Bambini e Coronavirus: tutto quello che c'è da sapere
Tante risposte e molti consigli pratici per affrontare l'emergenza senza ansie e con maggior consapevolezzaDopo la contestata circolare del Ministero circa le passeggiate genitore-figli, molte le voci che si sono levate, anche da parte dei pediatri, circa l'estrema attenzione che i genitori di bimbi ancora piccoli devono porre nell'esporre i propri figli ad eventuali contatti con l'esterno.
Ma come il virus colpisce i bambini? Esistono studi scientifici in merito? I neonati sono più a rischio? E quali le possibili precauzioni da adottare?
Le risposte a queste domande, insieme ad alcuni consigli di carattere pratico da adottare, da Anna Maria Bottelli, pediatra, paidologa e nipiologa.
Come agisce il coronavirus in ciascuno di noi?
"Questo virus che ha sterminato soprattutto in Lombardia un numero elevato di persone, non dimostra di avere pietà per nessuno. Se si ha la sfortuna di incontrarlo, il Covid aggredisce con veemenza, entra attraverso le prime vie aeree - dove può essere all'inizio scambiato per un banale virus influenzale - e poi continua “al galoppo” la sua corsa lungo tutto l’albero bronchiale, fino agli alveoli polmonari. I danni ci sono sempre, più o meno gravi. Inermi di fronte al nemico, ai soggetti colpiti viene meno ciò che inconsciamente si effettua, il respiro. Questo si fa sempre più corto, difficile provocando ciò che si definisce all’inizio 'fame d'aria' e poi 'distress respiratorio'".
I bambini sono interessati come gli adulti?
"Tra le tante notizie preoccupanti, una buona c'è: i bambini non presentano gli stessi quadri di gravità degli adulti. Pur avendo lo stesso rischio di contrarre l'infezione, in loro le manifestazioni cliniche sono quasi sempre meno gravi. Forse il loro sistema immunitario non reagisce al virus in modo violento come quello dei grandi, la cui risposta troppo aggressiva provoca un intenso stato infiammatorio difficile da debellare. Vengono prodotte cellule particolari - le citochine – che innescano una cosiddetta 'tempesta infiammatoria' che nei casi peggiori ha uno sviluppo esponenziale e conseguenze letali".
Esiste qualche spiegazione?
"Sì, probabilmente il bambino, avendo un sistema immunitario ancora immaturo, 'produce' meno citochine per cui viene in parte risparmiato da un decorso grave. Altre teorie riferiscono di un recettore cui si lega il virus nelle vie aeree, diverso nel bambino, forse ancora incompleto o poco espresso, quindi incapace di trattenere il Covid".
Ci sono studi scientifici di valutazione clinico-epidemiologica?
"La letteratura scientifica riferisce di uno studio recente su 2143 bambini di Shangai positivi al coronavirus in cui la metà circa ha presentato un'infezione lieve con sintomi quali febbre, tosse, affaticamento, mal di gola, ostruzione nasale ma anche di tipo gastroenterico, quali nausea, irregolarità dell’alvo, dolori addominali. In fondo interpretabili come quelle infezioni respiratorie o gastrointestinali ricorrenti, tipiche dell’età pediatrica. Un caso su tre circa, il 39%, ha contratto una polmonite senza segni di difficoltà respiratoria. Solo il 6% ha presentato una malattia grave (neonati, lattanti, bambini in età pre-scolare). Infine un 5% senza sintomi. In sintesi sono riferiti pochi casi gravi rispetto al totale e in bambini particolarmente piccoli. Un po' come succede ogni anno, durante i mesi invernali, quando nei nostri ospedali vengono ricoverati per bronchiolite - da virus respiratorio sinciziale o da altri virus tipici del periodo – i neonati e i lattanti cioè i piccoli del primo anno di vita".
Il neonato, cioè il piccolo dei primi 30 giorni di vita, è più a rischio?
"Sì, risulta particolarmente vulnerabile e quindi da proteggere con grande attenzione oltre che con quei presidi igienici (lavaggio delle mani, mascherina) anche in fase di allattamento al seno".
I bambini diffondono il coronavirus?
"Non è ancor chiaro se i bambini, pur infettandosi, siano un elemento importante nella diffusione del virus, come avviene per l'influenza".
Quali sono le precauzioni per "bambini già malati", affetti da malattie croniche o da patologie onco-ematologiche?
"Come gli adulti, quei bambini che presentano patologie sottostanti, sono più esposti al contagio e quindi a rischio di contrarre l'infezione virale e come tali da proteggere con grande attenzione con tutti i presidi igienici e le norme di prevenzione continuamente consigliate e ribadite".
I gel igienizzanti vanno bene per i bambini?
"Certo sono importanti, anche se magari da usare con oculatezza nei casi di soggetti che presentano eczemi alle mani, in quanto irritanti, quindi da integrare con creme emollienti.
Ma a proposito di uso di gel igienizzanti, i Centri Antiveleni hanno diramato un'allerta a causa dell'aumento delle intossicazioni tra i bambini. Esortano pertanto i genitori a non lasciare incustoditi quei contenitori-bottigliette etichettati o no con disinfettanti commerciali o preparati artigianalmente. I bambini, curiosi di natura, ne sono attratti e li possono ingerire accidentalmente soprattutto nella fascia di età inferiore ai cinque anni, provocandosi seri guai a carico delle prime vie digestive".
Qualche consiglio comportamentale, per contenere lo stato d'ansia dei bambini in questi giorni in cui restano chiusi in casa?
"Quanto più è piccolo il bambino, tanto più è una 'spugna emotiva' particolarmente recettiva. Ogni paura dei genitori proveniente dalle notizie televisive o dai 'social', se non adeguatamente modulata, si trasforma nei figli in sintomi quali irritabilità, insonnia, inappetenza, ovvero si instaura il meccanismo della somatizzazione. Il primo consiglio è quello di parlare, raccontare i fatti, già a partire dall'età della scuola materna, mantenendo la calma, applicando un'adeguata gestualità, una voce pacata e un linguaggio semplificato".
Come ci si deve approcciare al bambino in questi casi?
"La prossimità fisica ha un grande valore: prendiamoli in braccio, coccoliamoli, teniamoli vicini manifestando loro senso di protezione e di sicurezza, mentre si riferisce la storia di questo strano virus che porta la corona. Ricordiamoci della nostra infanzia e dell'importanza di una carezza nei momenti difficili, accompagnata dalla voce calda e suadente di uno o dell'altro dei genitori che ci confortavano durante le difficoltà. La mano che ci ha accompagnato dandoci sicurezza nel buio dei momenti di paura, le coperte rimboccate come in un caldo abbraccio la sera, con il bacio della buona notte. Dal passato ciascuno ritrovi la sua storia affettiva da trasmettere ora con impegno ai propri figli. Ho sempre ritenuto che il tempo 'affettivo' donato ai bambini non è mai tempo sprecato, ma anzi, è un tempo-terapia per i piccoli e grandi problemi del quotidiano, soprattutto in questo frangente. Già dalla somministrazione del latte, con biberon o con il seno materno, ho sempre pensato e consigliato che tutto vada fatto 'con amore', ovvero con quella partecipazione empatica profonda non definibile a parole, come non è definibile un sentimento così alto quale è quello dell’amore parentale. Va solo trasmesso. Soprattutto ora. E i bimbi ne hanno estremo bisogno".
Quando i bambini pongono domande, come dobbiamo comportarci, in questa situazione?
"Se pongono domande, ascoltiamoli sempre, con attenzione e sensibilità, dimostrando loro comprensione e dando risposte adeguate alla loro età. Più sono piccoli più è facile entrare nel mondo della fantasia, della magia e raccontare immaginando uno scenario tra quelli che i bambini amano. C'è sempre qualche personaggio dei cartoni animati o dei libri che vengono letti la sera, che il bimbo preferisce: inseriamo l'amico nel racconto per rendere più familiare la storia del virus".
Quale può essere un semplice messaggio positivo da trasmettere in questi giorni?
"Bisogna ricordare ogni volta ai bambini che sono numerose le persone che stanno 'lavorando' per fare in modo che il coronavirus diventi meno aggressivo o meglio meno cattivo, così che tutti noi poi potremo ritornare a fare le cose di prima. A giocare nei parchi, a correre nei prati, a invitare gli amichetti o andare a trovare i nonni. Si può anche parlare di quei dottori particolari che con lenti giganti guardano il virus al microscopio e pensano di 'costruire' cure speciali per eliminarlo. Sono amici di tutti noi e ci aiutano. Tutto questo rappresenta un messaggio rassicurante per l’età evolutiva e aiuta in parte a sgombrare il campo dalle paure".
Non è sempre facile far capire l'importanza delle norme igieniche ai bambini. Come fare?
"Si può approfittare di alcuni momenti per esempio prima dei pasti, per ribadire le ormai note norme. Insieme lavare bene le mani, insieme imparare a mettere la mascherina, trasformando momenti di insegnamento in momenti ludici. Se il tutto non è fatto con modalità impositive, ma sottoforma di gioco, il bambino partecipa di più e mette in atto i consigli dei genitori".
Come si può impostare una giornata, ora che il tempo è più dilatato, diversa da quelle precedenti?
"Si può scandire la giornata inserendo dei riti da proporre ripetutamente: il momento scolastico a casa, o un gioco programmato se in età da asilo nido o scuola materna, preceduti dalla prima colazione da non dimenticare e seguiti dal pranzo con tutti i familiari; letture o nanna se più piccoli, merenda magari preparata insieme con i genitori trasformandosi tutti in cuochi; la cena sempre insieme e poi la nanna con il racconto di qualche favola o la lettura di libri piacevoli. Riduciamo la TV, i vedeogames, l'uso degli smartphones. Il rito, ovvero la ripetizione agli stessi orari dei ritmi domestici, aiuta a consolidare le buone abitudini.
Ma a proposito di riti ora passati di moda, qualche lettore dai capelli bianchi ricorderà come genitori o nonni di un tempo insegnassero le preghiere 'della mattina' e 'della sera', il Segno della Croce ben fatto, l'invocazione preziosa all'Angelo Custode. Chissà che questo tempo 'speciale' conduca i grandi non solo a meditare, ma anche a prendere i piccoli per mano e a insegnare loro la recita di qualche semplice preghiera! Ricordiamo che per far fronte alle sfide della vita quotidiana, i bambini con il loro stupore e la trasparenza dei loro occhi già sanno parlare di Dio. Basterebbe ascoltarli".
Altri consigli da proporre?
"Certo, mai dimenticare di insegnare ai bambini di qualunque età che se stiamo tutti uniti si diventa più forti. Così si possono avere più 'armi' per combattere il nemico e guarire più in fretta, per fare poi insieme una grande festa. E allora torneremo ad essere gioiosi perché il coronavirus sarà stato vinto".
Qualche cosa di ritmato, semplice, da raccontare ai più piccoli sul virus?
"Sì, una recente filastrocca di Roberto Piumini ricca di spunti “didattici”:
Che cos'è che in aria vola? C'è qualcosa che non so? Come mai non si va a scuola? ......Virus porta la corona…È un tipaccio piccolino……È un tipetto velenoso… invadente e dispettoso…. È invisibile e leggero…Microscopico guerriero…Io, tu, e tutta la gente, con prudenza e attenzione, batteremo certamente l’antipatico birbone. E, magari, quando avremo superato questa prova, tutti insieme impareremo una vita saggia e nuova".