È arrivata la primavera, un periodo caratterizzato dalle belle giornate e dalla voglia di uscire. C’è un solo problema: il proliferare delle allergie. La diffusione dei pollini provoca infatti non pochi fastidi a chi soffre di questa problematica così comune.

Come si sviluppa

L’allergia si genera tramite un doppio contatto con un determinato allergene: la prima volta il sistema immunitario lo riconosce, la seconda opera una reazione nei confronti delle sostanze che sono presenti nell’ambiente. La risposta relativa ai pollini o agli altri allergeni può essere legata alla propria predisposizione genetica, che si manifesta nel corso degli anni: non tutte le allergie si scoprono infatti in giovane età. Per quanto riguarda il fattore ereditario, numerosi studi hanno confermato come il figlio di un genitore allergico abbia il 30-35% di probabilità in più di sviluppare questa problematica rispetto al resto della popolazione; in caso di due genitori allergici, la percentuale raddoppia.

La sintomatologia

I sintomi sono piuttosto noti: è il tipico schema del raffreddore, con starnuti e occlusioni nasali, ma anche lacrimazione oculare, arrossamento degli occhi e, nei casi più severi, prurito. In alcune circostanze il soggetto allergico presenta tosse secca, che non coinvolge le basse vie respiratorie, ma solamente quelle alte. Se il paziente sviluppa invece un’asma allergica, è necessario un approccio terapeutico più evoluto, per evitare l’emergere di una broncocostrizione che può provocare severe difficoltà respiratorie.

Per capire se ci si trova davanti a un raffreddore o un’allergia, spesso è sufficiente guardare il calendario: in primavera inoltrata, se le condizioni peggiorano quando si è all’aperto rispetto a quando si è in casa, è altamente probabile che ci sia un’allergia alla base dei sintomi. Quando si ha il sospetto di aver sviluppato questa problematica, la prima cosa da fare è rivolgersi al proprio medico curante: sarà lui, conoscendo l’anamnesi del paziente, a esaminare la situazione nel dettaglio e, se necessario, a indirizzare il paziente verso gli specialisti.

Sono prevalentemente tre i medici che si occupano del disturbo: l’allergologo, al quale spetta il compito di determinare il polline (o i pollini) che creano il problema, orientandosi dunque verso una terapia preventiva e curativa; l’otorinolaringoiatra e lo pneumologo, che determinano lo stato locale della situazione.

La prevenzione

Prevenire l’allergia è praticamente impossibile, ma esistono alcuni accorgimenti che possono quantomeno limitarne l’impatto sulla vita quotidiana. Laddove possibile, si consiglia di rimanere in casa con le finestre chiuse quando la concentrazione di pollini nell’aria è più alta o nelle giornate ventose: ciò può alleviare i sintomi di chi soffre di rinite allergica, anche se è impossibile eliminare del tutto il contatto con i pollini presenti nell’aria.

Evitare di stendere il bucato all’aperto, lavare viso, mani e capelli prima di coricarsi e delegare eventuali mansioni legate al giardinaggio sono buone pratiche che limitano i danni.

La terapia

Il modo più rapido ed efficace per combattere il problema nei mesi maggiormente critici è il ricorso agli antistaminici, una categoria di farmaci che è oggetto di uno studio costante per cercare di limitarne gli effetti collaterali, come ad esempio la forte sonnolenza.

Gli antistaminici, in particolare, vanno a bloccare i recettori dell’istamina. A monte dei sintomi, infatti, c’è proprio la liberazione di questa sostanza (un’ammina biologicamente attiva) da parte del sistema immunitario entrato in contatto con un allergene. L’istamina così rilasciata provoca la comparsa di un’infiammazione e delle reazioni  ad essa associati.

Nei casi più severi, il medico può anche disporre la somministrazione dei corticosteroidi, degli antinfiammatori che vanno a ridurre l’infiammazione e contemporaneamente agiscono in maniera efficace sui sintomi. Sono farmaci che aiutano soprattutto in caso di attacchi asmatici, in collaborazione con i broncodilatatori come i beta2stimolanti.

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