Il termine tecnico per definire le tonsille è “linfoghiandola”: si tratta infatti di un organo avente una funzione antinfettiva e immunitaria. Le tonsille hanno il compito di proteggere l’organismo da quei patogeni che possono farsi strada negli orifizi della cavità orale e nasale: una funzione centrale in particolar modo quando il sistema immunitario non è ancora sviluppato, ed è il caso dei bambini nei primi 12-24 mesi di vita.

Le tonsille a livello anatomico

Le tonsille sono parte integrante di quello che viene chiamato “anello di Waldeyer”, una struttura che include anche le tonsille palatine, la tonsilla linguale e le adenoidi. Sono ghiandole che entrano in contatto con virus e batteri e rappresentano così il primo ostacolo trovato da questi agenti. Soprattutto nei bambini, dunque, le tonsille si infiammano spesso, obbligando l’organismo all’attivazione di anticorpi in grado di neutralizzare batteri e virus. Alla luce della loro posizione, le tonsille palatine sono le uniche visibili. La tonsilla faringea si trova al livello della rinofaringe e si sviluppa progressivamente fino al settimo-ottavo anno di età, momento in cui inizia ad atrofizzarsi in modo naturale e, in alcuni casi, addirittura a scomparire in età adulta. La tonsilla linguale si trova alla base della lingua. Anche questa subisce un processo di involuzione nel tempo, anche se soltanto a partire dai 14 anni di età. Intorno ai 20 anni, la riduzione è completa e ne rimangono solo alcuni piccoli follicoli.

La sintomatologia

Il sintomo tipico dell’infiammazione delle tonsille, nota come tonsillite, è il dolore alla gola, l’ingrandimento proprio delle tonsille stesse, spesso ricoperte da placche biancastre, ma anche l’ingrossamento dei linfonodi del collo e una febbre generalmente molto alta, che può raggiungere i 39 o i 40 gradi. Si possono riscontrare anche una difficoltà di deglutizione e un’infiammazione delle adenoidi, nonché dolore all’orecchio, una respirazione faticosa specialmente durante il riposo notturno e una difficoltà di concentrazione. Meno frequente, ma comunque legato alla tonsillite, è il sintomo dell’alitosi.

Le cause

I virus che più spesso sono causa dell’infiammazione sono l’adenovirus e il rhinovirus, mentre a livello batterico la famiglia dello Streptococco è quella più diffusa. La tonsillite virale solitamente provoca un forte dolore a livello di orofaringe, ma la sintomatologia tende ad affievolirsi in fretta e a sparire entro le 72 ore. In caso di persistenza oltre i tre giorni, l’infezione potrebbe essere di natura batterica. Più difficilmente la tonsillite può essere provocata dal virus Epstein Barr oppure associata a immunodeficienza.

La diagnosi

La diagnosi di tonsillite non è particolarmente complessa: nella maggioranza dei casi è sufficiente una valutazione clinica da parte del medico di base o di un otorinolaringoiatra. L’ispezione delle vie aereo-digestive superiori e il controllo di una possibile presenza di linfonodi ingrossati a livello laterocervicale è sufficiente per giungere alla diagnosi. Meno di frequente si procede con il tampone faringeo.

I consigli

Quando si è affetti da tonsillite è consigliato non assumere bevande o alimenti troppo caldi, che potrebbero provocare un aumento dell’infiammazione locale. Nei casi in cui l’ingrossamento delle tonsille è ricorrente e causa gravi limitazioni respiratorie (tra cui le apnee notturne, particolarmente pericolose per i più piccoli) o infezioni resistenti al trattamento farmacologico, a quel punto si prende generalmente in considerazione la possibilità di asportare queste ghiandole. L’ipertrofia tonsillare, e la relativa infiammazione delle tonsille, è una condizione patologica frequente soprattutto nei bambini di età compresa tra i 2 e i 6 anni. Tra le cause scatenanti dell’aumento del volume delle tonsille non vanno sottovalutate le basse temperature: nel periodo invernale è più frequente subire degli sbalzi termici e le temperature più rigide tendono a indebolire le difese immunitarie.

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Tonsillite, interpretare i sintomi è fondamentale: le placche non sempre sono indice di un’infezione

La gestione della tonsillite da parte dei genitori non è sempre semplicissima: è facile allarmarsi quando si vedono delle placche in gola, ma non sempre questo rivestimento bianco-giallastro è necessariamente indice di un’infezione in corso, anche se chiaramente è altamente probabile che lo sia. La placca, da sola, non può dunque giustificare la somministrazione di un antibiotico se prima non c’è stata una visita da parte del medico. Nel caso di una tonsillite di natura virale, infatti, somministrare un antibiotico non solo è inutile, ma rischia di diventare controproducente per il bambino.

Le complicazioni

Esistono alcuni parametri da tenere in considerazione per contattare il proprio medico di famiglia: il mal di gola si protrae da più di 48 ore, la febbre supera i 39 gradi, il dolore è tale da impedire la deglutizione, il mal di gola è accompagnato da dolori addominali e si riscontra un generale senso di debolezza. Le complicazioni della tonsillite sono rare e si verificano solamente in caso di infezione batterica: in quelle situazioni, infatti, l’infezione può diffondersi a un’altra parte del corpo. Se non curate, le tonsille infiammate possono gonfiarsi fino a bloccare la normale respirazione e provocando apnee notturne. Inoltre, il pus si può raccogliere tra la tonsilla e i tessuti che la circondano, generando un ascesso che può diffondersi, nei casi peggiori, fino al flusso sanguigno, oppure nel collo o nel petto.

In caso di infezione batterica, certificata dal medico, si inizia una terapia a base di antibiotici, che richiede solitamente un’assunzione del farmaco di almeno dieci giorni. In queste situazioni è necessario rispettare tassativamente le indicazioni fornite dallo specialista: è normale, infatti, notare un miglioramento delle condizioni di salute dopo i primi due o tre giorni.

L’intervento

Ma quando il medico ritiene opportuna la rimozione chirurgica delle tonsille? Innanzitutto, il ricorso a questo tipo di intervento è molto raro tra gli adulti e invece decisamente più frequente nei bambini. I parametri valutati dagli specialisti per decidere di ricorrere a questo tipo di intervento sono abitualmente tre: il bambino ha avuto sette o più infezioni gravi della gola nel giro di un anno; ne ha avute più di cinque all’anno in un arco temporale di 24 mesi; ha avuto almeno tre infezioni gravi all’anno in un periodo triennale. Solitamente è un’operazione che viene eseguita in day hospital e per una completa guarigione è richiesta almeno una settimana di convalescenza. La tonsillectomia viene consigliata anche nei casi in cui le tonsille gonfie impediscono la corretta respirazione. Negli ultimi anni però c’è stata una netta inversione di tendenza e la scelta di conservare tonsille (e adenoidi) è la strada maggiormente battuta da parte dei medici.

I calcoli tonsillari

Talvolta le placche sulle tonsille sono in realtà i cosiddetti calcoli tonsillari, aggregati di materiale calcifico che sono composti da residui di cibo e muco. Quando i tonsilloliti (l’altro termine usato per i calcoli tonsillari) sono molto piccoli non provocano alcun fastidio né sintomi nei pazienti. I fastidi crescono con l’aumentare delle dimensioni: l’alitosi, per esempio, pur essendo un sintomo che non crea dolore, ha delle ripercussioni sulla socialità creando disagio e imbarazzo.

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Tonsillite, alcuni accorgimenti possono aiutare: la forma virale può essere affrontata senza eccedere con i farmaci

Se la tonsillite è batterica, la somministrazione dell’antibiotico è fondamentale per combattere la malattia. Quando invece l’infezione è di natura virale, gli antibiotici sono inutili. In quei casi, si deve lasciare che il virus faccia il suo corso, generalmente in maniera molto rapida (3-4 giorni è il decorso medio), e l’unica cosa possibile è alleviare i sintomi, dalla febbre (generalmente trattata con il paracetamolo) ai dolori (in questi casi è consigliato l’ibuprofene). Il sintomo più fastidioso per i bambini è certamente il mal di gola, ma esistono alcuni accorgimenti che possono essere presi per ridurre il fastidio.

I consigli “casalinghi”

Innanzitutto è sconsigliato assumere cibi o liquidi eccessivamente caldi, che potrebbero peggiorare l’infiammazione. Si consiglia fortemente, invece, l’assunzione di liquidi tiepidi, come un brodo, una minestra o del the. Il miele e il limone hanno un effetto di protezione e idratazione della gola: si possono mescolare in un bicchiere d’acqua calda, da far raffreddare a temperatura ambiente. Il limone riesce anche a far diminuire il catarro. Non bisogna dare il miele ai bambini la cui età è inferiore a un anno. Può essere molto utile, inutile, umidificare l’ambiente in cui dorme il bambino: grazie all’aria più umida, la gola si irrita di meno e dormire diventa più semplice. L’acqua nell’umidificatore deve essere cambiata almeno una volta al giorno per evitare lo sviluppo di muffe e batteri. Un altro consiglio, anche se difficile da far comprendere soprattutto ai bambini più piccoli, riguarda la voce: cercare di parlare in meno possibile aiuta a evitare un’irritazione ulteriore della gola che, in presenza della tonsillite, può provocare anche l’insorgere della laringite.

Agli adulti è invece fortemente sconsigliato il fumo: irrita notevolmente la gola anche quando questa è già infiammata e peggiora la situazione.

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