Intestino: retto e colon a rischio tumore
L’anno scorso si sono registrati oltre 50mila nuovi casi, con un’incidenza maggiore tra gli uomini rispetto alle donnePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il 10% di tutti i casi di cancro diagnosticati nel mondo è riferito alla neoplasia del colon-retto. In Italia, secondo il Rapporto “I numeri del cancro in Italia 2023” curato dal ministero della Salute, questa patologia rappresenta la terza neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne. Il tumore è causato dalla proliferazione incontrollata delle cellule della mucosa che riveste l’ultima parte della parete intestinale. L’anno scorso - riferimento temporale più recente - si sono registrati 50.500 nuovi casi, con una maggiore incidenza tra gli uomini (26.800) rispetto alle donne (23.700), peraltro in crescita rispetto al 2022. Colpisce soprattutto gli over 50 ed è invece raro tra i bambini e i giovani adulti. Per quanto riguarda la mortalità correlata a questa forma tumorale, nel 2022 si sono verificati 24.200 decessi, di cui 13mila uomini e 11.200 donne; la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi (il famoso follow-up) è del 65% negli uomini e del 66% nelle donne.
L’anatomia
L’Airc, l’associazione italiana ricerca sul cancro, spiega che “il tumore del colon-retto è un cancro che si forma nei tessuti del colon (la parte più lunga dell’intestino crasso) o del retto (la parte dell’intestino crasso più vicina all’ano)”. Entrambi fanno parte dell’intestino, l’organo che assorbe le sostanze nutritive assunte con il cibo e che ha l’aspetto di un tubo cavo la cui lunghezza varia da persona a persona tra i 4 e i 10 metri (in media è lungo 7 metri).
L’intestino è suddiviso in due parti che hanno funzioni diverse: l’intestino tenue e l’intestino crasso. Il primo - indicato anche come piccolo intestino - si distingue a sua volta in duodeno, digiuno e ileo e ha la funzione di portare a termine la digestione iniziata in bocca e proseguita nello stomaco, cui è collegato tramite il duodeno. La funzione principale dell’intestino crasso ‒(o grosso intestino), invece, è di assorbire acqua per compattare le feci. Questo tratto intestinale è formato dal colon (suddiviso in colon destro o ascendente, con il cieco e l’appendice), dal colon trasverso, dal colon sinistro (o discendente) dal sigma e dal retto, e termina infine nel canale anale.
Come tutti i tumori, anche quello del colon-retto è una conseguenza della crescita incontrollata di cellule, in questo caso di quelle epiteliali della mucosa che riveste il dentro della parete interna dell’intestino.
I tumori riferiti a quest’organo nascono soprattutto nel colon e nel retto, mentre quelli del piccolo intestino e del canale anale sono molto rari (2-3% di tutti le neoplasie del tratto digerente). I tumori del colon sono quasi tre volte più frequenti degli omologhi rettali, e si manifestano con modalità diverse sia a livello clinico sia molecolare. Questo condiziona il tipo di trattamento locale (chirurgia e/o radioterapia), sistemico (chemioterapia, terapia biologiche e molecolari, immunoterapia) e la sequenza di cure alle quali il paziente deve sottoporsi.
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I dolori addominali non vanno ignorati
Il rischio di ammalarsi di tumore del colon retto cresce in maniera proporzionale all’avanzare dell’età. Proprio per questo motivo, il ministero della Salute da anni ha attivato delle vere e proprie campagne di screening. La Regione Sardegna è tra le realtà geografiche aderenti e invita i cittadini, tramite lettera dell’Asl, a sottoporsi a esami gratuiti di prevenzione. In questo discorso rientrano la mammografia per il tumore della mammella, il pap test per quello della cervice uterina e la ricerca di sangue occulto nelle feci per individuare appunto il tumore del colon retto.
I sintomi, lievi e gravi
Tracce ematiche nelle scorie solide dell’organismo sono infatti uno dei sintomi principali di questa neoplasia, insieme con la modificazione persistente delle evacuazioni intestinali, all’anemia e a un’ingiustificata perdita di peso. Quando invece la malattia è nella sua fase più avanzata, i sintomi si aggravano: oltre al dolore addominale e al vomito, si annoverano anche un gonfiore intestinale improvviso e doloroso, nonché l’assenza di movimenti intestinali con drammatica riduzione delle evacuazioni. Questo è certamente il sintomo, nonché la conseguenza, più grave del tumore al colon retto: si parla in questo caso di subocclusione o addirittura (in caso di interruzione totale) di occlusione intestinale; entrambe richiedono il tempestivo intervento medico chirurgico e potrebbero rivelarsi addirittura letali.
Dalla palpazione alle cure
Ai fini diagnostici, il primo esame clinico è la palpazione dell’addome, che consente al medico di ricercare eventuali masse tumorali. Per scongiurare o confermare questo tipo di condizione, il paziente deve sottoporsi alla colonscopia e alla rettosigmoidoscopia. Entrambe si praticano introducendo una sonda - dotata di telecamera - all’interno dell’anno per riprendere il percorso che da esso porta al termine dell’intestino crasso o - nel secondo caso - all’ultima parte del colon. Se l’esame è positivo, occorre sottoporsi a ulteriori esami - tra cui la Tac e la Pet - per stabilire lo stadio e il grado del tumore. Un caso su cinque, secondo le ultime stime mediche, presenta un’aggressività talmente elevata che non è possibile procedere con l’intervento chirurgico, che ad oggi è il trattamento principale in questo specifico ambito. Si procede rimuovendo la parte compromessa della parete dell’intestino; di solito è possibile ricongiungere i due lembi dell’organo, garantendo al paziente il pieno recupero funzionale dell’apparato digerente. Viceversa, è necessario procedere con la stomia, cioè la creazione sull’addome di una nuova uscita per le feci; essa può essere temporanea o permanente. Nel caso in cui non si possa operare, il paziente dovrà sottoporsi a cicli di radioterapia e chemioterapia, entrambe usate anche prima dell’intervento per ridurre la massa tumorale.
La chemioterapia viene inoltre utilizzata per ridurre il rischio della ricomparsa di cellule tumorali, le cosiddette recidive. Per quanto riguarda la radioterapia, in questo caso specifico essa può essere effettuata o dall’esterno - tramite uno strumento che rilascia onde sull’intestino che vanno a distruggere le cellule tumorali -, oppure dall’interno, attraverso una sorta di tubo radioattivo che viene inserito nell’ano e posto vicino al tumore del colon retto.
Infine, il ministero della Salute riporta, tra le terapie, l’utilizzo dei farmaci biologici, che interagiscono con componenti vitali delle cellule tumorali, come alcuni tipi di proteine.
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Prevenzione “color blu”: è fondamentale giocare d’anticipo
Il ministero della Salute è impegnato in prima linea nel fronteggiare i tumori del colon-retto (ai quali ha attribuito il colore blu): essi rappresentano la seconda neoplasia più frequente nelle donne e la terza negli uomini. Eppure, si tratta di un tumore prevedibile, trattabile e curabile in quanto spesso è una conseguenza di una degenerazione di lesioni benigne che interessano la mucosa intestinale. Le quali impiegano tra i 7 e i 15 anni per trasformarsi in forme maligne.
Più cereali integrali, meno zuccheri
Ecco allora che, considerato il lungo arco temporale, si può assolutamente giocare d’anticipo con forme di screening volte appunto a intercettare la presenza di adenoma benigno prima che degeneri in forma tumorale. Il mese di marzo è completamente dedicato alla campagna di sensibilizzazione e informazione, con iniziative ed eventi organizzati in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. Attenzione, però: le campagne di screening promosse dalle Regioni vanno oltre questo mese, poiché abbracciano l’intero anno. Oltre a questo strumento, è comunque possibile rivolgersi in forma autonoma alla propria farmacia di fiducia per acquistare un test per la ricerca di sangue occulto nelle feci. Ovviamente, anche in questo ambito, gli stili di vita sani rappresentano un’ottima forma di prevenzione: a tavola, per esempio, prediligere frutta, verdura, pesce, legumi e cereali integrali ed evitare (o moderare il più possibile) il consumo di carni lavorate, zuccheri aggiunti e bevande alcoliche.