Sono semplici suppletive, eppure il voto che si terrà in autunno nel Nord Sardegna può risultare decisivo per la tenuta della maggioranza giallorossa, sempre più ballerina al Senato. A volte basta un voto, soprattutto a Palazzo Madama dove a differenza della Camera non c'è il premio di maggioranza, per far pandere la bilancia da una parte o dall'altra. Lo sa bene Romano Prodi, che fu fatto fuori dal senatore Turigliatto, con tanto di mortadelle sventolate in Aula da esponenti di centrodestra per festeggiare la disfatta.

In ballo c'è appunto un seggio da senatore per sostituire la pentastellata Vittoria Bogo Deledda, morta lo scorso 17 marzo per un tumore nella sua abitazione di Budoni.

Un seggio che può risultare decisivo, visto che la maggioranza a Palazzo Madama si regge grazie al voto dei senatori a vita e di quelli del Gruppo Misto.

I NUMERI - Sono 161 i voti necessari per la maggioranza al Senato, ma dopo gli ultimi cambi di casacca che hanno visto alcuni onorevoli uscire dal Movimento 5 Stelle, i senatori che fanno parte dei gruppi di maggioranza sono solo 152. I 95 pentastellati, i 35 del Pd, i 17 di Italia Viva e i 5 di Liberi e Uguali. Così il Conte bis si regge anche grazie al voto di sette senatori del Gruppo Misto e tre delle Autonomie, raggiungendo quota 162. Che può arrivare a 164 grazie a due dei sei senatori a vita, Mario Monti ed Elena Cattaneo. Gli altri, Napolitano, Rubbia, Segre e Piano, non partecipano quasi mai alle votazioni.

Maggioranza che si regge su un filo, vista anche la riottosità dei renziani. E che non è detto possa contare sempre sul consenso dei sette senatori del Misto. Numeri che danno ancor più valore al voto del Nord Sardegna.

IL TOTONOMI - Pd e 5S dovrebbero sostenere un candidato unico per avere più possibilità di battere il centrodestra. Per questo, nonostante il corteggiamento M5S, sembra fantapolitica il nome di Alessandro Di Battista, che pare tralaltro più interessato a scalare il Movimento che a prendersi un contentino utile più che altro a "incatenarlo". Difficile anche la candidatura del premier Conte ventilata nelle scorse settimane, che pure gode di un consenso trasversale. Ma è il diretto interessato a non voler scendere in campo.

Per il Pd si fanno i nomi di Silvio Lai, Gianfranco Ganau, Carlo Careddu e Giuseppe Meloni. Ma nessuno rappresenta una novità, ed essendo esponenti di partito non avrebbero con tutta probabilità l'ok dei 5 Stelle.

E' per questo che si punta su profili più "civici". Sono due i nomi che spiccano. Massimo Carpinelli, rettore in scadenza dell'Università di Sassari che piace ai grillini e non dispiace ai dem. E, soprattutto, Paolo Manca, 42enne presidente di Federalberghi famiglia. Piace a entrambi i partiti ed è il portavoce del forte dissenso espresso dal comparto turistico sardo alla Giunta Solinas. Le dichiarazioni di ieri ("Il flop del turismo di quest'anno è colpa della Giunta regionale") non devono essere passate inosservate e, chissà, forse non sono neanche arrivate a caso.

Quanto al centrodestra, si potrebbe convergere su Antonello Peru, passato da Forza Italia a Ud-Cambiamo!. E' il consigliere regionale più votato nell'Isola, in riavvicinamento con Solinas. Altri nomi possibili sono quello dell'assessore regionale alla Programmazione Giuseppe Fasolino (Forza Italia) e quelli dei leghisti Michele Pais, presidente del Consiglio regionale, e Dario Giagoni, capogruppo del Carroccio in Regione.

ACCORPAMENTO - I giochi sono aperti, ma fondamentale sarà la data. Il centrodestra è favorito, ma senza accorpare suppletive e amministrative, l'inevitabile bassa affluenza potrebbe privilegiare il centrosinistra. Per questo il centrodestra sta pressando sia Roma che Cagliari per accorpare i due voti.

(Unionronline/L)
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