Caduto il governo Draghi, sciolte le camere e indetto il voto per il 25 settembre, è ufficialmente cominciata la campagna elettorale (Tutti gli articoli sulla crisi).

FORZA ITALIA – Il centrodestra già ha iniziato a muoversi. In queste ore si è tenuto a Roma un incontro tra la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni e il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi.

Nell'occasione, riferiscono fonti dei due partiti, "i due leader hanno convenuto sulla necessità di lavorare, anche d'accordo con il leader della Lega, Matteo Salvini, alla convocazione nei primi giorni della prossima settimana un vertice del centrodestra, per affrontare i nodi politici dopo lo scioglimento delle camere e in vista delle elezioni politiche". 

Lo stesso Berlusconi – che ha liquidato le defezioni di Mariastella Gelmini, Renato Brunetta e Mara Carfagna con un secco “Riposino in pace” – ha annunciato l’intenzione di condurre in prima persona la campagna azzurra verso il voto e di presentarsi per un seggio al Senato.

"Berlusconi è in formissima, sta come un grillo. E si candida certamente al Senato. Lui in genere si esalta in campagna elettorale e questa è la sua nona campagna elettorale", ha detto il suo vice, il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. Berlusconi dovrebbe lasciare la Capitale nel weekend, andando probabilmente in Sardegna, e tornare a Roma la prossima settimana.

LEGA – In casa Lega, è già entrato in clima elettorale Matteo Salvini: il segretario ha avuto un faccia a faccia in videoconferenza con i governatori del partito per fare il punto sulla situazione politica e sugli appuntamenti in vista del 25 settembre.

"I governatori - fanno sapere dalla Lega - sono già al lavoro, anche per offrire spunti utili in vista dei dossier più interessanti per la campagna elettorale a cominciare dall'autonomia. Grande attenzione per economia, sburocratizzazione, infrastrutture, energia, sviluppo e tasse".

Salvini ha assicurato la massima presenza sui territori al governatore della Sardegna Christian Solinas, al presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimo Fedriga, della Lombardia Attilio Fontana, della provincia di Trento Maurizio Fugatti, così all'umbra Donatella Tesei e al veneto Luca Zaia. 

FDI – "Non ci aspettavamo francamente di arrivare al voto il 25 settembre: la dipartita di questo governo è stata rocambolesca ed inaspettata ma noi siamo pronti e nel panorama politico Fdi sarà il partito che meno di tutti dovrà spiegare cosa vuole fare”, ha detto Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.

"Le nostre priorità – ha aggiunto - la nostra collocazione e la postura su come affrontare le crisi sono sempre state articolate chiaramente da noi in questi anni. Dobbiamo solo ribadirle. Chi è in difficoltà sono altri che debbono reinventarsi una nuova identità".

IL PD – Nel campo del centrosinistra, il Pd sta facendo i conti con la fine dell’orizzonte di alleanza con il Movimento 5 Stelle, che ha innescato l’inizio della fine per il governo Draghi. 

"Io penso che con i partiti che hanno fatto cadere Draghi è impossibile fare alleanze elettorali in questa tornata", ha detto il segretario dem, Enrico Letta.

Il dialogo resta aperto con Leu, ma c’è da valutare anche partnership con i renziani di Italia Viva e con Azione di Carlo Calenda. 

IL CENTRO - “La prima ipotesi alle prossime elezioni – è lo scenario dipinto da Matteo Renzi – è lo schieramento più ampio di centrosinistra se si vuole vincere contro la destra. Oppure il Pd decide di fare la corsa in solitaria e noi abbiamo lo spazio al centro che può andare a doppia cifra come fu la Margherita del 2001. Lì la somma diede di più dell'operazione algebrica. E sennò andremo da soli: abbiamo già pronti 200 candidati e il simbolo e siamo convinti di poter prendere più del 5 per cento”.

DI MAIO – "Al di là dei nomi quello che si sta delineando è un'area di unità nazionale che si contrappone sicuramente a Conte e a Salvini ma anche a una destra che ha scommesso per far cadere questo Governo", ha detto, dal canto proprio Luigi Di Maio, che guida Italiani per il futuro, nuova formazione nata dopo lo strappo con il Movimento 5 Stelle.

IL M5S – Quanto ai pentastellati, tramontato il “patto” con il Pd, dovrebbero nuovamente fare parte per loro stessi. “Noi siamo una forza progressista, ma non per autodefinizione”, ha detto però il presidente M5S Giuseppe Conte. “Siamo oggettivamente progressisti perché guardiamo ala giustizia sociale, alla transizione ecologica e digitale, e abbiamo sicuramente un manifesto avanzato di misure in questa direzione”.

“Chi vuole lavorare su queste misure, può ritrovarsi a condividere con noi, o a confrontarsi con noi. Poi spetterà al Pd fare le sue scelte”, ha concluso Conte.

(Unioneonline/l.f.)

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