Il raffreddore è una delle malattie più diffuse a livello mondiale, comune soprattutto durante il periodo più freddo dell’anno. I sintomi sono noti: congestione nasale, gola irritata, mal di testa. Eppure non tutti sanno quali sono i responsabili di questo fastidioso disturbo.

Eziologia e sintomatologia

I ceppi virali alla base del problema sono all’incirca 200: oltre la metà sono da ricondurre ai cosiddetti Rhinovirus, attivi in particolare in autunno e in primavera. Attenzione poi ai Coronavirus, più frequenti nei mesi invernali. La spiegazione più comune in merito alla diffusione è legata alle temperature: con il clima rigido si tende a stare a lungo nei luoghi chiusi, andando così ad agevolare la trasmissione degli agenti patogeni. I Rhinovirus, oltre ad essere di piccolissime dimensioni, sono molto numerosi e si differenziano tra di loro per le proteine di superficie. A causa delle loro caratteristiche, per l’organismo è complesso organizzare un sistema di difesa in grado di resistere nel tempo.

Il raffreddore necessita di circa 48 ore di incubazione prima di generare i sintomi. Il sistema immunitario reagisce e dà il via ai problemi tipici: tosse, mal di gola, starnuti, naso che cola e spossatezza. La durata media dei sintomi è generalmente di una settimana, con casi che si esauriscono in cinque giorni, anche se talvolta i disturbi possono farsi sentire per una decina di giorni in tutto.

Le tempistiche

I sintomi precoci in genere terminano nell’arco di 72 ore, ma per la ripresa completa serve più tempo. Il raffreddore scompare da solo, perché i farmaci disponibili riescono solamente a limitare gli effetti, senza contrastare il disturbo in sé, che deve necessariamente compiere il suo decorso. I bambini, a causa dell’assenza di difese specifiche, vengono colpiti in media dalle sei alle otto volte all’anno, mentre gli adulti tra le due e le quattro.

C’è chi ha deciso di estendere questa stima alla vita media di una persona: calcolando per ogni raffreddore provocato da Rhinovirus una durata di una settimana, si arriva a cinque anni di starnuti nel corso della propria esistenza.

Il contagio

I virus riescono a vivere a lungo anche al di fuori dell’organismo: è infatti provato che possono resistere fino a una settimana, contagiando così un grande numero di persone, anche se la carica virale tende a ridursi in maniera notevole dopo le prime 24 ore.

La trasmissione avviene tramite le goccioline presenti nell’aria o tramite il contatto con oggetti e secrezioni infette. Anche per questo motivo, le scuole dell’infanzia rappresentano uno scenario ideale per la diffusione: i bambini, caratterizzati da difese immunitarie più deboli rispetto agli adulti, condividono giocattoli e si ritrovano a stretto contatto in un ambiente chiuso, generando la situazione tipica del contagio di massa.

Il ruolo dei medicinali

Uno degli errori tipici di chi deve affrontare il raffreddore è l’assunzione eccessiva di farmaci. Trattare i sintomi consente sicuramente un decorso più sereno, ma di sicuro non agevola le tempistiche di guarigione. I medicinali non “uccidono” il virus e non impediscono l’emergere delle sindromi influenzali.

Spesso c’è anche chi ricorre in autonomia all’antibiotico, un’altra scelta totalmente sbagliata. Questo trattamento deve essere fatto solamente su prescrizione medica e in caso di complicazioni dovute a infezioni batteriche secondarie, dunque non legate al raffreddore in sé.

Quando il disturbo è cronico

Non sempre il disturbo arriva, fa il suo regolare decorso e scompare. Esistono infatti alcune patologie che possono provocare dei problemi di tipo cronico, con una congestione nasale che dura per diverse settimane, se non addirittura mesi. Si parla allora di raffreddore cronico, le cui cause possono essere molteplici: dalle riniti allergiche non trattate, alle adenoidi ingrossate nel caso dei bambini. In questi casi è fondamentale rivolgersi a un medico per individuare la causa che origina questa forma di raffreddore.

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La gestione dei sintomi e i dubbi legati al Covid: uno studio inglese rivela il nuovo ruolo del mal di gola

(foto Ansa)
(foto Ansa)
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Insieme a quella dei Rhinovirus, la grande famiglia dei Coronavirus è tra i principali responsabili del raffreddore. Non a caso, nel corso di questi anni spesso si è creata confusione tra il Covid-19 (causato dal Coronavirus Sars-CoV-2) e il classico malanno di stagione. Alla luce di una malattia che sta cambiando pelle nel corso dei mesi, con le varianti che si susseguono, è opportuno provare a mettere un po’ di ordine in merito ai sintomi. Una ricerca inglese dello Zoe Covid Sympton Study ha cercato di fotografare la manifestazione tipica del raffreddore in relazione a quelli che sono attualmente i campanelli d’allarme tipici di Omicron 5.

I disturbi

A quanto pare, soprattutto per i soggetti vaccinati, la febbre è un sintomo sempre meno frequente del Covid, proprio come accade per il raffreddore comune, che al massimo può provocare una lieve alterazione della temperatura. Anche la tosse persistente sembra essere diventata secondaria. “Curiosamente, abbiamo notato che le persone  vaccinate e poi risultate positive al Covid-19 hanno maggiori probabilità di indicare gli starnuti come sintomo rispetto a quelle non vaccinate. Pertanto, se sei vaccinato e inizi a starnutire senza spiegazione, dovresti fare un tampone, soprattutto se vivi o lavori con persone che sono maggiormente a rischio di contrarre la malattia”, raccontano i ricercatori, attivi nel Regno Unito.

Rischio sottovalutazione

Tim Spector, epidemiologo del King’s College di Londra, ha spiegato invece che il mal di gola sta diventando il sintomo di riferimento del Covid-19. Essendo però uno dei disturbi più comuni anche per il raffreddore, il rischio di sottovalutazione diventa enorme.

“Al momento, il Covid inizia in due terzi delle persone con il mal di gola. La febbre e la perdita dell’olfatto sono davvero rare in questo momento, così tante persone anziane potrebbero pensare di non avere il Covid”, ha dichiarato Spector commentando lo studio condotto in questi mesi. Secondo i dati pubblicati, i quattro sintomi più comuni nei soggetti vaccinati sono naso che cola, mal di testa, starnuti e mal di gola. Nei soggetti non vaccinati, invece, il mal di testa è il sintomo dominante, seguito da mal di gola, naso che cola e febbre.

Gli accorgimenti

Mantenere un’efficace routine igienica consente di ridurre al minimo i rischi di contrarre sia il raffreddore sia il Covid. Tutte le regole che abbiamo imparato nel corso di questi anni non devono essere abbandonate, pensando che il pericolo sia scomparso: lavarsi frequentemente le mani può aiutare a non essere “colpiti”. Inoltre si consiglia di starnutire sempre (o tossire) nei fazzoletti, che devono essere subito gettati dopo l’utilizzo. Chi presenta i sintomi, se possibile, dovrebbe evitare di dormire con persone che non li hanno, mentre una corretta pulizia degli oggetti e delle superfici condivise può aiutare a ridurre la diffusione del virus del raffreddore comune.  Ovviamente, chi ha i sintomi dovrebbe evitare di recarsi nei luoghi affollati, come ad esempio nelle aule di scuola oppure sul posto di lavoro: il rischio di infettare altri soggetti è infatti elevatissimo.

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Telemedicina, uno strumento sempre più decisivo

Telemedicina (foto Ansa)
Telemedicina (foto Ansa)
Telemedicina (foto Ansa)


La pandemia ha lasciato segni importanti non solo nella memoria degli italiani, ma anche nella loro quotidianità. L’arrivo del Covid, ad esempio, ha portato molti a rivedere la propria percezione del sistema sanitario e le proprie abitudini sociali.

Di sicuro si è cementato il rapporto tra i pazienti e il medico curante, pur con tutti i limiti e le differenze territoriali. E una delle possibili rivoluzioni, in merito alla gestione dei sintomi del raffreddore e del Covid, è quella che riguarda la telemedicina, ovvero l’insieme delle tecniche informatiche che permettono la cura delle persone a distanza.

L’opinione

Marco Terraneo, professore di sociologia alla Bicocca di Milano e ricercatore nell’ambito della sociologia della salute, non ha dubbi: “Da una parte servono risorse, dall’altra la popolazione deve sapere come funziona la telemedicina. Per motivazioni cognitive, tecnologiche e anagrafiche, non tutti potranno avere accesso a questi strumenti.

Serve un accompagnamento, in particolare, per gli anziani, che possono beneficiare del monitoraggio costante dei propri parametri o di consulti medici da remoto, solo per fare un paio di esempi”. Sullo sfondo rimane la relazione tra i cittadini e le istituzioni sanitarie: “Il rapporto col medico curante resta buono e c’è fiducia. Anche servizi come il pronto soccorso vengono considerati soddisfacenti malgrado i tempi di attesa. Proprio le tempistiche, però, finiscono per incidere molto nella scelta tra strutture pubbliche e private: specie quando si tratta delle liste d’attesa per visite e operazioni”.

L’evoluzione della sanità, influenzata dal Covid ma non solo, è dunque un tema attuale: non a caso è stato al centro dell’evento “Pandemia, strategia farmaceutica e transizione ecologica”, tenutosi  martedì 25 ottobre, a Roma e organizzato dalla redazione di Eunews e Gea.

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