Quanto accaduto nel corso delle votazioni per il nuovo presidente della Repubblica che hanno portato infine alla rielezione di Sergio Mattarella lascia pesantissimi strascichi non solo nel centrodestra, ma anche nel Movimento 5 Stelle e apre nuovi scenari anche all’interno dell’alleanza di centrosinistra tra Pd e pentastellati in vista delle prossime elezioni politiche.

I dem, infatti, rischiano di dover fare i conti, almeno di riflesso, con i dissidi in seno al M5S, aleggianti da mesi, ma che nel corso del voto per il Colle sono emersi in maniera plateale.

Un esempio su tutti: l’ipotesi di portare in aula il nome di Elisabetta Belloni, benedetta da Conte (che potrebbe aver ammiccato in questo caso all’ex alleato Matteo Salvini) nient’affatto gradita a un altro big grillino, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. 

"Se Di Maio parla di fallimento, se Di Maio ha delle posizioni le chiarirà, perché lui era in cabina di regia, come ministro l'ho fatto partecipare”, ha detto Conte il giorno dopo la rielezione di Mattarella. Di Maio – ha aggiunto il presidente pentastellato – “ci chiarirà perché non ha mai chiarito questa posizione, e soprattutto ci chiarirà i suoi comportamenti, non a Conte, ma agli iscritti".

Riferimento alle parole del ministro degli Esteri, che ha dichiarato: “Alcune leadership – nella partita per il Colle – hanno fallito e hanno alimentato tensioni e divisioni”. Parole riferite non solo e soltanto a Salvini, ma anche all’ex premier e compagno di parito. 

Del resto, anche Di Maio auspica una resa dei conti. E lo auspica chiaro e tondo: “Credo che anche nel M5S serva aprire una riflessione politica interna". Il guanto di sfida per la leadership a 5 Stelle, insomma, pare lanciato. 

"Il dibattito interno al M5S riguarda il M5S”, il commento di Enrico Letta a ciò che sta accadendo tra gli alleati. 

A “Mezzora in più” il segretario del Pd ha spiegato che nella vicenda della candidatura di Elisabetta Belloni al Quirinale "tutto è trasparente. Io considero che non ci sia stato un accordo preventivo tra Lega e M5S sull’operazione. Un'operazione – ha aggiunto Letta – nata e morta in dieci minuti perché bruciata subito. Insomma, è stata solo un corto circuito mediatico".

Sempre a proposito della Belloni, Letta sottolinea: "Non era stata fatta una lista: si è cominciato a ragionare sui nomi presenti sui giornali, punto. Io non ho obiezione che il capo dei servizi divenga Presidente della Repubblica, nessuna norma lo impedisce ma dopodiché la discussione non era arrivata a quel punto".

Alla domanda fatidica su chi ha vinto e chi ha perso in questa settimana convulsa, il leader dem taglia corto: “Non è una vicenda che va vista cercando vinti e vincitori. Dobbiamo essere tutti vincitori. Guardiamo al futuro: abbiamo un anno di stabilità con Mattarella e Draghi. Si possono fare cose egregie".

Ma l’impressione è che di qui al 2023 molte carte, all’interno dell’ampia maggioranza che sostiene il governo Draghi, verranno rimescolate, al pari di equilibri, alleanze e patti elettorali.

(Unioneonline/l.f.)

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