I lavori domestici alleati del cuore: il rischio di morte scende del 62%
Almeno 4 ore al giorno di attività preservano anche da ictus e malattie cardiovascolari e coronariche
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Camminare a passo svelto, fare ginnastica, andare in piscina. Sono tutte attività che possono aiutare gli anziani a mantenersi in salute. Anche i lavori domestici, però, possono dare un prezioso contributo, in particolare contro le malattie cardiovascolari.
A indicarlo uno studio coordinato dall'Università della California a San Diego, che ha stimato un rischio inferiore del 62% di morte per malattie cardiovascolari tra chi svolge 4 ore al giorno di attività, comprese quelle domestiche.
LO STUDIO – La ricerca, pubblicata sul Journal of the American Heart Association, è stata condotta su oltre 5.000 donne americane tra i 63 e 97 anni che non avevano malattie cardiache all'inizio dello studio.
Le partecipanti hanno indossato un accelerometro per quantificare il tempo trascorso in movimento. L'analisi ha mirato soprattutto a valutare quali tipi di azioni comuni della vita, spesso non prese in considerazione negli studi, si traducono in movimento fisico e ha mostrato che anche stare fermi in piedi, ad esempio mentre si lavano i piatti, fa bene alla salute.
Lo studio ha quindi permesso di verificare che le donne che svolgono almeno 4 ore di attività ogni giorno, rispetto a quelle che ne svolgono meno di due, avevano un rischio inferiore del 43% di malattie cardiovascolari, un rischio inferiore del 43% di malattia coronarica, un rischio inferiore del 30% di ictus e un rischio inferiore del 62% di morte per malattie cardiovascolari.
"Abbiamo dimostrato che tutti i movimenti contano ai fini della prevenzione delle malattie", ha affermato uno degli autori dello studio, Steve Nguyen, della Herbert Wertheim School of Public Health. "Comprendere i vantaggi dell'attività derivante dalle semplici azioni quotidiane e aggiungerle alle linee guida sull'attività fisica può incoraggiare gli anziani a tenersi in movimento", il commento della coautrice Andrea LaCroix, della Herbert Wertheim School of Public Health.
(Unioneonline/v.l.)