Mal di schiena persistente, può essere spondiloartrite

Ho spesso mal di schiena e ho letto che esiste una malattia specifica che si chiama spondiloartrite. Come si manifesta? Come si riconosce?

Quasi tutti soffriamo di mal di schiena, generalmente per pochi giorni durante i quali i movimenti ci costano fatica o provocano dolore. Nella maggior parte dei casi il quadro è benigno, ovvero necessita solo di una terapia sintomatica fino alla risoluzione. In alcuni casi invece il mal di schiena può essere di tipo infiammatorio, ovvero iniziare prima dei 40 anni, durare almeno 3 mesi ma soprattutto migliorare con il movimento e peggiorare con il riposo, causando anche una prolungata rigidità al risveglio mattutino. Questi segnali, ben diversi rispetto al mal di schiena meccanico più frequente, devono far sorgere il sospetto di una malattia reumatologica.

Le spondiloartriti includono alcune malattie reumatologiche molto diverse dall’artrite reumatoide ma accomunate dalla possibile presenza di infiammazione a livello della colonna, soprattutto delle articolazioni che uniscono il tratto sacrale con il bacino ma anche un’infiammazione delle articolazioni (artrite, più spesso a carico delle grandi articolazioni in modo asimmetrico) o delle inserzioni di tendini e legamenti (entesite). Si ritiene che 1 persona su 20 con mal di schiena cronico abbia una spondiloartrite e purtroppo spesso non sono diagnosticate tempestivamente anche perché tendono a minimizzare la causa del dolore. Il percorso diagnostico-terapeutico è quindi spesso molto lungo e in media sono necessari 7-8 anni per arrivare a una corretta diagnosi soprattutto per tentativi di risolvere il problema con visite poco conclusive oppure usando per molto tempo terapie sintomatiche come anti-infiammatori o antidolorifici che possono migliorare temporaneamente il sintomo ma spesso sono insufficienti a fermare la malattia. Le spondiloartriti includono malattie come la spondilite anchilosante che colpisce soprattutto giovani uomini nel pieno della vita lavorativa e che si associa ad un gene chiamato HLA-B27 oppure l‘artrite psoriasica, associata alla psoriasi della pelle o delle unghie, oppure una forma associata alle malattie infiammatorie croniche dell’intestino o a recenti infezioni genito-urinarie o intestinali (artrite reattiva). Oggi abbiamo a disposizione terapie molto efficaci per le spondiloartriti, in particolare farmaci biologici che colpiscono i messaggeri dell’infiammazione come TNFa o IL17 ma per poter usare questi farmaci con il massimo risultato è indispensabile che la malattia venga diagnosticata per tempo. Una visita reumatologica con l’aiuto di una radiografia e di una risonanza magnetica permettono una diagnosi tempestiva riducendo il tempo perso con un notevole impatto sulla qualità della vita.

Carlo Selmi, responsabile Reumatologia e Immunologia clinica, Humanitas University

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La salute della bocca passa anche da una rx

È importante fare una rx ai denti?

Spesso avrete sentito il vostro dentista di fiducia richiedervi una radiografia panoramica altrimenti chiamata ortopantomografia (OPT). La necessità di tale richiesta nasce dall’obbiettivo di fornire una diagnosi e una terapia più accurata e completa. L’ortopantomografia è infatti ad oggi l’esame più diffuso per la valutazione “generica” dello stato di salute dei denti e dell’osso alveolare che circonda i denti. Una sorta di biglietto da visita dello stato delle terapie pregresse e un utile strumento per programmare le terapie future. Durante la prima visita le radiografie endorali limitate ad un singolo dente o al massimo a due possono essere impiegate per diagnosticare carie anche superficiali o lesioni dell’osso che circonda i singoli denti. Forniscono un ausilio immediato per impostare un piano terapeutico già in prima visita. Nei casi in cui sia necessario sottoporsi a terapie complesse come per esempio interventi di implantologia o estrazioni di denti inclusi, può essere necessario sottoporsi a esami radiografici più sofisticati, l’esame radiografico maggiormente impiegato in questi casi è la TAC Cone Bean 3D. Tutti gli esami radiografici necessitano di una prescrizione medica.

Manuela Mereu, odontoiatra e protesista dentale, Cagliari

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Occhi e alimentazione, i cibi che proteggono

Quali sono gli alimenti che fanno bene alla vista?

L’occhio invecchia precocemente, ma alcuni alimenti possono aiutare a preservarne la salute. Un’alimentazione ricca di antiossidanti, vitamine A, B, E, luteina è in grado di ridurre rischi per la vista legati al passare degli anni: a cominciare dalla cataratta e dalla degenerazione maculare senile. Importante è il ruolo dell’alimentazione insieme alle tecniche e terapie innovative per la vista. La retina è un tessuto con una circolazione unica. Ha bisogno di sostanze, come la luteina, che il nostro organismo non produce e che quindi dobbiamo integrare dall’esterno. Tra gli alimenti che la contengono, oltre allo yogurt, ci sono soprattutto la frutta e gli ortaggi come spinaci, cavoli, broccoli e uova. Gli agrumi aiutano a combattere i radicali liberi e, un recente studio evidenzia come la vitamina C contribuisca a mantenere le cellule del nervo ottico in funzione. Carote, zucca, patate dolci e meloni sono ricchi di beta-carotene. Peperoni gialli e arancioni, pesche sono ricchi di vitamina C e zeaxantina. La soia, con i suoi derivati, è un valido anti-ossidante: Anche gli Omega 3 sono fondamentali. Il tè, soprattutto quello verde, è un valido alleato.

Marilena Lara, specialista in Dietologia, Geriatria e Gerontologia

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Il ruolo della dieta di restart ormonale

Ho sentito parlare di dieta del restart ormonale. Di cosa si tratta? Cosa bisognerebbe mangiare?

Gli ormoni sono alla regia di un equilibrio complesso, che regola, ad esempio, la sensazione di fame, lo stress, il funzionamento tiroideo, l'efficienza mentale, il desiderio sessuale e persino il tono del nostro umore. Fragole, lamponi, mirtilli, quinoa, avocado, olive, spinaci e bietole sono preziosi alleati per tenere sotto controllo l’insulina, mentre occorre evitare il miele, lo zucchero e il succo d’acero, oltre a qualsiasi alimento ricco di zuccheri in modo da stemperare la sensazione di fame provocata da questo ormone. E per riequilibrare la leptina, meglio evitare gli alcolici e non mangiare peperoni, melanzane, pomodori e patate. Conviene prediligere, invece, i carciofi, le carote, i broccoli, la zucca e i piselli. Il Metodo del restart ormonale abbina a periodi di semi digiuno programmato, come quello della prima fase detox che stimola la rigenerazione e il ringiovanimento cellulare grazie ai meccanismi di autofagia attivati dalla restrizione calorica, a periodi di alimentazione proteica, perlopiù pescetariana, che preservano il tono muscolare.

Emanuele De Nobili, esperto in Medicina rigenerativa

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