Tumori di testa-collo, l’Aou Sassari vara una nuova strategia
Il professor Francesco Bussu illustra il piano per fronteggiare un tipo di cancro che su base regionale ha l’incidenza più alta nel nord SardegnaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Pdta, o su come affrontare i tumori dell’area testa-collo. Il Percorso diagnostico terapeutico assistenziale viene messo nero su bianco dall’Aou Sassari e trova compiuta formalizzazione, per la prima volta in Sardegna, nel tumor board. «Si tratta di un team multidisciplinare - spiega il professor Francesco Bussu, direttore dell’Otorinolaringoiatria - che si incontra da remoto il giovedì di ogni settimana e fa avere al paziente il miglior trattamento possibile».
All’insegna quindi della collegialità tra professionisti- dalla Chirurgia maxillo-facciale a Scienze radiologiche all’Oncologia- mutuando un modello trapiantato dall’estero. «L’ho portato dagli Stati Uniti, dove ho studiato, e poi applicato al Gemelli di Roma in cui ho lavorato dal 2004 al 2017». E infine Sassari che si trova così a divenire una delle eccellenze italiche di un campo, quello delle masse neoplastiche cervicali, quanto mai vasto. «Nei tumori testa-collo - elenca Bussu - vengono incluse tutte le neoplasie maligne epiteliali che insorgono dalla base cranica fino al giugulo». Vanno aggiunti poi i carcinomi della bocca, dell’orofaringe, del naso e delle ghiandole salivari oltre che quelli ematologici. «E i carcinomi della laringe e delle corde vocali che, in particolare nel Nord-Sardegna, sono i più comuni».
Dovuti spesso alle piaghe combinate di alcol e tabagismo, oltre a una certa indolenza nell’accedere alle cure. «Ricordo un paziente che arrivò con un tumore in fase avanzata. Gli dovemmo fare una tracheotomia per farlo respirare». Questa tardività preoccupa i medici anche perché in questi casi, come sintetizza Bussu, «è di fatto una partita con la morte». Che i tumor board provano a vincere tramite una strategia comune mirata, antitetica al procedere a tentoni. «Bisogna aver chiaro cosa fare quando si apre il collo, altrimenti è una condanna». Spesso del nervo facciale che, se lesionato, costringe la persona a una vita compromessa.
Ed ecco il punto di forza della “Lump Clinic”, e del Pdta, che con un insieme di procedure diagnostiche, tra cui quelle eco-guidate e ago-aspirate, insieme agli anatomopatologi, fanno un prelievo della massa, così che dal suo studio si possano gestire con oculatezza i successivi interventi. E va da sé che solo una pratica costante e professionale permette di affrontare la problematica. «Noi viaggiamo sui 350 casi l’anno, molti in particolare relativi alla laringe». La difficoltà sta spesso nell’interpretare i sintomi della potenziale patologia. «Il più frequente è il prolungato calo di voce, poi il mal di gola e la tumefazione sul collo. E il gonfiore che non regredisce con la terapia antibiotica e cortisonica sopra i 40 anni deve sempre far pensare al peggio».
L’iter del paziente di cui si sospetta la neoplasia comincia dal sottoporsi a una biopsia e, in seguito all’esame istologico, e in base ai risultati, si convoca il tumor board. «Che questo sistema funzioni è ormai di un’evidenza assoluta scientifica. Nell’oncologia testa-collo vince la gestione multidisciplinare».