Un’infezione seria ma che può capitare a chiunque faccia uso di lenti a contatto. È la pericolosa cheratite da Acanthamoeba, una rara infezione della cornea  ovverosia dello strato trasparente davanti all’iride e alla pupilla dell’occhio.

Le persone maggiormente a rischio sono coloro che, indossando le lenti a contatto, vengono a contatto con l'acqua corrente.

L'Acanthamoeba è infatti un microrganismo infettante sconosciuto ai più, che colpisce circa un utilizzatore di lenti a contatto su 21.000. "La scarsa igiene nella pulizia delle lenti a contatto, compresa la mancata o non corretta sterilizzazione delle lenti hanno dimostrato di esser collegate a un aumento del rischio di infezione. Per questo è importante ribadire che non bisogna fare il bagno in piscina con le lenti a contatto e neppure utilizzarle quando si fa la doccia: un consiglio molto spesso disatteso", spiega Jelle Kleijn, Global Head of Acanthamoeba Keratitis di SIFI farmaceutica leader nell'oftalmologia, con sede a Catania.

Il maggiore fattore di rischio è, appunto, l'esposizione all'acqua, inclusa quella della rete idrica. Non vanno conservate, pertanto, le lenti in acqua di rubinetto, qualora sia finita la soluzione salina. Così come non vanno manipolate le lenti con le mani bagnate o non lavate: vanno sempre lavate e asciugate prima dell'utilizzo.

"La cheratite da Acanthamoeba, in larga parte può essere prevenuta, ma serve molta informazione tra i cittadini e molta sensibilizzazione tra i medici di famiglia, gli oculisti e gli optometristi, che sono spesso ignari dell'esistenza di questa malattia", prosegue l’esperto. “Sono proprio loro, infatti, che in caso di una sospetta infezione della cornea dovrebbero inviare, quanto prima, il paziente da uno specialista della cornea per una diagnosi appropriata".

I SINTOMI – A chi è colpito da questa forma di cheratite, in genere compare un’ulcera dolente sulla cornea. I sintomi includono arrossamento oculare, produzione eccessiva di lacrime, sensazione di presenza di un corpo estraneo e dolore quando gli occhi vengono esposti a una luce intensa. Anche la vista viene di solito danneggiata. La diagnosi avviene attraverso l’esame e la coltura di un campione prelevato dalla cornea.

IL TRATTAMENTO – Il trattamento avviene attraverso farmaci antimicrobici applicati sotto forma di collirio per un periodo variabile da 6 mesi a un anno. In casi rari, è necessario l’intervento chirurgico per riparare la cornea (cheratoplastica), di solito quando la diagnosi e il trattamento sono ritardati o in caso di inefficacia del trattamento farmacologico.

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata