"Il nostro è uno Stato laico, non confessionale. Il Parlamento è libero di discutere e legiferare e il nostro ordinamento è in grado di dare tutte le garanzie e verificare il rispetto dei principi costituzionali e degli impegni internazionali, tra cui il Concordato con la Chiesa”.

Sono le parole di Mario Draghi, intervenuto al Senato sulla richiesta formale da parte del Vaticano di una revisione del ddl Zan sull’omotransfobia.

"Ci sono controlli preventivi nelle competenti commissioni parlamentari. Ci sono quelli successivi della Corte Costituzionale sulla costituzionalità”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Citando una sentenza della Corte Costituzionale del 1989, Draghi ha evidenziato anche che la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, bensì tutela del pluralismo e delle diversità culturali".

Draghi non è entrato nel merito del provvedimento: “Questo è il momento del Parlamento, non è il

momento del governo", ha affermato.

Poi ha ricordato che “ieri l'Italia ha sottoscritto con altri 16 Paesi europei una dichiarazione comune in cui si esprime preoccupazione sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all'orientamento sessuale. Queste sono le dichiarazioni che oggi mi sento di fare, senza entrare ovviamente nel merito della discussione parlamentare".

LA LETTERA DEL VATICANO – Oggi intanto è stata resa pubblica la lettera del Vaticano.

"La segreteria di Stato rileva che alcuni contenuti dell'iniziativa legislativa" del ddl Zan, "particolarmente nella parte in cui si stabilisce la criminalizzazione delle condotte discriminatorie per motivi 'fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere', avrebbero l'effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario", si legge nella nota verbale indirizzata dalla segreteria di Stato vaticana all'ambasciata d'Italia presso la Santa sede.

"Ci sono espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina".

La Santa Sede ha ufficialmente chiesto al governo italiano di "rimodulare" il ddl Zan perché, così com'è ora, potrebbe configurare una violazione del Concordato, mettendo a rischio "la piena libertà" della Chiesa cattolica.

Preoccupazione è stata espressa anche per la mancate esenzione delle scuole cattoliche dal promuovere iniziative in occasione della Giornata nazionale contro l’omotransfobia che il ddl istituisce per il 17 maggio.

(Unioneonline/L)

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