Alla storia dei due casi di contagio segnalati venerdì nel Sud Sardegna dall'unità di crisi regionale manca qualche dettaglio, epperò va bene comunque per ricordare a tutti noi che l'eventuale presenza di anticorpi da Sars Cov-2 nel nostro sangue non ci dà la patente di immunità. «Al momento gli anticorpi ci danno indicazioni di massima su quello che può essere successo, ma non ci esonerano dal tenere comportamenti corretti - avverte Stefano Del Giacco, responsabile del reparto di Allergologia e Immunologia clinica del dipartimento di Medicina interna dell'Aou di Cagliari -. Se trovo le IgG nel mio sangue posso pensare di aver passato l'infezione, e molto probabilmente è così, però non c'è la certezza che queste mi proteggano da una possibile reinfezione».

Il test sierologico

Detto questo, qual è la storia dei due contagi rilevati l'altro ieri? La comunicazione ufficiale dice che si tratta di due persone «precedentemente negativizzate nuovamente positive al tampone». Due persone, cioè, già incluse in passato nella statistica dei pazienti Covid sardi e dichiarate guarite? Non esattamente, perché pare che l'unico tampone fatto sia quello dei giorni scorsi, mentre nessuna diagnosi è stata fatta prima nonostante a marzo ci fossero sintomi sospetti. Ora il medico di famiglia ha disposto l'esame sierologico che, appunto, ha rilevato la presenza di IgG (gli anticorpi che sono la nostra memoria immunitaria, ndr ) e ha poi sollecitato il tampone.

Un tipo subdolo

Negativizzati di nuovo positivi, o magari guariti clinicamente ora ricontagiati? Chissà. Quel che non va dimenticato è che questo virus è un tipo subdolo. Ha, per esempio, sovvertito le regole della risposta immunitaria che dicono: prima compaiono gli anticorpi di classe IgM e poi quelli IgG. «Invece - spiega Del Giacco - abbiamo visto che a volte troviamo solo le IgG e non le IgM, ma uno potrebbe essere ancora infetto». In ogni caso, «a differenza di altre patologie che ci danno dati molto precisi in laboratorio, davanti al comportamento di questo virus non abbiamo nessun tipo di certezza assoluta. Questo ci deve mettere in guardia».

Scarsa circolazione

Riguardo il caso dei due positivi dell'altro ieri, Ferdinando Coghe, direttore del laboratorio analisi del policlinico di Monserrato, dice che «è ininfluente stabilire se si tratti di nuovi o vecchi casi. E' invece importante dire che in Sardegna abbiamo una circolazione minimale del virus, anche grazie al successo delle misure di contenimento e ai controlli fatti in modo mirato». Ieri, per dire, i casi di contagio sono stati tre, due a Sassari e uno a Oristano. «Rileviamo pochissimi casi positivi, ma è necessario che la popolazione continui a osservare la distanza e a portare la mascherina».

Appare e scompare

Ma il dottor Coghe ha mai visto casi di pazienti diventati negativi che poi si sono reinfettati? «E' capitato». Può succedere perché, spiega, «l'eliminazione del virus attraverso le vie aeree può avvenire in modo non sincrono, cioè può capitare che in alcuni momenti la quantità di virus in rinofaringe (nel naso e in fondo alla gola, dove si preleva il campione per il tampone, ndr ) sia bassa, per poi ripresentarsi con una carica più alta». Cosa vuol dire? «Che il virus potrebbe avere momenti in cui non è interessato a replicare, magari perchè il sistema immunitario lo blocca: in questo caso il tampone risulta negativo. Poi, però, può riacquistare vigore e se facciamo il tampone lo vediamo». In genere, quei pazienti di nuovo positivi erano asintomatici. Anche contagiosi? «Non più. Ma è un parere personale».

Piera Serusi

© Riproduzione riservata