«In periodi come questo, di elevate temperature e umidità, il rischio maggiore, soprattutto per bambini e anziani, è la disidratazione, che può portare a importanti cali di pressione e collassi. È indispensabile compensare le perdite di acqua e sali minerali, abbondare nella dieta con frutta e verdura, bere di più, anche quando, come spesso succede agli anziani, non si sente lo stimolo della sete, e bere acqua, succhi di frutta, bevande addizionate di sali minerali come quelle usate dagli sportivi. Il “non bevo perché altrimenti sudo” non ha senso: devo bere per recuperare i liquidi che perdo con il sudore».

Sono alcuni consigli del professor Emilio Vallebona, direttore della Medicina generale del Duilio Casula, ospite dell’ultima puntata stagionale di “15 minuti con…”, il talk di approfondimento sulla salute dell’Aou di Cagliari condotto dal giornalista Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e relazioni esterne.

«L’esposizione alle elevate temperature va limitata, evitando di uscire e di praticare attività sportive nelle ore più calde», spiega il professore: «Bisogna ritagliarsi spazi per lo sport in orari con la temperatura più confortevole, mai tra le 10 e le 17. Infine, attenzione agli sbalzi di temperatura: se si esce da un negozio con i condizionatori al massimo si rischia di dover sopportare uno sbalzo improvviso tra interno ed esterno di almeno dieci gradi. Il nostro corpo non fa in tempo ad adattarsi al ritorno alla temperatura esterna, con calo di pressione e rischio di collasso. Per lo stesso motivo, anche a casa il condizionatore non deve essere regolato a temperature troppo basse».

«Riguardo la pelle», interviene, a sua volta, la dottoressa Cristina Mugheddu, dermatologa del San Giovanni di Dio, «la radiazione solare ha una duplice attività, regala la tanto desiderata abbronzatura ma allo stesso tempo, in caso di esposizione eccessiva senza adeguata protezione, può causare danni immediati come l'eritema solare e la riattivazione di virus erpetico o ritardati come macchie, fotoinvecchiamento e la comparsa di tumori cutanei. L’esposizione solare è sicura utilizzando le creme solari, da applicare ogni due ore facendo a meno di esporsi dalle 10 alle 16, quando i raggi solari sono più pericolosi. Un luogo comune è che debba proteggersi solo chi va al mare: in realtà l’esposizione solare è intensa durante tutti gli sport all’aperto, in montagna, mentre si fa giardinaggio o una bella camminata. Le radiazioni ultraviolette passano attraverso i vetri, i tessuti e le nuvole, sono riflesse dall’acqua e dalla sabbia, per quanto in misura minore che con l’esposizione diretta. I bambini al di sotto dei tre anni, le donne in gravidanza, i pazienti con precedente storia di tumori cutanei o che assumono farmaci che aumentano la sensibilità alla luce, dovrebbero prestare maggiore attenzione ed evitare l’esposizione solare. Indispensabile una visita dermatologica prima della stagione estiva per valutare eventuali rischi».

Luca Mirarchi

***

Ictus, i segnali da non trascurare. Il tempo è decisivo

Perdita di forza di un braccio, di una mano, di una gamba o di un piede. Assenza di sensibilità e formicolii inspiegabili, soprattutto se interessano solo un lato del corpo. Calo improvviso della vista, con visione annebbiata, soprattutto se interessa solamente una metà del campo visivo. Difficoltà a parlare normalmente, perché non trovate le parole o vi dicono che non riuscite a parlare bene. Perdita dell’equilibrio, difficoltà a muovere normalmente braccia e gambe e assoluta mancanza di coordinazione. Questo rapido elenco è solo una parte dei tanti fattori che debbono imporci di chiamare immediatamente i soccorsi, perché potrebbe trattarsi di un ictus cerebrale. Questa patologia infatti è tempo-dipendente. E bisogna fare presto. Prima si arriva con le cure, che vanno studiate caso per caso anche in base all’origine della lesione, più spesso legata ad ischemia ma in qualche caso anche ad emorragia cerebrale, maggiori sono le possibilità di superare senza problemi permanenti l’attacco. Proprio sul fronte delle cure, in caso di ischemia con un coagulo che inibisce il normale flusso di sangue verso il cervello, a volte si può anche pensare di “sturare” il vaso, esattamente come si fa con una bottiglia di buon vino. In questo caso, però, ad essere portato fuori è il trombo. La tecnica si chiama trombectomia intracranica e si è dimostrata, se correttamente effettuata, di in grado di ridurre la disabilità residua dopo un ictus. Questo sistema libera i vasi ostruiti attraverso una procedura percutanea, ed è oggi una possibile valida alternativa alla trombolisi con farmaci (in questo caso si punta a sciogliere il trombo) anche perché ha una finestra di intervento più lunga, in pazienti adeguatamente selezionati con studio di perfusione, contro le 4,5-9 ore al massimo della trombolisi endovenosa. Una differenza di tempo fondamentale per i pazienti.

Federico Mereta

© Riproduzione riservata