Migranti, temi etici, temi economici e manine. E ora anche la festa della Liberazione.

L'ultimo battibecco in termini di tempo tra i due vicepremier riguarda i festeggiamenti del 25 aprile. Da un lato Salvini annuncia che non lo festeggerà: non è interessato al "derby fascisti - comunisti", ha detto.

Peccato che gli artefici della Liberazione non siano solo comunisti e che proprio dal 25 aprile nasce quella Costituzione sulla quale Matteo Salvini ha giurato come ministro meno di un anno fa.

"La lotta a camorra, 'ndrangheta e mafia è la nostra ragione di vita. Il 25 aprile non sarà a sfilare qua o là, fazzoletti rossi, verdi, neri, gialli e bianchi. Vado a Corleone a sostenere le forze dell'ordine nel cuore della Sicilia", ha detto il leader leghista. Che magari va a Corleone anche perché tre giorni dopo - il 28 aprile - si vota in 34 comuni siciliani.

"Salvini esca dalla sua brutale propaganda contro una festa nazionale che ricorda tante donne e uomini sacrificatisi per ridare all'Italia la libertà sottratta dalla violenza e dai crimini del fascismo e del nazismo", ha attaccato l'Anpi.

Se Salvini non ci sarà, il suo alleato sì. "Io festeggerò il 25 aprile perché è un giorno importante della nostra storia in cui festaggiamo chi ha vinto, i nostri nonni che hanno portato avanti una battaglia contro un regime e ci hanno dato libertà e democrazia. Poi per 365 giorni l'anno contrastiamo anche la mafia e la corruzione, ma quel giorno è un bel giorno per la nostra nazione. E io ho ben chiaro da che parte stare, dalla parte dei partigiani e di chi ci ha liberato".

(Unioneonline/L)
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