Se un ictus non lo avesse colto durante quel comizio a Padova, Enrico Berlinguer avrebbe compiuto cent’anni il 25 maggio.

Uno dei politici in assoluto più amati, come testimonia la folla immensa ai suoi funerali e il ricordo vivido che ha lasciato; in molti, pur avendolo visto solo da sotto un palco durante i comizi, non avevano perso solo un leader politico. Avevano perso un amico a cui guardavano con affetto e ammirazione.

Un “grande leader”, ha titolato L’Unione Sarda alla sua morte; un “uomo giusto” ha scritto Il Manifesto. Un’icona a cui ancora oggi in molti guardano con nostalgia e rimpianto per una sinistra che non c’è più. Amato dai militanti del Partito Comunista e rispettato dagli avversari. A vegliarlo nell’agonia che l’ha portato alla morte l’amico e Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che ha poi riportato la salma a Roma con l’aereo presidenziale.

La notizia della morte sulla prima pagina de L'Unione Sarda
La notizia della morte sulla prima pagina de L'Unione Sarda
La notizia della morte sulla prima pagina de L'Unione Sarda

UN GRANDE SARDO

Mite e riservato, ma allo stesso tempo testardo e orgoglioso. Anche della propria Terra, che non ha mai dimenticato nonostante abbia passato a Roma gran parte della sua vita. Pochi mesi prima di morire aveva fatto la sua ultima visita in Sardegna. Incontrando i minatori del Sulcis e gli operai di Porto Torres, i contadini e i pastori.

Uno dei tanti importanti esponenti politici sardi che hanno dato lustro all’Isola: con lui, Antonio Gramsci, i presidenti della Repubblica Francesco Cossiga e Antonio Segni, fino ai politici dei giorni con l’ex ministro Arturo Parisi e l’importante figura del Pd Luigi Zanda

Berlinguer bambino (foto Wikipedia)
Berlinguer bambino (foto Wikipedia)
Berlinguer bambino (foto Wikipedia)

LA SUA SARDITÀ

Enrico Berlinguer è nato il 25 maggio del 2022 a Sassari: papà Mario avvocato, discendente di una famiglia nobile e convinto antifascista, mamma Mariuccia Loriga cugina della madre di Francesco Cossiga.

Consegue la maturità classica al Liceo “Domenico Roberto Azuni” e si iscrive a giurisprudenza. Coltiva una grande passione per la filosofia (“Da ragazzo, prima di darmi alla politica, volevo fare il filosofo”), ma non conclude l’Università.

Si iscrive al PCI nel 1943, e la Sardegna si trova ad affrontare un inverno durissimo: l’Isola è tagliata fuori, scollegata sia dal Mezzogiorno liberato dagli Alleati che che dal resto del Paese occupato dai tedeschi. Gli approvvigionamenti scarseggiano e Berlinguer assieme ad alcuni giovani compagni organizza una protesta per chiedere pane, pasta e zucchero. Protesta che degenera nei giorni successivi in veri e propri assalti ai forni e lui viene arrestato e portato nella prigione di San Sebastiano, dove resta tre mesi fino al proscioglimento.

SI TRASFERISCE A ROMA

Conosce Togliatti grazie al fratello Giovanni e gli fa una buona impressione, tanto che si trasferisce a Roma, dove ottiene un impiego nella sezione giovanile del partito. Lo stesso Togliatti manda lui a Milano per cercare di convincere i giovani compagni a deporre le armi e cessare le vendette politiche e le violenze.

Un giovane Berlinguer interviene nel 1952 ad un comizio di Togliatti (foto Wikipedia)
Un giovane Berlinguer interviene nel 1952 ad un comizio di Togliatti (foto Wikipedia)
Un giovane Berlinguer interviene nel 1952 ad un comizio di Togliatti (foto Wikipedia)

La sua ascesa nel partito è rapida; si sposa nel 1957 con Letizia Laurenti (da cui avrà 4 figli, Bianca, Laura, Marco e Maria Stella) e si trasferisce a Cagliari, dopo essere stato scelto come vicesegretario del partito in Sardegna. Un ritorno nell’Isola che dura un anno, perché Berlinguer viene richiamato a Roma e nel 1960 entra nella Direzione nazionale del partito.

Subito indica la via che seguirà in futuro, quando diventerà segretario, quella del distacco dall’Unione Sovietica, da cui inizia a prendere le distanze. Nel 1969 alla Conferenza internazionale dei partiti comunisti, da vicesegretario del partito e davanti a Breznev – dopo che i relatori di altri 35 partiti avevano appoggiato le posizioni sovietiche – tiene quello che ancora oggi viene ricordato come “il più duro discorso mai pronunciato a Mosca da un dirigente straniero”.

“Noi respingiamo il concetto che possa esservi un modello di società socialista unico e valido per ogni situazione”, dice fra le altre cose.

Enrico Berlinguer con la famiglia (foto Wikipedia)
Enrico Berlinguer con la famiglia (foto Wikipedia)
Enrico Berlinguer con la famiglia (foto Wikipedia)

Nel 1972, al XIII congresso del Pci, viene eletto segretario nazionale del partito. E da subito delinea le caratteristiche della sua segreteria, due in particolare. Il “compromesso storico”, ovvero la collaborazione al governo con la Democrazia Cristiana per realizzare riforme economiche e sociali. E “l’eurocomunismo”, la volontà di rappresentare un nuovo comunismo indipendente dall’Urss e autonomo da Mosca. È inoltre tra i primi a parlare di questione ecologica, invocando un’austerità dei consumi.

L'elezione a segretario sulla prima pagina de L'Unione Sarda
L'elezione a segretario sulla prima pagina de L'Unione Sarda
L'elezione a segretario sulla prima pagina de L'Unione Sarda

Alle politiche del 1976 il Pci raggiunge l’apice del consenso elettorale, ottenendo il 34,37% dei voti, 3,5 milioni in più rispetto alle precedenti. Tra gennaio e febbraio del 1978 il compromesso storico è quasi cosa fatta: il Pci è d’accordo, il segretario Dc Aldo Moro anche, ma tutto viene vanificato dal rapimento e dalla drammatica uccisione di Moro. Il partito perde colpi anche a causa delle Brigate rosse, che l'anno dopo uccidono il sindacalista Guido Rossa. E all’inizio del 1980, con l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Urss, Berlinguer non esita a definire l’Unione Sovietica una potenza imperialista al pari degli Stati Uniti.

Il compromesso storico e la stretta di mano con Aldo Moro (Ansa)
Il compromesso storico e la stretta di mano con Aldo Moro (Ansa)
Il compromesso storico e la stretta di mano con Aldo Moro (Ansa)

La politica del compromesso storico intanto viene messa da parte. Non tanto per l’omicidio di Moro quanto per la corruzione e il malcostume che dominano i partiti di governo, che diventano oggetto di una durissima reprimenda del segretario Pci. 

In un’intervista alla Repubblica ancora oggi citata e quanto mai attuale, Berlinguer il 28 luglio 1981 apre la cosiddetta “questione morale”. 

IL DISCORSO

I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune”..

Il passaggio più celebre: “I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le operazioni che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti”.

In braccio a Roberto Benigni nel 1983 (Ansa)
In braccio a Roberto Benigni nel 1983 (Ansa)
In braccio a Roberto Benigni nel 1983 (Ansa)

Attacca frontalmente anche il Psi di Craxi e con questa intervista si fa molti nemici a sinistra, anche nel suo stesso partito, dove molti inizieranno a fargli guerra.

I RAPPORTI CON L’URSS

Altra rottura traumatica è quella definitiva con l’Urss quando reprime nel sangue e con numerosi arresti le proteste di Solidarnosc in Polonia. Qui Berlinguer torna con forza ad indicare una “terza via”: diversa da quella delle socialdemocrazie che “difendono solo i lavoratori sindacalizzati” non occupandosi del sottoproletariato, dei disoccupati e delle donne, e diversa dai modelli dell’est europeo.

Nonostante l’opposizione interna cresca e di pari passo avanti anche il Psi, Berlinguer nel 1983 viene rieletto alla guida del partito.

La grande folla a un suo comizio (Ansa)
La grande folla a un suo comizio (Ansa)
La grande folla a un suo comizio (Ansa)

IL DRAMMA

Il 7 giugno 1984, durante un comizio a Padova viene colpito da un ictus che lo costringe a una pausa mentre pronuncia la frase: “Compagni, lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda”. Palesemente provato, continua il discorso fino alla fine mentre la folla, dopo i cori di sostegno, lo invita a fermarsi urlando: “Basta, Enrico”.

Alla fine del comizio torna in albergo ed entra subito in coma. Muore 4 giorni dopo, in ospedale, a causa di un’emorragia cerebrale. Al suo funerale il 13 giugno partecipa oltre un milione di persone: mai si era vista una simile dimostrazione d’affetto nei confronti di un politico.

Il Pci alle successive elezioni europee lo lascia capolista e per la prima e unica volta supera la Dc affermandosi come primo partito italiano (33,3% contro 33%). Berlinguer ottiene 719mila preferenze.

La prima pagina de L'Unione Sarda all'indomani dei funerali
La prima pagina de L'Unione Sarda all'indomani dei funerali
La prima pagina de L'Unione Sarda all'indomani dei funerali

La Questione morale, ancora oggi attuale e citata, e quel 33,3% non è l’ultima eredità che ha lasciato il grande Enrico Berlinguer. Amato come Uomo, innanzitutto per la sua rettitudine morale e la sua onestà, e come politico perché insostituibile.  

La grande folla ai suoi funerali (frame da video)
La grande folla ai suoi funerali (frame da video)
La grande folla ai suoi funerali (frame da video)
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