Dalla riva del fiume in cui è seduto (o meglio, in cui si agita: star seduto non gli riesce), Matteo Renzi ha visto passare la fine delle inchieste sui suoi familiari, la crisi di chi l’ha sostituito alla guida del Pd, le difficoltà di chi voleva creare il Centro senza fidarsi di lui. Ora l’ex premier, che oggi dalle 16 interverrà al T-Hotel di Cagliari, spera di raccogliere i frutti della sua guerra di posizione: l’obiettivo è sempre quello, antico, di rappresentare l’ago della bilancia politica. Anche in Sardegna, dove il leader di Italia Viva evita accuratamente di scegliere tra centrodestra e campo largo, nonostante l’adesione a Iv di Anita Pili, assessora nella Giunta di Christian Solinas. «Aspettiamo nomi e candidati – dice Renzi – ma vedrete che faremo la differenza».

A che punto è la costruzione del Grande Centro?
«Per quello che ci riguarda sta andando molto bene. Italia Viva è l’unica alternativa al sovranismo di Salvini e Meloni e al populismo di Conte e Schlein».

Ma qual è lo spazio politico di Italia Viva? C’è vita fuori dai due grandi poli?

«Alle Regionali o alle Politiche è difficile farsi strada in un sistema con una forte correzione maggioritaria. Ma alle Europee si corre nell’unica elezione basata sul proporzionale puro. Questo significa che lo spazio per noi è enorme».

Con Azione non c’è alcuna possibilità di recupero?
«Io non ho niente di personale contro Calenda: l’ho nominato ministro, ambasciatore, presidente della Federazione del terzo polo. Pensi che quando non aveva le firme per candidarsi, gliele ho gentilmente concesse perché non restasse anche stavolta fuori dal Parlamento. Lui ha scelto di rompere con noi, dopo aver rotto con Bonino e prima ancora con Letta. Qualsiasi cosa tocca, rompe. Peccato. È stato un buon viceministro sul made in Italy, perché tecnicamente su alcune cose è bravo. La politica purtroppo non fa per lui».

Qual è il suo obiettivo per le Europee? Basta raggiungere il quorum?
«No. Il quorum non è l’obiettivo ma lo strumento per incidere in Europa. Se eleggiamo i nostri europarlamentari, e credo che lo faremo, siamo decisivi nella partita delle nomine: le presidenze della Commissione, del Consiglio, del Parlamento Europeo. Il quorum ci serve per giocare la partita a Bruxelles. Stavolta in Europa si gioca una partita doppia, è il momento di mandare su persone in grado di farsi sentire ai tavoli che contano».

Lei quale scenario europeo auspica? Ancora la maggioranza Ursula?
«Credo di sì. È lo scenario più probabile, e comunque gli amici di Meloni e Salvini stanno perdendo terreno, come dimostrano le recenti elezioni in Spagna e Polonia. Immagino probabile un equilibrio simile a quello del 2019 con i popolari alla guida della Commissione, i socialisti alla guida del Parlamento e Renew Europe che esprime il presidente del Consiglio europeo».

Il suo tour di incontri, che oggi la porta a Cagliari, si intitola “Volare Alto”: qual è il senso di questo slogan?
«Il vecchio ordine geopolitico mondiale non esiste più. Dall’Ucraina alla Terra Santa, dall’Armenia al Niger, da Taiwan al Kosovo, venti di guerra si alzano sempre più inquietanti e le istituzioni mondiali appaiono incapaci di sviluppare una strategia. Chi come noi ha un’esperienza internazionale può offrire un contributo, a condizione di staccarsi dalle insopportabili telenovelas di questi mesi, come quelle di Calenda o di Salvini o di Giuseppe Conte. In questi incontri parliamo di politica, non di gossip. Chiediamo di vivere la politica come un grande sogno collettivo, non come l’incubo egocentrico di presunti leader in cerca di visibilità. Volare alto è l’unica possibilità per chi non vuole strisciare rasoterra come fanno in tanti».

Ha denunciato irregolarità formali sulla manovra: che sta succedendo?
«La maggioranza litiga, e questo rientra nella dinamica fisiologica delle coalizioni: non mi stupisco. Ma venerdì è accaduta una cosa enorme: il vicepremier Tajani ha detto che la legge di bilancio non è ancora chiusa. Si dà il caso che l’altro vicepremier, Salvini, e la premier Meloni hanno fatto il 16 ottobre una conferenza stampa per annunciare che il Consiglio dei ministri ha approvato la legge».

E come se lo spiega?

«Delle due l’una: o Tajani c’era e dormiva, e allora possiamo preoccuparci per la diplomazia italiana e la tenuta della Farnesina, o qualcuno sta mentendo. Abbiamo chiesto al presidente Mattarella di vigilare perché il Consiglio dei ministri approvi un testo formalmente ineccepibile. Perché sui contenuti si può discutere, e lo faremo in Parlamento, ma in democrazia la forma è sostanza».

In ogni caso, in attesa del testo definitivo, lei ha bocciato la manovra. Quali misure contesta?
«Tutte quelle che deprimono un’economia già zoppicante. A cominciare dalla follia di aumentare le tasse: va su l’Iva sui pannolini, sul latte in polvere, sugli assorbenti, sui passeggini. E poi la cedolare e le altre tasse sulla casa che fanno il paio con le assurdità dello scorso anno sulla benzina e con gli 892 milioni regalati da Giorgia Meloni alle società di calcio. Già ci sono i mutui a tasso variabile che stanno gettando nel panico migliaia di famiglie, l’aumento del costo della vita per la congiuntura internazionale, l’inflazione. Ci si mette pure il Governo che aumenta le tasse?»

Ha detto che con Berlusconi quegli aumenti non si sarebbero visti. Bisogna rimpiangere il Cavaliere?

«Rimpiangere il Cavaliere credo sia normale per chi ha sempre votato FI e oggi si trova con la leadership incerta e tentennante di Antonio Tajani. Ma il nodo è politico e riguarda tutta la politica italiana. Abbiamo una destra che, dopo aver promesso di abbassare le tasse, aumenta l’Iva come faceva un Enrico Letta qualsiasi, e abbiamo una sinistra che sogna la patrimoniale e proclama il mantra “le tasse sono bellissime”. Capite che in questa cornice noi – che abbiamo fatto gli 80 euro, l’abolizione dell’Imu prima casa, la cancellazione dell’Irap – siamo gli unici credibili. Se a questo aggiunge che vogliono togliere gli incentivi di Padoan per riportare in Italia i cervelli, il quadro si fa preoccupante».

Le indagini sui suoi genitori e suo cognato non hanno portato a niente. Prevale la soddisfazione o l’amarezza per gli attacchi subiti?
«È un guazzabuglio di emozioni: c’è la soddisfazione, certo. Ma l’amarezza non si cancella per una richiesta di assoluzione. E rimane la voglia di combattere per una giustizia giusta. Chi vive l’ingiustizia sulla sua pelle sa che le cicatrici fanno male. Ma chi come me non ha paura di nessuno, deve combattere per chi non ha voce. E io lo farò a testa alta».

Ora anche Giorgia Meloni è al centro del caso Giambruno. Lei ha espresso solidarietà alla premier, giusto?
«Ho fatto di più. Ho detto che non attaccherò mai la Meloni sul piano personale, mai. La attacco sulle tasse, sulla politica, sull’Europa. Ma mai sulla sua famiglia. Debbo ammettere, tuttavia, che quando lei gioca la carta del vittimismo, sbaglia. Perché se c’è una forza politica che ha aggredito le famiglie altrui – assieme al Movimento 5Stelle – questa è Fratelli d’Italia. Siamo pieni di video in cui Meloni, Donzelli e gli altri ci attaccano sul piano personale. Noi siamo orgogliosi di essere diversi».

Al di là di questi fatti, come valuta il primo anno di Meloni a Palazzo Chigi?
«Giorgia è un’ottima influencer: fa post bellissimi, viene bene in foto, è empatica. Però non ha fatto una riforma che sia una. È il caso che qualcuno inizi a dirglielo. Con gentilezza, ma in modo chiaro».

In Sardegna, con l’adesione dell’assessora Anita Pili, Iv è entrata nella Giunta Solinas. Significa che il giudizio sull’operato della Giunta è positivo? Alle Regionali starete col centrodestra?
«Significa che il giudizio sull’operato di Pili è positivo. Quanto al futuro, non abbiamo ancora fatto le nostre valutazioni. Attendiamo che i Cinquestelle scelgano il candidato del Pd e aspettiamo di capire chi vincerà la gara interna al centrodestra. Io credo che IV sarà decisiva e che il candidato che sceglieremo farà la differenza. Alle Europee andremo da soli. Alle Regionali sceglieremo chi sarà più convincente per il futuro della Sardegna».

Ma nel caso, IV sosterrebbe la ricandidatura di Solinas o altri nomi?
«Aspettiamo i nomi delle due coalizioni e faremo le nostre scelte».

Al Comune di Cagliari, invece, se sarà ricandidato Massimo Zedda sarete con lui?
«Conosco da anni Massimo e lo stimo. Ma vale per lui lo stesso ragionamento. Decideremo dopo aver visto i nomi e i programmi. Il centro farà la differenza, vedrete».

Giuseppe Meloni

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