Tagli e contratti inadeguati, in piazza la sanità privata sarda
Giovedì a Cagliari la manifestazione sotto il Consiglio regionale di via RomaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dopo anni di tagli e sacrifici i 1.500 lavoratori della sanità privata della Sardegna (4.000 con l'indotto) dicono basta e scendono in piazza: chiedono a gran voce il rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2007 per la parte economica e nel 2005 per quella normativa. L'appuntamento, organizzato dalle segreterie territoriali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl di Cagliari, è per giovedì 9 maggio alle 11 sotto il Consiglio regionale di via Roma per un'assemblea pubblica che coinvolge le nove case di cura convenzionate con la Regione.
La protesta
"È una vergogna", tuona Guido Sarritzu, della Uil-Fpl, "questi lavoratori aspettano il rinnovo del contratto da 12 anni e la Sardegna è una delle poche regioni a non aver ancora corrisposto gli arretrati contrattuali, nell'indifferenza delle istituzioni più volte chiamate a intervenire. Per questo motivo", aggiunge il sindacalista, "i lavoratori sardi partecipano a una giornata di mobilitazione che si svolge a livello nazionale".
Il tavolo
La trattativa tra sindacati e Aiop (l'Associazione italiana ospedalità privata) va avanti da 18 mesi, ma finora non si è registrato alcun passo avanti. "Gli imprenditori di Aiop dicono che per il rinnovo non sono disposti a mettere un euro", spiega Nicola Cabras, Fp-Cgil Cagliari. In Sardegna, se possibile, le cose vanno anche peggio rispetto al resto del Paese: il clima che si respira è di totale incertezza - dicono i sindacati - ed è segnato dai tagli ai finanziamenti (7 milioni di euro dal 2012 a oggi), dalla scadenza annuale delle convenzioni, e da una "sconclusionata riforma della rete ospedaliera", dice Sarritzu, anche gli imprenditori fanno fatica. "I lavoratori, che incidono sulla spesa sanitaria per circa il 3% del bilancio regionale ed erogano il 15% di tutte le prestazioni sanitarie chiedono solo il riconoscimento dei loro diritti", permessi retribuiti, orario di lavoro, formazione professionale, stipendi adeguati, spiega ancora il responsabile della funzione pubblica della Uil. "Il riordino della rete ospedaliera ha inciso negativamente anche sui livelli occupazionali del settore privato, causando la perdita di decine di posti di lavoro a seguito della chiusura dei punti nascita nelle due case di cura cagliaritane, Villa Elena e Sant'Anna", aggiunge.
Il comparto
Il mancato rinnovo del contratto nazionale, negato da 12 anni, sta costando ad ogni singolo lavoratore del comparto la perdita di almeno un centinaio di euro lordi al mese rispetto ai colleghi della sanità pubblica per i quali il contratto è stato rinnovato all'inizio dello scorso anno dopo 9 anni di blocco. "È una vera ingiustizia perché in questo modo sembra che gli operatori della sanità privata siano considerati lavoratori di serie B", afferma Sarritzu. Eppure, proprio come i colleghi del pubblico, anche loro svolgono doppi e, quando serve, tripli turni, possono lavorare durante i festivi e durante la notte. "Un paradosso, perché la tutela della salute è affidata anche a questi professionisti ai quali, però, si negano le tutele", aggiunge. "A queste lavoratrici e lavoratori va riconosciuta grande abnegazione, professionalità e spirito di sacrificio, considerate le condizioni contrattuali e lavorative alle quali sono sottoposti da una classe imprenditoriale poco avvezza al confronto con le parti sociali", dice Alessandro Floris, Cisl-Fp.
Le richieste
Per questo motivo, auspicando l'avvio di una nuova stagione di confronto che veda il rinnovo contrattuale per la sanità privata, il pagamento degli arretrati, e migliori condizioni di lavoro, "siamo sempre più convinti che in futuro si debba arrivare a un contratto unico della Sanità, pubblico-privata", conclude Nicola Cabras della Fp-Cgil.
Mauro Madeddu