"Il senso di responsabilità mi impone di non sottrarmi e prevale sulle mie idee e anche sulla vita privata".

Con un brevissimo discorso Sergio Mattarella accetta di tenere la guida del Quirinale dopo sette anni e per altri sette anni, accogliendo la richiesta dei capigruppo della maggioranza e di 759 parlamentari che hanno scritto il suo nome sulla scheda. Giovedì 3 febbraio si terrà la riunione del Parlamento in seduta comune per il tradizionale giuramento.

Dopo una settimana estenuante nella quale nomi e leader sono finiti nel tritacarne, Mattarella parla di dovere, di emergenze in atto e della necessità di "interpretare" le esigenze dei cittadini che sono clamorosamente emerse attraverso la spinta del Parlamento che ha travolto i partiti incapaci di esprimere un nome alternativo al suo.

"I giorni difficili trascorsi per l'elezione della presidenza della Repubblica nel corso della grande emergenza che stiamo tuttora attraversando sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – ha scandito, alle spalle i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati nel rito di comunicazione dell’esito delle elezioni – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento".

"GIORNI DIFFICILI” – E giorni difficili lo sono stati davvero. Tra la girandola di nomi puntualmente bruciati, accordi che sembravano a un passo e invece un attimo dopo sfumavano nel nulla. Alla fine in Parlamento solo un nome raccoglie più di trecento preferenze, oltre a Mattarella, ed è quello di Casellati, vittima lei stessa però dei franchi tiratori della sua coalizione. Il centrodestra è il primo a dover fare i conti con un risultato disastroso.

SALVINI SOTTO ASSEDIO – "Sono sollevato perché si rischiava di andare avanti tra veti litigi e beghe. E sono tranquillo perché ho fatto tutte le proposte possibili, soprattutto sul fronte femminile". Matteo Salvini prova a cantare vittoria mentre è letteralmente sotto assedio. L’aspirante “kingmaker” non riesce a portare a termine il compito previsto per il leader della coalizione: far eleggere un nome di centrodestra. Il disperato colpo di coda è il capo dei Servizi segreti Elisabetta Belloni, un ultimo tentativo di accordo con Giuseppe Conte e i Cinquestelle. Che non solo fallisce ma crea anche una irreparabile crepa con Forza Italia: c’è chi giura che con Antonio Tajani, che nel frattempo si avvicina sempre di più a Matteo Renzi e al suo progetto centrista, si sia sfiorato lo scontro fisico. Giorgia Meloni, alla notizia che Salvini accettava di votare Mattarella, non ci “voleva credere”: "Il centrodestra parlamentare non esiste più, credo debba avere rappresentanza. Bisogna rifondare il centrodestra daccapo per rispetto delle persone che vogliono cambiare, bisogna ripartire da capo e Fdi si assume questa responsabilità".

M5S NEL CAOS – Sul fronte Cinquestelle non va molto meglio: il nutrito gruppo di Grandi elettori grillini, potenzialmente decisivo per l’elezione, si disperde tra contiani, dimaiani e franchi tiratori degli uni e degli altri. Ora a rischiare la testa è proprio il capo politico Giuseppe Conte, al centro di un fuoco di fila incrociato dentro il M5s e non solo. "Non ho mai fatto trattative sottobanco" né "il gioco delle tre carte", si difende da chi lo accusa di aver tramato con Salvini alle spalle degli alleati della coalizione "progressista". Ma anche per lui l’ultima carta Belloni è l’inizio della fine.

LETTA ESULTA MA… – Da ieri mattina il segretario del Pd non fa che esultare: “Grazie presidente”, è lo striscione che twitta quando ormai l’accordo sul Mattarella bis è deciso. "Per noi Mattarella sarebbe la soluzione ideale", ripete, sottolineando immediatamente che era una delle ipotesi che aveva messo sul tavolo. Con i Cinquestelle però l’intesa traballa: "Ci sono state frizioni, ma tutto è stato chiarito", assicura. Ma la resuscitata alleanza gialloverde lo ha messo in seria  difficoltà.

IL MONDO CI GUARDA – Intanto gli occhi dell’Europa sono puntati su di noi. Dalla Francia, al Regno Unito, alla Spagna e arrivando Oltreoceano il giudizio è quasi unanime: i partiti italiani sono nella crisi più nera, incapaci di costruire un’intesa e un’alternativa. Ma in tanti concordano che nel caos l’idea di lasciare tutto com'è è la migliore per garantire stabilità a un Paese che deve gestire miliardi di fondi del Pnrr. 

"Una vittoria per l'Italia in un momento delicato" ma una "sconfitta tremenda per i partiti e per la politica italiana", sintetizza il quotidiano spagnolo El País. Quella di Mattarella è una scelta che permette al Paese di "proteggere la stabilità e figure come Draghi", aggiunge il giornale pubblicato a Madrid.

Per il Financial Times, il presidente è "l'unico in grado di garantire stabilità al fragile Governo Draghi perché potesse sopravvivere". La sua conferma "soddisferà la business community italiana e i mercati internazionali, che hanno seguito da vicino gli eventi temendo che un'elezione presidenziale disordinata e divisiva potesse far deragliare lo slancio di riforma del Paese. L'Italia - ricorda l'Ft - è il maggiore beneficiario di fondi provenienti dal Recovery fund dell'Ue per 750 miliardi di euro, ma deve rispettare un ambizioso calendario di riforme per ottenere ogni tranche di fondi. Lo stesso Draghi era considerato un potenziale successore di Mattarella, ma si temeva che la sua ascesa alla presidenza potesse innescare il collasso del governo e spingere l'Italia alle elezioni anticipate". 

Per Le Monde “c’è voluta una giornata disastrosa perché i vertici delle principali forze politiche italiane facessero i conti con i fatti e decidessero di porre fine a una lotta senza speranza”.

Altrettanto impietosi i giudizi dei media americani. Il New York Times parla chiaramente di “caos politico”. Per il Washington Post "un Paese che dipende solo da due figure”, appunto Mattarella e Draghi, “non è per niente stabile, e le trattative hanno messo in luce tutte le fratture”.

(Unioneonline/D)

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