«Le allergie sono una risposta anomala del sistema immunitario di un individuo verso sostanze di solito innocue per la maggior parte della popolazione. Sono considerate una “malattia dei tempi moderni” e dei Paesi industrializzati, dove interessano oltre il 20% della popolazione. Si possono manifestare come asma, rinite, congiuntivite, allergia alimentare, orticaria e dermatiti. Ma come mai tutto questo avviene?» A porsi la domanda è il professor Stefano Del Giacco, allergologo e immunologo del Policlinico Duilio Casula, ospite di “15 minuti con…”, il talk sulla salute dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, in collaborazione con il gruppo L’Unione Sarda, condotto dal giornalista Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell’Aou.

«Il sistema immunitario, in origine “progettato” per proteggerci da tutti i rischi di ambienti ad alto rischio infettivo e parassitario», prosegue Del Giacco, «si trova ai nostri tempi “disoccupato” e quindi nel soggetto allergico rivolge la sua attenzione a sostanze (allergeni) con cui si viene a contatto per varie ragioni, come pollini, allergeni degli acari, muffe, alimenti, sostanze chimiche e sostanze naturali usate per innumerevoli funzioni, come l’uso cosmetico o professionale. Tra le allergie non mancano quelle a farmaci, spesso di particolare complessità dal punto di vista diagnostico e quelle al veleno di imenotteri (api, vespe e tutti i loro simili)».

«Sulla nostra Isola si stima ci siano almeno 350.000 allergici, un numero considerevole e perfettamente allineato con il circa 20-25% del resto d’Italia. Anche le manifestazioni sono in linea: circa 80.000 asmatici, qualcuno in meno con allergia alimentare, 300.000 pazienti con rinite e/o congiuntivite e percentuali minori per le altre problematiche. Se i conti non tornano è perché spesso possono coesistere due o più allergie nello stesso individuo», spiega l’allergologo, aggiungendo che «la primavera appena arrivata è il periodo più acclarato per le allergie respiratorie e i pollini, portati anche a centinaia di chilometri dal vento, che possono causare asma, rinite e congiuntivite. Graminacee, parietaria, composite e olivo la fanno da padroni sull’Isola. Non dimentichiamo gli acari della polvere, i cui allergeni creano problemi nel corso di tutto l’anno ai soggetti sensibili a questi piccolissimi insetti, soprattutto nel periodo invernale».

«La diagnosi oggi», precisa Del Giacco, «è facilitata da sofisticati sistemi laboratoristici che si possono utilizzare quando i prick-test (punturine sugli avambracci) non sono sufficienti. I patch-test (cerotti da attaccare sulla schiena) sono riservati alle dermatiti da contatto e ad alcune allergie a farmaci e molte altre metodiche sono utilizzabili per le altre allergie meno comuni. Infine, in alcuni casi, è possibile “vaccinare” il paziente per un determinato allergene, rendendolo nel tempo non più sensibile all’allergene stesso».

Luca Mirarchi

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L’uovo di Pasqua? Fa bene alla salute, ma a piccole dosi

Epicatechina. Catechina. Procianidine, ovvero flavanoli. Chi ci capisce è bravo. Ma non fermatevi alla complessità dei nomi scientifici. Tutte queste sostanze le potete ritrovare domenica prossima, quando per la gioia di grandi e piccini vi appresterete a rompere l’uovo di cioccolato. Eh già. Anche se può sembrare strano, si tratta di composti presenti nella fava di cacao, quindi pronti a diventare materia prima per l’uovo di Pasqua. L’importante è non esagerare con questo alimento che, non per nulla, chiamavano “cibo degli Dei”. Ma a giuste dosi, l’uovo (attenzione sempre alla qualità), può diventare uno strumento per il benessere non solo della psiche, ma anche del cuore. e proprio grazie ai flavanoli del cacao. A farlo pensare è uno studio pubblicato su American Journal of Clinical Nutrition a cura di un gruppo di esperti del Brigham and Women's Hospital di Boston che hanno riportato i risultati dello studio Cosmos. Attenzione: la ricerca non ha preso in esame cioccolato puro, ma appunto integratori studiati su misura a dosaggi che sarebbe difficile ottenere con quello che un tempo si chiamava “cibo degli dei”, a meno di non ingurgitare anche tante calorie, grassi e simili. Ma si tratta di una prova in più per dare sollievo al desiderio dei golosi, pronti a scartare l’uovo tra qualche giorno. Insomma: è proprio vero che un quadretto di cioccolato (per chi non vuole aspettare l’appuntamento con la celebrazione e il classico uovo) può aiutare corpo e umore a star bene. Lo studio, in qualche modo riprende in chiave moderna una ricerca condotta all’Università di Harvard su 7841 persone di 65 anni seguite per cinque anni. Allora si dimostrava che chi mangia cioccolato tre volte al mese vive più a lungo – addirittura il rischio di mortalità appare inferiore del 36 per cento - rispetto a chi si astiene. Ovviamente, un vantaggio sarebbe presente anche per chi supera i dosaggi draconiani presi in considerazione dagli scienziati americani: solo che in questo caso l’effetto benefico sarebbe ridotto.

Federico Mereta

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