Dopo quello lanciato a inizio gennaio da Dacia Maraini e da altre scrittrici, artiste e intellettuali, si moltiplicano gli appelli alle forze politiche per l’elezione di una donna – la prima nella storia della Repubblica – al Quirinale, per succedere a Sergio Mattarella, in scadenza di mandato. 

Il voto alla Camera per scegliere il nuovo capo dello Stato inizierà il 24 gennaio e i due nomi che continuano a occupare le colonne dei giornali sono quelli di Mario Draghi e Silvio Berlusconi

Ma non mancano le ipotesi sulle possibili candidate per ricoprire la più alta carica dello Stato.

Nelle ultime settimane è stata citata più volte Marta Cartabia, attuale ministro della Giustizia, per molti anche l’optimum per permettere a Draghi di restare a Palazzo Chigi senza troppi scossoni alla maggioranza. Viceversa, con l’attuale premier eletto al Colle, la Cartabia potrebbe essere anche essere la scelta giusta, garanzia di continuità, per la presidenza del Consiglio. 

Il centrodestra sembra puntare deciso su Berlusconi, ma anche in questo caso non mancano le alternative al femminile. Su tutte: Letizia Moratti, ex ministro all’Istruzione e attuale assessore alla Sanità della Regione Lombardia, e Maria Elisabetta Casellati, che già occupa la seconda carica dello Stato come presidente del Senato. 

Sponda centrosinistra, invece, sono saltati spesso fuori invece i nomi di Anna Finocchiaro, Roberta Pinotti e Rosi Bindi.

Non mancano, poi, le ipotesi più “tecniche”: come l’ex ministro Paola Severino o Elisabetta Belloni, ex direttrice generale della Farnesina e attuale capo dei servizi segreti. E poi la giurista Lorenza Carlassare, Elena Paciotti, ex presidente del Consiglio superiore della Magistratura, e Anna Maria Tarantola, ex presidente Rai.

Infine, la sempreverde Emma Bonino, che era entrata in lizza nelle votazioni per l’elezione per il presidente già nel 1999 e alle ultime del 2013, riuscendo a racimolare solo una quindicina di voti in entrambi i casi. 

Lei stessa, però, ha già declinato, a scanso di equivoci, ogni possibile invito a rendersi disponibile, con queste parole: “Dico sì a una donna competente e autorevole per il Colle, ma non penso a me, perché io ero pronta 30 anni fa”.

E si è chiamata fuori da subito anche Liliana Segre, senatrice a vita che ha vissuto l’orrore della deportazione nei lager nazisti, sottolineando sommessamente come alla sua età, 91 anni, la salita al Colle sarebbe un compito onorevole sì, ma troppo gravoso. 

(Unioneonline/l.f.)

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