Proprio nel giorno del riconoscimento del Nobel per Medicina agli scopritori del virus dell'epatite C, arriva l'annuncio dalla SIMSPe - Società Italiana di Malattie e Sanità nei Penitenziari, dell'avvio della nuova campagna di screening all'interno di alcune strutture carcerarie, fra le altre quelle di Alghero e Sassari, per indentificare, proprio in tema di epatite C, il cosiddetto "sommerso", ovverosia chi ha contratto il virus senza saperlo.

"La metodologia applicata - spiega il professor Sergio Babudieri, direttore Scientifico di SIMSPe e referente del progetto - è basata su un approccio che prende in esame le singole sezioni di ciascun penitenziario (una sezione abitualmente è composta da 60-70 detenuti circa)".

Il progetto è già partito in otto carceri, trasversali alle diverse regioni. Oltre alla Casa circondariale di Sassari e al carcere di Alghero sono coinvolte le strutture di San Vittore a Milano, Civitavecchia, Genova, Salerno, Eboli, Vallo della Lucania.

L'iniziativa era in realtà già partita prima della pandemia, analizzando al 31 gennaio 2020 un campione di 2758 persone, distribuite in 46 sezioni detentive: di queste sono state analizzate le cartelle di 2173 soggetti, quindi il 78,8%, di cui la quasi totalità, 2038, ha eseguito i test antihcv. La prevalenza di HCV è stata del 10,3%.

"L'aspettativa era che fossero viremici almeno 3 su 4 - spiega Babudieri - mentre siamo a meno della metà: ciò significa che in molti sono già stati avviati alla terapia nei Serd o nei centri specializzati. Anche nelle persone detenute, dunque, si sta osservando una riduzione del numero dei malati come conseguenza dei trattamenti estesi avvenuti negli ultimi anni ".

(Unioneonline/v.l.)
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