"L'attività influenzale continuerà probabilmente ancora per alcune settimane. I motivi dell'elevato impatto clinico (e anche mediatico) di questa stagione sono molteplici, ma l'elemento più significativo è la circolazione imprevista di un ceppo addizionale di influenza B rispetto alle precedenti stagioni. Infatti, nella stagione in corso hanno circolato 4 distinti ceppi di virus dell'influenza (AH1N1, AH3N2, B/Victoria e B/Yamagata), mentre normalmente co-circolano 3 ceppi influenzali. Il 66% delle infezioni risulta sostenuto proprio dal ceppo virale aggiuntivo B/Yamagata".

Lo ricorda Pierangelo Clerici, presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli) e direttore dell'Unità Operativa di Microbiologia dell'Azienda socio sanitaria territoriale Ovest milanese.

ALTO NUMERO DI CASI - "La stagione influenzale che stiamo affrontando - ricorda - è stata caratterizzata dall'alto numero di casi. Infatti, secondo le stime dell'Istituto superiore di sanità, più di 6 milioni italiani sono stati colpiti dal virus dall'inizio della sorveglianza. Nella prima settimana di febbraio continua la discesa della curva epidemica dopo aver raggiunto il picco nei primi 10 giorni del 2018 con un livello d'incidenza molto alto. In questi giorni, tutte le Regioni segnalano una riduzione dell'attività influenzale. Nel complesso, sono dominanti i ceppi influenzali di tipo B, mentre nell'ambito dei virus A prevalgono i ceppi A/H1N1".

LUOGHI CHIUSI - "Un possibile ulteriore elemento in favore della diffusione dei ceppi virali - aggiunge Clerici - è relativo alle temperature più rigide nel periodo dicembre 2017-gennaio 2018 rispetto ai precedenti periodi invernali, evento questo che ha sicuramente favorito il radunarsi dei soggetti in locali chiusi".

"A tal proposito - spiega Fausto Baldanti, virologo dell'Università di Pavia e membro del direttivo Amcli - la comparsa del virus dell'influenza nelle stagioni fredde non elimina la circolazione dei numerosissimi virus respiratori (virus respiratorio sinciziale, rinovirus, coronavirus, virus parainfluenzale, etc.) in grado di provocare quadri clinici sovrapponibili a quelli da infezione influenzale e che vengono trasmessi con le stesse modalità. I casi di infezione da virus respiratori non-influenzali si sono, quindi, assommati a quelli dovuti in senso stretto ai diversi ceppi influenzali, sovraccaricando le capacità recettive dei reparti di Pronto soccorso, allettando un'ulteriore quota di individui (inclusi operatori sanitari e personale addetto ai servizi essenziali) e contribuendo alla sensazione di assistere a un evento di particolare gravità".

VIRUS PANDEMICI - Per quanto riguarda i casi gravi di infezione da virus dell'influenza, è stato riportato che fosse in circolazione un ceppo virale particolarmente aggressivo di origine suina (influenza AH1N1) che sarebbe stato responsabile di alcuni decessi in Sardegna, ricorda l'Amcli.

"Per chiarezza - evidenzia Baldanti - dichiamo che tutti i virus dell'influenza A presenti nell'uomo derivano geneticamente da scambi tra ceppi umani, aviari e suini e questi eventi sono alla base delle pandemie influenzali come quella osservata nel 2009 che ha introdotto il ceppo AH1N1 che circola ancora oggi. I virus pandemici, nelle stagioni successive, sono trasformati in ceppi umani dalla selezione naturale operata dal passaggio uomo-uomo. Pertanto il ceppo di influenza A in circolazione in questa stagione non è un ceppo suino, ma umano. Pertanto l'informazione allarmistica non supportata da elementi di prova scientifica è sempre da stigmatizzare".
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