Un insieme di fattori che, quando si verificano simultaneamente, possono favorire la comparsa di patologie serie, come diabete, malattie cardiovascolari e steatosi epatica: così si potrebbe definire la sindrome metabolica, una condizione clinica che riguarda quasi la metà degli adulti tra i 50 e i 60 anni.

I valori del girovita

La sindrome metabolica viene diagnosticata nel momento in cui si verificano contestualmente cinque fattori diversi.

Il primo riguarda la misura del girovita. Negli uomini la circonferenza della vita non dovrebbe essere maggiore di 102 centimetri, nella donna non bisogna superare gli 88 centimetri. Questi valori identificano una situazione in cui la quantità di grasso addominale è molto elevata e la situazione della persona già compromessa.

In realtà, la condizione di allarme dovrebbe scattare ben prima, ovvero quando la circonferenza della vita è superiore agli 80 centimetri nella donna e ai 94 nell’uomo. A questo proposito è importante fare una precisazione: per effettuare una misurazione corretta è necessario posizionare il metro da sarta intorno alla pancia in un punto collocato circa a metà tra il margine inferiore delle costole e quello superiore dell’osso iliaco. È necessario inoltre che il nastro sia parallelo al pavimento e che sia aderente al corpo, ma senza stringere troppo.

Glicemia a digiuno

Il secondo parametro da considerare per diagnosticare la sindrome metabolica è il valore della glicemia a digiuno superiore a 100 milligrammi per decilitro. Questo dato rappresenta infatti una condizione di rischio che deve essere oggetto di monitoraggio.

Pressione arteriosa

Il terzo parametro da valutare attentamente è la pressione arteriosa alta, oltre  gli 80 millimetri di mercurio per la minima e più di 130 per la massima.

L’ipertensione è una condizione caratterizzata dall’elevata pressione del sangue nelle arterie che interessa circa il 30% della popolazione adulta di entrambi i sessi. Si tratta di una problematica che aumenta la probabilità che si verifichino altre malattie cardiovascolari e che quindi va individuata e curata per tempo evitando così i danni che può provocare.

Colesterolo HDL

Contribuisce a definire la sindrome metabolica anche un quantitativo troppo basso di colesterolo Hdl (High density lipoproteins) “buono”: si parla infatti di valori inferiori a 40 milligrammi per decilitro nell’uomo e meno di 50 nella donna. Le lipoproteine hanno un ruolo importante nell’organismo e svolgono la preziosa funzione di trasportare il colesterolo dalle periferie verso gli organi che lo utilizzano o lo eliminano.

Trigliceridi alti

Bisogna infine prestare attenzione ai trigliceridi, il cui valore non dovrebbe essere superiore a 150 milligrammi per decilitro. Numeri alti sono associati ad un aumento del rischio cardiovascolare.

Nel momento in cui sono presenti soltanto tre fra questi cinque parametri, frequenti quando si superano i cinquant’anni, si parla di alterazione metabolica.

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