La Sardegna, che da zona bianca è passata – unica regione d’Italia – in zona rossa, è “l’esempio negativo” da cui imparare per far sì che le riaperture nelle quindici regioni italiane che da oggi sono in zona gialla non contribuiscano a un nuovo, preoccupante aumento dei casi di coronavirus. 

A puntare il dito contro l’Isola, è stato il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, nel corso di una intervista ai microfoni di Radio Immagini.

"Sicuramente oggi è una bella giornata, c'è la speranza che cambi la situazione. Molti cominciano a lavorare, è una giornata importante per le università", ha detto l’ex premier. Aggiungendo: “Tutto dipende dalla responsabilità dei nostri comportamenti. Se avremo comportamenti irresponsabili faremo come la Sardegna. Abbiamo l'esempio negativo – ha concluso -, sappiamo cosa non fare, è il monito per questa bella giornata". 

Non è la prima critica del segretario del Pd rivolta alla gestione della pandemia nell’Isola da parte della Regione. E infatti non ha tardato a replicare l'assessore alla Sanità Mario Nieddu. 

“Abbiamo 119 contagi ogni 100mila abitanti, un dato al di sotto della media del Paese. Veniamo puniti quando siamo ormai fuori dal pericolo", ha detto a Radio Capital l’esponente della giunta Solinas, ribadendo la sua perplessità sulle modalità decisionali alla base della suddivisione dell’Italia a zone.

Nieddu ammette: “C'è stato un calo dell'attenzione quando siamo entrati in zona bianca, non si può negare, ma non accetto le critiche scriteriate di alcuni personaggi politici di primo piano che accusano la Sardegna e la sua classe dirigente di aver aperto in modo indiscriminato".

Riferimento proprio alle dichiarazioni di Letta, “che – dice Nieddu – non perde occasione di parlare della Sardegna e di cose che non conosce".

Lo stesso Nieddu ricorda che "le aperture sono state concordate con un tavolo tecnico, insieme all'Istituto Superiore di Sanità". Ora, aggiunge, "è paradossale con i numeri che abbiamo essere rossi. Secondo me il sistema delle zone funziona male. Siamo in rosso con i numeri migliori della maggior parte delle regioni in giallo". Infine, "il peggioramento dei dati non è stato causato solo dalle aperture, ma dalla diffusione della variante inglese, che prima era per noi sconosciuta. E i contagi - sottolinea - non li abbiamo comunque avuti in bar e ristoranti, il vero problema erano gli assembramenti nelle case private".

(Unioneonline/l.f.)

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