Una malattia autoimmune, innescata, tra chi è geneticamente predisposto, dall’ingestione di alimenti che contengono glutine: la celiachia in Italia è sempre più diffusa, con dati in costante aumento. Nel corso del 2022 le persone ufficialmente affette da questo disturbo sono state 233.147, 8mila in più rispetto all’anno precedente. Una cifra davvero ragguardevole che, secondo gli esperti dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC), non rispecchia la situazione reale, dal momento che le stime relative al nostro Paese attestano l’esistenza di almeno 400mila potenziali malati a cui non è ancora stata fatta una diagnosi corretta. L’analisi del numero di persone che soffrono di celiachia nel nostro paese mostra una prevalenza femminile (66%), mentre le aree con la maggiore presenza di celiaci sono la Valle d’Aosta, la Provincia autonoma di Trento e la Toscana. La fascia di età più rappresentata è quella tra i 18 e i 59 anni.

Cause sconosciute

Di fatto, la celiachia è una condizione infiammatoria permanente dell’intestino, scatenata dal consumo di alimenti che contengono glutine, complesso proteico presente in diversi cereali, come il frumento, la segale o l’orzo. I fattori che la causano non sono noti, anche se i ricercatori sostengono che le infezioni virali e le quantità di glutine assunto potrebbero giocare un ruolo importante nella contrazione della malattia.

Nei soggetti celiaci, il glutine attiva il sistema immunitario che riconosce come dannose alcune molecole dell’intestino, reagendo per contrastarle e causando così infiammazione e l’appiattimento dei villi. Si genera così un mal assorbimento che provoca un blocco nell’assorbimento delle sostanze nutritive.

La celiachia può comparire a qualsiasi età, con sintomi variabili per intensità e localizzazione. La forma classica ha una sintomatologia intestinale e può causare nausea e diarrea. Esistono tuttavia celiachie atipiche, con manifestazioni che non coinvolgono direttamente l’intestino ma altre parti anatomiche, come la cavità orale. Nell’età evolutiva si possono riscontrare ritardi nella crescita e, a ogni età, orticaria, disturbi della fertilità, osteoporosi. 

Predisposizione e diagnosi

Alcuni gruppi di persone risultano essere particolarmente a rischio di contrarre la celiachia. I familiari dei soggetti celiaci, prima di tutto, ma anche chi soffre di patologie autoimmuni associate, in particolare il diabete di tipo 1 e la tiroidite, oppure è affetto da sindrome di Down, Turner o Williams.

Nel caso ci sia un fondato sospetto, allora, occorre approfondire e verificare l’eventuale presenza della malattia con test mirati. La diagnosi sintomatologica della celiachia non è semplice, perché i disturbi riportati dai pazienti sono piuttosto simili a quelli di altre malattie che interessano l’intestino. In più, in percentuali abbastanza elevate, la celiachia è astintomatica, pur provocando un danno ai tessuti intestinali.

Un prelievo di sangue permette di controllare la presenza della predisposizione genetica e anche quella di specifici autoanticorpi. Per avere una diagnosi definitiva, occorre poi realizzare anche un esame istologico della mucosa del duodeno (il primo tratto dell’intestino tenue).

La dieta giusta

Dopo essere giunti a una diagnosi che non lascia spazio ai dubbi, il solo trattamento scientificamente efficace per curare la celiachia è la totale eliminazione del glutine dalla dieta alimentare. Seguendo questo regime, tutti i sintomi della malattia regrediscono e anche i villi intestinali riprendono la loro regolare attività. Naturalmente, la capacità di ripresa e recupero dipende anche da altri fattori, come l’età in cui la malattia viene diagnosticata, oppure il livello di danneggiamento.

Nel tempo, è inoltre necessario eseguire controlli periodici, al fine di verificare la quantità di anticorpi, ferro, folati e altre sostanze presenti nel sangue che variano a seconda del livello dell’infiammazione. Nei soggetti adulti, le donne in particolare, i medici  consigliano anche di eseguire una densitometria ossea per controllare la presenza di osteoporosi.

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Dieta senza glutine, l’unica via da seguire

Rispettare un preciso regime alimentare ed evitare ogni genere di contaminazione con i cibi che contengono la sostanza che scatena la condizione è fondamentale

Per contrastare la celiachia il solo trattamento efficace consiste in una dieta mirata che escluda completamente il glutine. Un giusto regime alimentare consente infatti di ridurre e, spesso, eliminare i danni ai tessuti intestinali.

Seguire una dieta che escluda alimenti come il frumento e diversi cereali comporta un impegno forte e costante, poiché le proposte gastronomiche di negozi e ristoranti ruotano spesso attorno alle farine.

Bisogna inoltre tenere presente che il glutine può trovarsi anche “nascosto” all’interno dei cibi, come additivo, aroma o conservante, oppure talvolta aggiunto ai preparati farmaceutici. Prima di mangiare o acquistare un prodotto, dunque, la persona celiaca dovrebbe richiedere informazioni dettagliate e, se queste sono già presenti sull’etichetta, prendersi il tempo per leggerla attentamente.

Pericolo contaminazione

Anche il semplice contatto con alimenti che contengono glutine o con gli attrezzi usati per cucinarli (come per esempio mestoli, posate, pentole e padelle), è da bandire. Chi soffre di celiachia deve sapere infatti che persino l’ingestione di una minima quantità di glutine potrebbe rendere la dieta inefficace.

Per evitare il rischio di contaminazione, il cibo per le persone celiache dovrebbe quindi essere preparato seguendo alcuni accorgimenti. Il consiglio numero uno è quello di lavare con cura le mani dopo avere manipolato alimenti che contengono glutine. In generale, comunque meglio preparare le pietanze escludendo completamente il contatto con alimenti a rischio o di dubbia provenienza, dedicando apposite stoviglie e posate a chi è affetto da celiachia.

Ammessi o vietati

L’Associazione Italiana Celiachia nel corso degli anni ha realizzato una guida per tutti i soggetti celiaci. Nella lista dei cibi permessi, dove il glutine è sicuramente assente, vengono indicati tutte la carni, il pesce, i molluschi e i crostacei. Via libera anche frutta e verdura fresca, uova e a determinati salumi, come bresaola, lardo, prosciutto crudo e speck; latte e formaggi non contengono glutine, a patto che non siano addizionati con sostanze particolari. Alcuni cereali, infine, possono essere consumati anche da chi soffre di celiachia: mais, miglio, quinoa, sorgo e amaranto fanno parte di questa categoria.

Per contro, dalla dieta di chi è affetto da celiachia sono naturalmente banditi tutti i prodotti a base di frumento, segale, orzo, avena e farro e i loro derivati. In apparenza sembra tutto chiaro e semplice ma, in realtà, bisogna fare molta attenzione perché alcuni prodotti all’apparenza “innocui”, possono contenere glutine. È il caso, per esempio, della birra, prodotta con cereali come l’orzo, oppure dello yogurt arricchito con cereali, e così via.

Cibi a rischio

Esiste poi una varietà di alimenti ritenuti “pericolosi”, da valutare caso per caso. L’Associazione Italiana Celiachia mette in guardia da alcuni prodotti e ne consiglia il consumo solamente se riportano esplicitamente la dicitura “senza glutine”. Tra questi si annoverano risotti pronti in busta, patatine, marmellate, mostarda e preparati per il brodo. Una certa cautela va usata anche prima di mangiare insaccati di carne suina, bovina e avicola, quali mortadella, prosciutto cotto, wurstel.

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I sostitutivi: il variegato mondo del gluten-free

Per garantire anche ai soggetti celiaci la possibilità di mangiare cibi altrimenti “proibiti”, sono nate numerose alternative gastronomiche “gluten-free”. Sebbene questo tipo di alimenti siano più costosi rispetto a quelli tradizionali, si tratta comunque di cibi spesso basilari per diverse persone. Dopotutto siamo in Italia e qui pasta e pane, ma anche prodotti da forno come pizza, biscotti e focacce, sono consumati quotidianamente, appartengono alla tradizione gastronomica. Per i celiaci, lo Stato ha previsto una forma di assistenza che consiste nell’erogazione di buoni mensili con cui acquistare gli alimenti sostitutivi in regime di gratuità presso farmacie oppure negozi convenzionati. Non tutti gli alimenti sostitutivi sono erogati in modalità gratuita dal Servizio Sanitario Nazionale, ma soltanto quelli prodotti, confezionati e inseriti dalle aziende nel Registro Nazionale degli Alimenti senza glutine, consultabile sul sito del ministero della Salute (www.salute.gov.it).

Le indicazioni

Oltre alla presenza di prodotti dedicati disponibili in negozi, supermercati e farmacie, su tutto il territorio italiano diversi ristoranti e bar propongono ai celiaci soluzioni in linea con la loro patologia, inserendo nei menu piatti “gluten-free”. Per chi proprio non vuole rinunciare a pane e pizza, inoltre, alcuni locali mettono in vendita questo tipo di prodotti, ma privi di glutine. Solitamente i locali che rispettano pienamente le norme previste per i celiaci espongono il bollino dell’Associazione Italiana Celiachia.

Negli ultimi anni si è diffusa la convinzione che una dieta priva di glutine possa apportare dei benefici anche a chi non è affetto da celiachia. L’AIC ha precisato che, nonostante un consumo saltuario di prodotti senza glutine non abbia particolari controindicazioni una la dieta senza glutine non apporta alcun beneficio per la salute delle persone non celiache.

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