Dopo l’annuncio di Pfizer e BioNTech, che hanno confermato di aver presentato all'ente regolatorio Usa i dati dello studio di fase 2/3 sul vaccino anti-Covid nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, sono molti i genitori che si interrogano sull’opportunità, non appena verrà dato il via libera, di vaccinare i più piccoli.

Sotto la lente d’ingrandimento il rapporto rischio-beneficio, partendo da una premessa d’obbligo. “Vaccinare i bambini – precisa la pediatra Anna Maria Bottelli – non solo limita la circolazione del virus, con tutte le sue mutazioni, anche in questa fasce di età, ma evita nella fase acuta una seria complicanza infiammatoria multisistemica con interessamento di diversi organi e apparati. Non solo: il bambino è un soggetto in crescita e di per sé fragile e vulnerabile, e per questo va protetto”.

Una nota positiva: i bambini affetti da Covid-19, in una percentuale elevata, presentano una buona risoluzione del quadro clinico. “Tra i 5 e i 17 anni si guarisce in circa una settimana”, chiarisce la pediatra.

“Tuttavia – la precisazione – come riferito dalla prestigiosa rivista Lancet nello studio “Lancet Child and Adolescent Health”, il 4,4 % presenta sintomi anche oltre 4 settimane e l’1,8% oltre le 8 settimane. In circa 2 mesi il tutto può risolversi ma anche lasciare postumi”.

Da non sottovalutare i casi di “long Covid”, con manifestazioni che insorgono a distanza di 12 settimane circa dall’episodio acuto: “sintomi che vanno dallo stato astenico protratto (affaticamento per ogni azione quotidiana) al sonno disturbato (risvegli frequenti e crisi di panico), dalla cefalea più o meno inficiante la quotidianità alla difficoltà di concentrazione fino anche alla mancanza di olfatto. Ma anche addominalgie resistenti alle comuni terapie, dolori muscolari e articolari. Infine sono segnalati casi severi di competenza neuropsichiatrica”.
LO STUDIO – Nello studio riportato dalla rivista Lancet, i ricercatori del King's College di Londra hanno utilizzato i dati forniti da genitori tramite l'app UK Zoe Covid Study. Lo studio ha esaminato in particolare 1.734 bambini, di età compresa tra 5 e 17 anni, che hanno sviluppato sintomi e sono risultati positivi al Covid tra settembre 2020 e febbraio 2021 e che sono stati seguiti fino alla completa guarigione.
In media, i bambini più grandi, di età compresa tra 12 e 17 anni, impiegavano una settimana per riprendersi, mentre per i più piccoli la malattia è durata circa cinque giorni. Dei 1.734 under 17 esaminati, ad avere avuto sintomi durati fino a 28 giorni o oltre sono stati 77, pari al 4,4% ma questa percentuale variava dal oltre il 5% tra i più grandi, di età compresa tra 12 e 17 anni, al 3% dei più piccoli, tra 5 e 11 anni. Solo uno su 50 (l'1,8%) aveva sintomi oltre le 8 settimane. In genere i più frequenti disturbi segnalati sono stati mal di testa e stanchezza, in alcuni casi anche mancanza di olfatto.
“Se il Covid impatta quadri clinici già compromessi (patologia reumatica, deficit immunitari, gravi allergie, diabete, obesità, cardiopatie o comunque situazioni di cronicità) – l’avvertimento della pediatra – il rischio di un grave long covid è nettamente superiore”.

(Unioneonline/v.l.)

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