Una corretta nutrizione è fondamentale nel trattamento di molte patologie ed è ormai assodato come un’alimentazione sana ed uno stile di vita attivo siano importanti anche per le persone in cura per un tumore. La ricerca scientifica ha studiato il rapporto tra salute e alimentazione affinché il paziente oncologico possa affrontare al meglio la malattia e gli effetti collaterali delle terapie, per contrastare la crescita o la ricomparsa del tumore.

I pazienti oncologici spesso presentano uno o più sintomi legati alla patologia o alle terapie che, indipendentemente dalla gravità, condizionano negativamente la qualità di vita. Spesso si hanno effetti collaterali come alterazioni del gusto, infiammazioni, mucositi, nausea e vomito o problemi intestinali, che possono rendere davvero complicato nutrirsi. Ne consegue, quindi, che per molti pazienti oncologici solo l'idea di mangiare può essere fonte di ansia e stress, così come può essere molto avvilente per i familiari o i caregivers. Per i pazienti che devono affrontare percorsi terapeutici spesso lunghi ed impegnativi la nutrizione è parte integrante della cura per facilitare il recupero completo.

Sulla base della Carta dei Diritti del malato oncologico - sottoscritta nel 2017 da alcune società scientifiche, prende avvio nella Struttura di Ematologia e Centro Trapianti di Midollo Osseo dell’ARNAS G. Brotzu, diretta dal professor Giorgio La Nasa, il “Servizio di Nutrizione in Ospedale” che nasce con lo scopo di orientare i pazienti verso un’alimentazione corretta, consapevole e sicura per affrontare gli effetti delle cure onocologiche. Il servizio, rivolto ai pazienti oncologici in cura all’ospedale Bunsinco, si avvale della consulenza della biologa nutrizionista Giorgia Antoni esperta nelle problematiche alimentari di tipo oncologico e onco-ematologico e sarà caratterizzato da un approccio incentrato sul paziente, orientato a garantire e promuovere una buona qualità di vita con una particolare attenzione alle probabili complicazioni legate all’alimentazione durante l’intero iter diagnostico-terapeutico.

Grazie alle sinergie messe in campo da un’équipe multidisciplinare costituita da personale specializzato, in coordinamento con l’unita clinica del centro trapianti midollo osseo (responsabile la dottoressa Adriana Vacca), si potrà garantire un piano nutrizionale personalizzato per il paziente oncologico. Il servizio coinvolgerà in maniera diretta non solo pazienti e famiglie ma anche tutto il personale sanitario.

Tra gli obiettivi principali del progetto si segnalano in particolare l’organizzazione del percorso di educazione alimentare per i pazienti, il supporto e assistenza all’équipe sanitaria, il miglioramento dell’offerta dei pasti ospedalieri e l’assistenza a domicilio. Il servizio, gratuito per chi ne farà richiesta, sarà diretto a coloro che presentano patologie oncologiche e onco-ematologiche in trattamento chemioterapico o sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche ricoverati presso il reparto bassa carica microbica o il reparto di degenza ordinaria oppure afferenti agli ambulatori dell’Ematologia. Si accede al servizio previo appuntamento mediante richiesta diretta del paziente o di un suo familiare.

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L’artrosi si cura anche con le arti marziali cinesi

Per chi deve fare i conti con il dolore dell’artrosi alle ginocchia, magari acuito dai chili di troppo che si accumulano sull’addome, imparare a muoversi è fondamentale. Ma occorre anche fare i movimenti giusti. Magari sulla spiaggia, su un prato o a casa. In questo senso, si può imparare qualcosa dalle antiche arti marziali dei cinesi. Sulla scena vanno movimenti lenti, uniformi e senza interruzioni. A mani nude. Solo i più preparati possono impiegare bastoni o simili. A volte, ci si può divertire anche in coppia. Benvenuti nel mondo del Tai Chi, l’antica arte marziale cinese, nata come strategia di combattimento, che può essere d’aiuto quanto le articolazioni fanno fatica e i dolori le bloccano. Soprattutto, ma non solo, per le persone in sovrappeso allenarsi secondo queste strategie può essere davvero utile. A dirlo, qualche tempo fa, è stata una ricerca coordinato da Chenchen Wang, che dirige l’area reumatologica del Center for Complementary and Integrative Medicine al Tufts Medical Center di Boston, apparsa su Annals of Internal Medicine. L’indagine ha preso in esame 200 persone intorno ai 60 anni, per la maggior parte in sovrappeso o obese con un’artrosi delle ginocchia presente mediamente da otto anni. La popolazione in esame è stata divisa in due gruppi: il primo è stato trattato con un istruttore di Tai Chi con sessione due volte la settimana per dodici settimane, il secondo ha fatto con la medesima cadenza sessioni di terapia fisica in ospedale per sei settimane, per poi continuare a casa gli esercizi indicati per un medesimo periodo di tempo. Al termine della ricerca, la sorpresa: leggendo i questionari compilati dagli stessi pazienti gli esperti hanno visto che i miglioramenti sintomatologici nei due gruppi erano pressoché simili, con miglioramenti significativi che si sono poi mantenuti a distanza, anche per un anno. Tra le evidenze positive per l’arte marziale cinese un dato significativo: L’umore risultava nettamente migliore tra quanti si allenavano al Tai Chi rispetto a quanto osservato nel gruppo di controllo.

Federico Mereta

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