Le fratture del femore e vertebrali costituiscono oggi una vera emergenza sanitaria e sociale. Sono oltre 4 milioni gli italiani colpiti da osteoporosi (3,2 milioni di donne e 0,8 milioni di uomini) e si stima che in un anno si verifichino 550.000 fratture da fragilità di cui 100.000 del femore, con un’incidenza in aumento. Si calcola che nel mondo ogni tre secondi si verifichi una frattura da fragilità».

Dati che ha evidenziato la dottoressa Giuliana Salis, fisiatra del Policlinico Duilio Casula, durante “15 minuti con…”, il talk di approfondimento sulla salute dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, in collaborazione con il gruppo Unione Sarda, condotto dal giornalista Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’Aou.

«La medicina riabilitativa è quella branca della medicina che si occupa dei danni prodotti dalle malattie», spiega la dottoressa, «e ha lo scopo di ridurre al minimo possibile le conseguenze che comportano sul piano fisico, emozionale e sociale del paziente, riducendo le restrizioni e le limitazioni che derivano dalla patologia e utilizzando al meglio tutte le sue risorse residue e dell’ambiente che lo circonda. Le fratture alterano l’equilibrio del paziente per il forte impatto che hanno sulla qualità della vita, come il ricovero ospedaliero o la prolungata immobilità, fino alla perdita parziale o totale dell'autonomia. La mortalità per frattura del femore è del 5% nel periodo immediato dopo l’accaduto, e del 20% dopo un anno, mentre il 40% dei pazienti perde la capacità di camminare in modo autonomo».

«L’intervento riabilitativo», prosegue il medico, «richiede la presa in carico della persona mediante la predisposizione di un progetto riabilitativo individuale e la realizzazione di uno o più programmi di riabilitazione. Il Progetto riabilitativo Individuale viene elaborato dal team riabilitativo (in particolare, per il paziente con le fratture, il Progetto verrà effettuato da un fisiatra, un fisioterapiasta, un ortopedico, un geriatra, ed eventualmente un chirurgo e un neurochirurgo) tenendo conto dei bisogni, delle preferenze del paziente e dei suoi familiari, delle comorbidità, delle abilità residue e recuperabili, delle risorse disponibili; definisce nelle linee generali i tempi previsti per le azioni e le condizioni necessarie al raggiungimento degli esiti desiderati».

«Il programma riabilitativo», aggiunge la specialista, «può prevedere l’utilizzo di ortesi, tutori, ausili e anche l’utilizzo di terapie fisiche quali magnetoterapia, elettroterapia antalgica ed elettroterapia di stimolazione muscolare. Nel caso delle fratture di femore la valutazione fisiatrica con la redazione del progetto riabilitativo individuale viene effettuato entro 24 ore dall'intervento. Obiettivi principali della riabilitazione post frattura del femore sono la prevenzione di complicanze da immobilità, il controllo del dolore, il recupero della funzione articolare e muscolare, il recupero dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana».

«La riabilitazione della frattura è un processo complesso e multidisciplinare», conclude Salis, «che vede la cooperazione di più figure specialistiche, come risulta evidente nel Programma Fracture Liaisons Service, e come raccomandato anche dalle Linee Guida sulle fratture da fragilità dell'istituto Superiore di sanità dell’ottobre 2021. In base e a questo modello organizzativo il paziente con frattura da fragilità viene inserito in un percorso che include una corretta diagnosi, la terapia e il follow-up, con un’importante riduzione dei costi relativi al management della frattura e anche alle possibilità di sopravvivenza. In particolare, questo sistema organizzativo di cura multidisciplinare, qual è il Fracture Liaison Service, inteso come nuova modalità di gestione dei servizi e di collaborazione tra i vari operatori, potrebbe garantire la continuità assistenziale ospedale-territorio per una corretta gestione del paziente con una frattura da fragilità».

Luca Mirarchi

© Riproduzione riservata