Dal bagno alla cucina, sono tanti i lavori di ristrutturazione che possono essere realizzati in casa. Chi si affida a ditte specializzate nel rifacimento ha un obiettivo da perseguire: portare a termine un intervento di qualità a un prezzo sostenibile. Questo purtroppo non è sempre possibile. L’incremento nel prezzo delle materie prime, che prosegue da mesi, sta infatti mettendo i bastoni tra le ruote a tanti cittadini che desiderano dare un nuovo volto alla propria abitazione. Una situazione che, ovviamente, pesa anche sulle imprese edili.

Prezzi su con la ripresa

Si potrebbe pensare che l’impennata dei costi dei materiali da costruzione sia figlia delle tensioni internazionali degli ultimi mesi, sfociate da qualche giorno nel conflitto tra Russia e Ucraina. In realtà le motivazioni hanno radici più lontane: passata l’ondata iniziale della pandemia di Covid-19, le economie mondiali hanno - tra alti e bassi - ripreso la loro marcia. Le imprese di vari Paesi, soprattutto dei “big” come gli Stati Uniti e la Russia, hanno ricominciato a pieno regime la produzione: un fattore che ha comportato una maggiore richiesta di materie prime. L’aumento della domanda ha comportato una diminuzione delle risorse disponibili e, di conseguenza, il prezzo di queste ultime è lievitato. Di questo ne risente tutta la filiera dell’edilizia, con la conseguenza che oggi ristrutturare costa di più rispetto a qualche anno fa.

Dal ferro al gasolio

Per capire meglio la situazione è sufficiente fare qualche esempio concreto. Tra novembre 2020 e novembre 2021 il ferro-acciaio tondo per cemento armato ha avuto una crescita del 226,7%: lo dicono dati Ance (Associazione nazionale costruttori edili) che citano una ricerca del Meps, il Management engineering & production services. L’incremento ha riguardato, tra gli altri, anche il rame (+40,2%), il gasolio (+106%) e i polietileni (+88,2% per quelli a bassa densità).

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