Tutto dipende dal rapporto che si ha col cibo. Dall'azione più semplice e naturale, come mangiare, possono derivare gioie ma anche dolori. I disturbi legati all'alimentazione non vanno trascurati, anzi. Di solito si manifestano sin dall'adolescenza, colpiscono in prevalenza le donne e possono manifestarsi in prima battuta attraverso atteggiamenti particolari, come una predilezione per gli abiti larghi o un'ossessione per l'esercizio fisico. Ancora troppo poco conosciuti, in Italia ne soffrono tre milioni di persone, tante accedono ai servizi di cura. Numeri che ruotano attorno ai mali chiamati anoressia, bulimia, "Binge-eating" (disturbo da alimentazione incontrollata). Disturbi sempre più sotto l'attenzione degli specialisti e al centro di progetti mirati. Come quello appena lanciato dalle Acli, "Eat Sardinia", finanziato dalla Fondazione di Sardegna. Un progetto portato avanti da specialisti di diversi settori, psichiatri e nutrizionisti, medici di base e psicoterapeuti con l'aiuto delle famiglie e della scuola. «Se ne parla troppo poco ma è un tema molto sentito», assicura Mauro Carta, presidente provinciale della Acli Cagliari, «da qui la decisione di impegnarci in un ciclo di seminari dedicati al benessere alimentare, all'utilità dell'esercizio fisico e di una dieta sana».

IL PERCORSO L'obiettivo è intervenire sulle abitudini alimentari, agire sulla sfera psicologica degli adolescenti, capire come vivono i cambiamenti fisici del loro corpo, guidare le scelte alimentari, influenzate dai fast food e legate a prodotti troppo ricchi di calorie e grassi, e poveri di fibre e vitamine. Altro problema sul quale si intende intervenire con il progetto è la sedentarietà (molta tv, poco sport) che unita a una buona dose di stress, contribuisce a far mancare un equilibrio nutrizionale, a causa di un consumo insufficiente o eccessivo di cibo. La collaborazione con l'associazione sportiva dilettantistica Blue Sardinia consentirà di organizzare eventi e manifestazioni di promozione dello sport tra gli adolescenti.

DISTURBI ALIMENTARI In Sardegna sono 12 mila i casi diagnosticati ma gli specialisti ritengono che altrettanti non lo siano e restino nell'ombra. La metà dei pazienti sotto terapia sono adolescenti: è questa la fascia d'età presa più di mira dai disturbi dei comportamenti alimentari che, in prevalenza, come raccontano le statistiche, colpiscono le donne dei paesi maggiormente sviluppati. Disturbi in crescita: ogni anno in Italia, tra le sole donne, si registrano circa 9 nuovi casi di anoressia e oltre 12 di bulimia ogni 100mila persone. LE STRUTTURE L'unica comunità in Sardegna che possa ospitare chi soffre di disturbi alimentari è a Iglesias, "Lo Specchio", centro socio-sanitario di tipo semi-residenziale che segue le normative della Regione e le linee guida nazionali e internazionali. Gli altri punti di riferimento sono a livello ambulatoriale, come i servizi offerti dalla cooperativa "Il gesto interiore", impegnata dal 2014 a Cagliari nell'attività di sensibilizzazione, prevenzione e formazione. Ogni percorso terapeutico è gestito attraverso un'équipe multidisciplinare (medico, psichiatra, psicoterapeuta, nutrizionista, famiglia, fisioterapisti). Associazioni come le Acli e i gruppi nati su iniziativa delle famiglie rappresentano un altro valido supporto per chi ha bisogno di essere indirizzato su un percorso terapeutico.

IL PROGETTO ACLI "Eat Sardinia" è stato presentato a Cagliari, nella sede provinciale in viale Marconi 4. La psicologa Nicoletta Serra e la nutrizionista Valentina Marongiu hanno spiegato quanto possa essere complicato riconoscere e affrontare anoressia e bulimia, qualunque sia la gravità. «L'appoggio di professionisti, di strutture e delle associazioni attive sul territorio è fondamentale», sottolinea Marongiu, «prima ancora di parlare di diete è necessario lavorare sui comportamenti, non solo di chi soffre di questi disturbi ma anche di chi gli sta intorno, dei familiari, degli amici, degli insegnanti». Purtroppo «non si sa a chi rivolgersi, c'è poca informazione», aggiunge Serra. Da qui l'importanza di parlarne, di riunire e sensibilizzare genitori, educatori e insegnanti. «Cercheremo di diffondere informazioni e indicazioni anche pratiche per riconoscere i segnali della malattia», spiega il presidente Acli, «aiuteremo le vittime a mettersi in contatto con un professionista». Nelle fasi successive il progetto Eat Sardinia prevede azioni mirate nelle scuole. L'ambiente scolastico e domestico sono il punto di partenza, il primo luogo deputato a influenzare le abitudini alimentari. Quelle sbagliate si possono correggere: ne vale la pena. In molti casi la vita.
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