"Non essendoci un manuale esatto" l'elemento importante è "l'adozione sistematica di un nuovo galateo, che dobbiamo usare tutti. Il guaio è che una quota di persone diventano insofferenti, soffrono psicologicamente, hanno paura di questa malattia o preferiscono demonizzarla o non considerarla, anche perché preoccupati da aspetti economici. L'auspicio è che la maggior parte degli italiani riesca ad avere la forza per portare avanti questa maratona, che ci potrà permettere di convivere con il virus".

Sono le parole di Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli studi di Milano e direttore dell'Irccs Galeazzi di Milano, intervenuto alla trasmissione Agorà su Rai Tre.

"In 104 su 107 province ci sono focolai", ha ricordato citando i dati del monitoraggio settimanale. "I dati sono preoccupanti rispetto a una situazione che lasciata a sé può evidenziare un incremento molto più elevato nel breve periodo". Tuttavia, "i 5.000 casi giornalieri attuali sono diversi di quelli di fine marzo perché riuscivamo a individuare solo i casi gravi. Ma, come visto dalle indagini sierologiche, i valori reali dei contagiati erano 10 volte tanto, perché non si consideravano gli asintomatici", che pur se "trasmettono meno, sono determinanti nella prosecuzione della catena di contagio".

"La seconda ondata è storia delle precedenti pandemie - ha poi proseguito -. Quello sta succedendo oggi in Italia è una tendenza verso la seconda ondata. Ma oggi possiamo contare sulla possibilità di eseguire test a tappeto, perché questa la scommessa, anche se è chiaro che è difficile dal punto di vista organizzativo".

"La peculiarità - ha aggiunto - di questa malattia è difficile da far passare perché si tende a sminuirla in modo eccessivo. È una malattia a basso rischio specifico ma per la sua capacità diffusiva", "diventa rilevante". L'extra mortalità causata dal Covid "è oggettiva ed è stata pari al 30-40% in più rispetto alla mortalità attesa in quel periodo. È impossibile riconoscere su ogni singolo soggetto quanto il Covid sia stato determinante o meno" ma non bisogna dimenticare che in quel periodo "abbiamo avuto anche altri morti per malattie che non siamo riusciti a curare".

(Unioneonline/v.l.)
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