Gli effetti più evidenti del caro bollette sono, purtroppo, noti a tutti. Nelle ultime settimane milioni di italiani si sono visti recapitare gli avvisi di pagamento per elettricità e gas con prezzi schizzati alle stelle. Stando agli ultimi report di settore, nel primo trimestre di quest’anno una famiglia-tipo andrà a pagare circa il 55% in più sulla componente luce e oltre il 41% in più su quella relativa al gas. Percentuali di crescita mai viste prima, tanto che il governo è anche corso ai ripari con alcune misure pensate ad hoc per contenere i costi. Detto questo, se gli importi gonfiati sono stampati nero su bianco su milioni di bollette, meno conosciute sono spesso le cause che hanno portato a questi aumenti. 

Il fenomeno

C’è da dire, prima di tutto, che in quest’ultimo periodo si sono sommati una serie di fattori che, insieme, hanno contribuito al boom dei prezzi. Alla base del fenomeno, come già era successo nei trimestri precedenti, c’è l’aumento del prezzo dell’energia elettrica e del gas naturale sul mercato all’ingrosso, che, ovviamente, oscilla a seconda della domanda e dell’offerta. A questo si aggiunge la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2 all’interno del sistema europeo ETS. Qualche cifra? Il prezzo sul mercato all’ingrosso del gas naturale al TTF (ovvero il punto di scambio di riferimento per l’Europa, la cui base è nei Paesi Bassi) è cresciuto di quasi il 500% in un solo anno. All’atto pratico significa che un megawattora che prima si pagava 21 euro, ora lo si paga 120 euro. Ad aumentare, inoltre, è stato anche il prezzo del carbonio, ovvero le quote che le aziende europee si scambiano per compensare così le emissioni generate dalla combustione di fonti fossili: il prezzo, nel corso del 2021, è più che raddoppiato. Questi fattori non potevano che avere effetto anche sul prezzo dell’energia elettrica, con gli aumenti visti in bolletta dagli utenti finali di tutta Europa. 

La crisi in atto

E ancora: nello scenario degli aumenti c’è da inserire anche la maggiore domanda di energia che si è riscontrata per via della ripresa economica successiva al Covid: milioni di aziende e le loro filiere produttive hanno ripreso a operare a pieno regime, con conseguente fabbisogno di energia. Un aspetto, questo, che ha riguardato anche i Paesi orientali, dove la corsa dell’industrializzazione prosegue a ritmi elevatissimi. Anche qui i numeri parlano più di mille parole: basti pensare che la richiesta di gas nell’area cosiddetta “Asia Pacific” è passata da 500 miliardi di metri cubi del 2005 agli oltre 1.000 dello scorso anno, e sembra destinata a crescere ancora. Non da ultimo, ci sono da considerare anche gli sviluppi geopolitici che hanno portato alla guerra tra Russia e Ucraina: il nostro Paese è tra quelli che più si approvvigionano del gas che arriva da Mosca, con una quota che supera il 40%.

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E intanto la Russia taglia le forniture

Nel complesso equilibrio della distribuzione del gas russo in Europa, recenti report basati sui dati di Gazprom (il colosso del settore che è anche il primo  fornitore di metano per l’Italia) hanno evidenziato come Mosca abbia deciso di tagliare le forniture all’Italia in maniera sensibile, con un calo pari addirittura al 43% tra dicembre 2021 e gennaio di quest’anno. Privilegiata, invece, la Germania: una mossa, secondo gli esperti, per facilitare l’ottenimento del gasdotto Nord Stream 2.

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