Non tutte le disabilità sono visibili, ma non per questo sono meno invalidanti. Ci sono malattie che non mostrano i loro segni all'esterno ma che hanno sintomi e conseguenze pesantissime sulla qualità della vita delle persone colpite. Anche perché molto spesso esordiscono in giovane età. Ecco le malattie infiammatorie croniche dell'intestino (Malattia di Crohn e Colite ulcerosa), patologie in crescita anche in Sardegna (circa 4500 i sardi colpiti). «Si stima che il 20% di nuove diagnosi si registrino già in età pediatrica», (sotto i 16 anni), afferma il dottor Giammarco Mocci, dirigente medico della Struttura Complessa di Gastroenterologia dell’ospedale Arnas-Brotzu di Cagliari. La loro origine è nell’intestino, ma possono ripercuotersi anche su articolazioni, occhi, pelle, fegato. Non si conoscono ancora perfettamente le cause ma incidono anche una predisposizione genetica e soprattutto un substrato ambientale legato allo stile di vita. Per fare il punto sui progressi medico-scientifici, i costi sociali, le nuove sfide nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche dell'intestino (Mici) qualche settimane fa si è svolto ad Alghero (quasi in concomitanza con la giornata mondiale, il 19 maggio) un congresso dal titolo “Le nuove sfide nella gestione delle mici dall’età pediatrica all’adulto”.

I sintomi

I primi sintomi sono dolore addominale, diarrea a volte con sangue, anemia, facilità ad affaticarsi, ma si riscontrano anche manifestazioni extra intestinali che precedono quelle intestinali. In età pediatrica, uno dei primi sintomi è il ritardo di crescita. Certo, non bisogna allarmarsi solo per un mal di pancia o una diarrea, ma se persistono per giorni e settimane, occorre rivolgersi subito allo specialista. Spesso la diagnosi non è immediata, anche perché i sintomi talvolta possono essere scambiati per colon irritabile, una condizione molto diffusa tra i più giovani, in grado di provocare fastidi intestinali, ma senza una causa organica sottostante. «Riconoscere una mici il prima possibile è importante perché eventuali ritardi aumentano il rischio di complicanze, peggiorando la qualità di vita delle persone che ne sono affette. E, inoltre, tutte le terapie a disposizione funzionano meglio se iniziate in una fase precoce di malattia», spiega ancora il dottor Mocci.

Le terapie (monoclonali)

La parola chiave degli ultimi anni è “personalizzazione” delle terapie. «Le terapie vanno scelte sulla base delle caratteristiche del paziente e della sua patologia», spiega il dottor Mocci. E poi aggiunge: «Nelle forme lievi si ricorre ai farmaci più sicuri, con meno effetti collaterali come la mesalazina, mentre nelle forme più aggressive si usano farmaci che agiscono sul sistema immunitario: immunosoppressori, terapie biologiche, e le cosidette small molecules, la nuova frontiera di questi ultimi anni, farmaci da assumere per via orale», questa la novità assoluta, «che oggi sono indicati nei pazienti colpiti da colite ulcerosa ma nei prossimi anni potranno essere utilizzati anche per il trattamento della malattia di Crohn», sottolinea. Nell'approccio personalizzato delle terapie contro le mici non va dimenticata la chirurgia che ancora oggi in alcuni casi rappresenta la scelta più vantaggiosa e più sicura per i pazienti. «Qui, la novità, è rappresentata da una chirurgia sempre meno invasiva grazie alla robotica e a un approccio laparoscopico», spiega l’esperto.

Le nuove sfide

Personalizzazione delle cure, ma non solo. Ancor prima, la sfida per gli specialisti è rappresentata dalla creazione di percorsi finalizzati a far arrivare il prima possibile le persone colpite da una malattia infiammatoria cronica dell’intestino nei centri specializzati, dove la gestione di queste patologie è affidata a team multidisciplinari composti da diverse figure specialistiche, e dove, oltre alle terapie tradizionali, i pazienti possono accedere anche alle terapie più innovative e sperimentali.

Ma. Mad.

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