Sta diventato un caso l’annunciato (e mai fatto) viaggio di Matteo Salvini a Mosca per mettere fine alla guerra in Ucraina. Critiche da tutte le parti per il leader leghista, che non ha un mandato del governo per andare a trattare e in molti si chiedono a che titolo vada.

A nome del partito, spiega ai giornalisti vicino al Senato: “Le relazioni internazionali sono in mano a me e al responsabile esteri Lorenzo Fontana. Un capo di partito ha l’onore e l’onere, in nome della pace, di decidere chi incontrare e quando”.

Sui ministri tenuti all’oscuro: “A me piace fare le cose e annunciarle una volta ottenuto il risultato, l’obiettivo era andare a Mosca tornando a casa con un risultato concreto da offrire al governo”.

Un viaggio che ormai, a quanto pare, non si farà. “E’ ancora in piedi? Ma se mi hanno linciato ancora prima di partire. Io sto lavorando da Roma e da Milano: se il Pd non vuole, proveremo a raggiungere lo stesso risultato telefonicamente aspettando Letta e Di Maio”.

Il contatto, precisa poi il leader leghista, non era Putin: “Non lo sento da anni, uno dei contatti in corso è il ministro degli Esteri”. Ma Lavrov ha dato il suo consenso all’incontro? “Diciamo che se volessi potrei andarci domani, a Mosca, a Istanbul...”.

(Unioneonline/L)

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