Liù, femmina di pastore tedesco nero, è un cane molto speciale: un vero e proprio medico a quattro zampe, balzato oggi all'attenzione delle cronache perché in forza all'ospedale Humanitas di Castellanza per l'individuazione precoce e mirata attraverso il fiuto – la percentuale di successo nella diagnosi è pari al 98% - del tumore alla prostata.

Una notizia a dir poco curiosa e che sta suscitando grande attenzione e dibattito online, con moltissimi utenti che si chiedono se la diagnosi "olfattiva" possa rappresentare una reale svolta nell'identificazione tempestiva di questa specifica patologia.

La notizia non rappresenta tuttavia una novità, perché l’idea che un naso sia in grado di individuare la presenza di un tumore in fase iniziale risale addirittura al 1989 con una pubblicazione su The Lancet, in un articolo in cui si parlava di un cane dalmata che avendo annusato per giorni un particolare neo sulla gamba della sua padrona aveva permesso la diagnosi di una forma maligna di tumore alla pelle. Qualche anno più tardi il labrador di Allison, donna londinese di 48 anni, sfregandosi ripetutamente e in modo quantomeno anomalo sul suo seno sinistro le aveva consentito una precoce scoperta di una particolare forma di cancro.

E in un convegno svoltosi a Barcellona nel 2013 nella sede dell’European Respiratory Society il fisico dell’università di Tor Vergata Arnaldo D'Amico aveva presentato un "naso elettronico" capace di scoprire un tumore al polmone con un margine di errore bassissimo, pari a quello di strumenti diagnostici ben più sofisticati e costosi.

Il concetto che sta alla base è molto semplice: alcuni tumori, per via della particolare localizzazione, secernono alcune molecole, i cosiddetti biomarkers, all'interno di sangue, urine, saliva e a livello del tratto respiratorio. Elementi che nasi "addestrati" a riconoscerli sono in grado di identificare.

Proprio la necessità di una fase preliminare di "addestramento" di ogni naso è anche, al momento, il limite alla diffusione di questo tipo di indagini, per cui, in pratica, ogni centro diagnostico dovrebbe mettere a punto il suo "naso", che sia elettronico oppure no.

(Redazione Online/v.l.)
© Riproduzione riservata