Con l’avanzare dell’età sono in molti a dover fare i conti con un inestetismo sgradevole, che coinvolge indistintamente uomini e donne e comporta ricadute pesanti sulla percezione corporea personale: l’insorgenza della fastidiosa “pancetta”, frequente anche in quei soggetti che normalmente hanno sempre vantato un ventre piatto.

Si tratta di una condizione comune in coloro che hanno superato il giro di boa dei cinquant’anni ed è caratterizzata dall’aumento di grasso addominale nella zona che circonda l’ombelico. Oltre ad essere esteticamente sgradevole, questa problematica può provocare danni importanti all’intero organismo: è infatti un campanello d’allarme per l’insorgenza di malattie e disturbi.

Adipe localizzato

Questa situazione riguarda in maniera più marcata le donne nel periodo che precede immediatamente la menopausa.

Gli accumuli di grasso si vanno a concentrare sulla pancia perché proprio qui si trovano le cellule adipose metabolicamente attive nel produrre gli estrogeni che con la fine dell’età fertile vengono a mancare.

L’aumentare di queste cellule induce anche un cambiamento nel metabolismo, andando a diminuire la capacità di sfruttare i grassi e di bruciare gli zuccheri. L’incremento dell’adipe nella zona addominale quando si superano gli “anta” non si verifica con la stessa portata in tutte le donne: l’aumento di peso tende infatti ad essere inferiore in chi è meno predisposto geneticamente ad accumulare chili, mentre si fa sentire in maniera più spiccata in chi si trova più spesso in disaccordo con la bilancia.

I rischi connessi

Ma che cosa fare dunque per rimediare a questa tendenza - non reversibile - che di solito peggiora con il passare degli anni? Affrontare questa problematica è il primo passo da compiere per evitare che le conseguenze divengano troppo difficili da gestire.

L’aumentare del girovita non va infatti preso sottogamba in quanto può diventare un importante fattore di rischio per patologie gravi, come ad esempio la sindrome metabolica, una condizione clinica molto diffusa che si contraddistingue spesso per un’elevata circonferenza della vita.

La presenza di grasso è responsabile inoltre della produzione di sostanze pro-infiammatorie e pro-tumorali e apre la strada alla comparsa dell’aterosclerosi, ossia l’indurimento e la perdita di elasticità delle pareti delle arterie. Trascurare la “pancetta” espone inoltre al rischio di incorrere in malattie osteoarticolari e cardiovascolari.

Alimenti sani

Cosa fare, quindi, per invertire la rotta? Anche in questo caso è importante cercare di costruire un nuovo equilibrio con il proprio organismo, portando in tavola gli alimenti più sani e incrementando l’attività fisica. Non serve cercare di raggiungere risultati troppo lontani dalla realtà: quello che conta è procedere per piccoli step, trattando il proprio corpo con gentilezza e procedendo in maniera graduale.

Gli esperti consigliano infatti di cominciare a perdere dal 5 al 10% del proprio peso corporeo. Per modificare con efficacia le proprie abitudini è fondamentale seguire un piano personalizzato redatto da un esperto: ogni persona ha infatti una sua storia pregressa ed eventuali terapie e suggerimenti devono essere “su misura”.

L’attività sportiva

Anche l’attività fisica non andrebbe improvvisata in autonomia: è importante infatti calibrare gli esercizi di ginnastica da eseguire alla propria età e allo stato di forma fisica generale, evitando di strafare e seguendo le indicazioni di uno specialista. Il personale medico a cui fare riferimento per cercare di intervenire sugli accumuli di adipe nella pancia comprende, per le donne, il ginecologo. Alle sue raccomandazioni vanno affiancate quelle di un endocrinologo specializzato in metabolismo e di un nutrizionista.

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