoltre, centro di riferimento per le malattie rare del fegato, come la malattia di Wilson e la malattia di Gaucher. 

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