La battaglia contro la speculazione energetica si spinge di nuovo alle porte della politica. Da questo pomeriggio, la Rete Pratobello 24 dà il via alla veglia sotto il Consiglio regionale. La coincidenza c’è: oggi approda in Aula l’assestamento di bilancio da 600 milioni di euro, accorpato al ddl 45 sulle aree idonee, il secondo punto all’ordine del giorno.

Non che oggi il Campo largo approvi tutto, partita finanziaria e normativa sulle rinnovabili, ma l’agenda politica scelta dalla maggioranza mette ufficialmente fuori dai giochi la Pratobello 24. «A questo punto – fanno sapere i promotori della legge di iniziativa popolare – chiediamo che venga ritirato pure il ddl 45». E su questo, giorno e notte, i Comitati proveranno a vigilare.

«Il ddl 45 e la legge di iniziativa popolare non sono intercambiabili – spiega Davide Fadda, del presidio permanente popolo sardo –. La norma sulle aree idonee accetta i 6,2 gigawatt imposti da Roma attraverso il decreto Pichetto Fratin. La Pratobello 24, invece, blinda l’intera Isola dall’assalto delle rinnovabili, permettendo solo le comunità energetiche. Quindi l’autodeterminazione dei sardi». Fadda aggiunge: «Se la moratoria, come sostiene la maggioranza, ha funzionato, non c’è motivo per accelerare sul ddl 45. Ecco perché chiediamo il ritiro del disegno di legge». Di «velocità sospetta sul ddl 45 parla l’avvocato Michele Zuddas: «Non vorremmo che all’indomani del via libera al ddl 45 partisse la corsa all’apertura dei  cantieri. Di cui la maggioranza sarebbe responsabile e complice».

Ai Comitati di Pratobello 24, Roberto Deriu, capogruppo del Pd, dice: «Se lo scopo che accomuna tutti, fuori e dentro il Consiglio, è regolamentare la realizzazione degli impianti ed evitare la speculazione, dobbiamo avere fiducia nel confronto in Aula. La Sardegna – prosegue Deriu – si è già distinta per essere l’unica regione che ha fatto una vera moratoria a tutela del territorio, un provvedimento di grande efficacia». Da FdI parla il vicecapogruppo Fausto Piga: «Posto che l’agenda politica la detta la maggioranza, come  opposizione restiamo del parere che 211mila firme non possano essere ignorate. La presidente Todde e alleati danno il dovere di fare una sintesi tra tutte le proposte in campo».

E se oggi sotto il palazzo di via Roma inizia la veglia, domani arriverà anche la croce, portata ieri a Uta, quarta tappa di un viaggio iniziato il 23 ottobre a Santa Giusta. «Quello che sta succedendo nel nostro Comune – dice Davide Meloni, del comitato locale – è il riflesso di ciò che può accadere nel resto della Sardegna».

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