Alle 19.45, nella clinica Salvator Mundi a Roma, è morto a 98 anni il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.

Le sue condizioni di salute si sono progressivamente aggravate dopo i due delicati interventi chirurgici degli ultimi anni, uno all’aorta nel 2018 e uno all’addome nel 2022. 

Una vita interamente dedicata alla politica, è stato insieme a Francesco Cossiga uno dei presidenti della Repubblica (il primo esponente del PCI) più controversi e criticati della storia italiana.

LA NASCITA, GLI STUDI E I PRIMI PASSI NELLA POLITICA – Giorgio Napolitano nasce a Napoli nel 1925, si diploma al liceo a Padova - dove si erano trasferiti nel frattempo i genitori - poi si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli. Negli anni del fascismo tiene con abilità due piedi in una scarpa: entra nei Gruppi Universitari Fascisti (GUF), milita ufficialmente nel fascismo ma inizia a guardare all'antifascismo, entrando in contatto con un gruppo di comunisti napoletani che preparano l'arrivo a Napoli di Palmiro Togliatti. Nel 1945 aderisce al PCI, due anni dopo si laurea e nel 1953 entra per la prima volta in Parlamento. Non ne uscirà più fino al 1996, eccezion fatta per una breve parentesi, quella della quarta legislatura dell'Italia repubblicana.

Nel '56 una presa di posizione che gli costerà diverse critiche in futuro: Napolitano elogia l'intervento dei carri armati sovietici per reprimere i moti in Ungheria, dicendo che così Mosca «ha contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, e anche alla pace nel mondo». In futuro sarà egli stesso a criticare questa sua opinione.

Giorgio Napolitano con Enrico Berlinguer, Isola d'Elba, agosto 1978 (Ansa)
Giorgio Napolitano con Enrico Berlinguer, Isola d'Elba, agosto 1978 (Ansa)
Giorgio Napolitano con Enrico Berlinguer, Isola d'Elba, agosto 1978 (Ansa)

DALLO SCONTRO CON BERLINGUER AL VIMINALE - Negli anni '60 continua la sua crescita nel partito: diventa responsabile della sezione lavoro, poi segretario della federazione di Napoli. È uno dei maggiori esponenti della corrente moderata del PCI, quella più vicina ai socialisti: negli anni di maggiore scontro interno la sua corrente viene definita dagli avversari "migliorista", in quanto tendente a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori senza stravolgere il sistema capitalista.

Sono gli anni dello scontro con Enrico Berlinguer, che più volte gli è stato rinfacciato successivamente.

Napolitano si occupa della politica estera del PCI, e giura fedeltà agli Stati Uniti e alla Nato, tanto che il repubblicano Kissinger lo definisce "my favourite communist", il mio comunista preferito. Nel '92 diventa presidente della Camera. È la legislatura di Tangentopoli, ed è in questo momento che si incrina il suo buon rapporto con Bettino Craxi. Alla guida di Montecitorio Napolitano impone il voto palese sulle autorizzazioni a procedere (fino ad allora sempre respinte con voto segreto), guadagnandosi il duro attacco del segretario del PSI: «Come credete che l'onorevole Giorgio Napolitano, che aveva rapporti con tutta la nomenklatura dell'Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico che avveniva sotto di lui tra i vari rappresentanti del PCI e i Paesi dell'Est? Non se n'è mai accorto?».

Achille Occhetto si congratula con Giorgio Napolitano dopo il suo intervento al congresso del Pci a Rimini il 2 giugno 1991 (Ansa)
Achille Occhetto si congratula con Giorgio Napolitano dopo il suo intervento al congresso del Pci a Rimini il 2 giugno 1991 (Ansa)
Achille Occhetto si congratula con Giorgio Napolitano dopo il suo intervento al congresso del Pci a Rimini il 2 giugno 1991 (Ansa)

Lui non viene mai coinvolto direttamente nell'inchiesta del pool Mani Pulite, ma più volte si fa riferimento alla corrente migliorista quando si parla delle tangenti per la metropolitana di Milano. Nel '94 è lui, per il Pds, a fare la dichiarazione di voto (moderata) contro la fiducia al governo Berlusconi. Due anni dopo diventa ministro dell'Interno del governo Prodi. Istituisce i centri di permanenza temporanea per gli immigrati clandestini (la legge Turco-Napolitano), viene criticato (e qualcuno ne chiede anche le dimissioni) per la mancata sorveglianza su Licio Gelli che in quel periodo fugge all'estero.

Dopo la caduta del governo Prodi va all'Europarlamento, e il 23 settembre 2005 Carlo Azeglio Ciampi lo nomina senatore a vita assieme a Sergio Pininfarina.

IL QUIRINALE - Già primo comunista al Viminale, diventa anche il primo presidente della Repubblica proveniente dal PCI. Viene eletto il 10 maggio 2006 alla quarta votazione, e dopo un paio di mesi presenzia all'Olympiastadion di Berlino al trionfo mondiale degli Azzurri di Marcello Lippi.

Dopo due anni cade il governo Prodi, e Giorgio Napolitano si trova ad avere a che fare con Silvio Berlusconi. Pesante lo scontro sul caso Eluana Englaro: si rifiuta di firmare il provvedimento con cui il governo vuole obbligare all'alimentazione e idratazione artificiale la donna in stato vegetativo da 17 anni. Eluana morirà, e Napolitano verrà pesantemente attaccato da diversi esponenti del centrodestra. Persino accusato di avere "ucciso" la donna.

Durante il suo mandato ha a che fare con diverse crisi di governo e, come spesso accade, quando i partiti sono deboli, assume sempre più rilevanza la figura del Capo dello Stato.

Insieme a Cossiga è - più per necessità che per volontà - il presidente della Repubblica più interventista della storia. Riceve ben due volte le dimissioni di Romano Prodi, e indice nuove elezioni nel 2008. Vince Berlusconi. Ma tra scandali vari, lo strappo con Fini e gli attacchi speculativi ai titoli di Stato italiani, Napolitano nel novembre 2011 "costringe" il premier alle dimissioni.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Ansa)
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Ansa)
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (Ansa)

Nomina Mario Monti senatore a vita (in molti non gli hanno perdonato questa mossa) e poi lo incarica di guidare un nuovo esecutivo con l'appoggio di Pd e Pdl. Ed è in quel periodo, in un editoriale del 2 dicembre 2011, che il New York Times gli attribuisce l'appellativo di "Re Giorgio", paragonandolo a re Giorgio VI del Regno Unito, per la sua strenua difesa delle istituzioni, fatta anche scavalcando quelle che sono le prerogative del presidente della Repubblica.

Nel 2013 nuove elezioni, la "non vittoria" del Pd e l'incarico a Pier Luigi Bersani, che fallisce finendo per essere sbeffeggiato dai 5 Stelle in uno streaming passato alla storia. Secondo molti è solo un modo per mandare il leader del Pd "a sbattere", per bruciarlo e studiare una maggioranza che comprenda il centrosinistra con diversi esponenti del centrodestra. È Re Giorgio il regista del governo Letta, nato il 28 aprile 2013.

LA RIELEZIONE - Pochi giorni prima della nascita del governo Letta, il 20 aprile, Napolitano diventa il primo presidente dell'Italia repubblicana ad essere eletto per un secondo mandato. I partiti non riescono a trovare un accordo su una nuova figura, la situazione politica, nazionale e internazionale, è sempre più complicata, e un ampio schieramento parlamentare gli chiede di sacrificarsi per l'Italia. Re Giorgio accetta, nel discorso di insediamento sferza i partiti e il Parlamento che, come se nulla fosse, replica agli attacchi con applausi scroscianti e vere e proprie standing ovation. Una scena ai limiti del “fantozziano”. «Sono stato quasi costretto e ho detto sì per senso delle istituzioni», dirà successivamente in un'intervista.

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Matteo Renzi (Ansa)
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Matteo Renzi (Ansa)
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier Matteo Renzi (Ansa)

Nel febbraio 2014 Matteo Renzi fa fuori il governo Letta. La mossa non piace a Giorgio Napolitano, che è costretto a dare l'incarico al giovane dem fiorentino in ascesa. Un governo, il primo dal 2011, che non nasce sotto la sua regia. E Napolitano rassegna le dimissioni dopo neanche un anno, il 14 gennaio 2015, ufficialmente per ragioni legate all'età. Lascia da Capo dello Stato più anziano in Europa, terzo al mondo preceduto da Mugabe (Zimbabwe) e re Abd Allah (Arabia Saudita), dopo aver nominato cinque presidenti del Consiglio (Prodi, Berlusconi, Monti, Enrico Letta e Renzi).

LE LEGGI AD PERSONAM DI BERLUSCONI E LO SCONTRO CON LA PROCURA DI PALERMO - Tre le leggi promulgate che gli attirano le critiche più feroci, tutte del governo Berlusconi. Sono il Lodo Alfano, la legge sul legittimo impedimento e lo scudo fiscale. Il Movimento 5 Stelle deposita persino una messa in stato d'accusa nei suoi confronti per attentato alla Costituzione.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)

Tra il 2012 e il 2013 lo scontro con la Procura di Palermo. Gli inquirenti, intercettando Nicola Mancino (indagato per falsa testimonianza, e assolto in primo grado, nell'ambito del processo sulla trattativa Stato-mafia) registrano delle conversazioni di quest'ultimo con il Capo dello Stato.

Napolitano solleva un conflitto d'attribuzione di fronte alla Procura per far sì che le intercettazioni - già giudicate irrilevanti - vengano distrutte senza un'udienza stralcio che le faccia ascoltare agli avvocati (i quali potrebbero riferirne i contenuti alla stampa), e la Corte Costituzionale gli dà ragione. Un comportamento che gli costa innumerevoli critiche, da parte della stampa e di diversi giuristi, a partire dall'ex presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky. Ma anche l’appoggio di altrettanti costituzionalisti, convinti che il Capo dello Stato non possa essere intercettato. Neanche per sbaglio.

Insomma, una figura controversa, le cui azioni - soprattutto nel periodo trascorso al Quirinale - hanno dato adito alle critiche più disparate. Il regista della vita politica e istituzionale italiana durante una delle più profonde crisi del dopoguerra. Comunque la si pensi, un personaggio che ha scritto la storia dell'Italia repubblicana.

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