Commissari Asl, dopo l'impugnazione del Governo è gelo tra Pd e M5S
Ai minimi storici i rapporti tra le due maggiori forze del Campo largo, servirebbe un tavolo politico con i segretari per superare lo strappo. Ma Todde convoca vertici con i capigruppoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dopo l’impugnazione del Governo, i rapporti tra Pd ed M5S in Sardegna sono ai minimi storici. Il gelo tra le due maggiori forze del Campo largo dura almeno dallo strappo consumato in occasione della delibera sui commissariamenti. In quel caso il Pd, che aveva giudicato il provvedimento «imperfetto sotto il profilo giuridico, tecnico e politico», ha disertato la seduta di Giunta.
Il Pd chiedeva solo, è la ricostruzione di un esponente di maggioranza, «di pazientare prima di portare in Giunta i nomi dei dodici commissari». Il M5S, che ha nella presidente Alessandra Todde la sua più importante rappresentante, ha deciso di tirare dritto lo stesso. Due giorni dopo, la decisione di Roma di impugnare la riforma davanti alla Corte Costituzionale. E oggi Pd ed M5S non sono mai state così distanti.
Servirebbe un tavolo politico con la partecipazione dei segretari per superare lo strappo. Ma Alessandra Todde preferisce convocare vertici con i capigruppo sui provvedimenti che stanno per entrare in Aula, come quello in programma martedì sul testo di recepimento del Piano Casa di Salvini. Testo che dovrebbe ottenere il primo via libera in commissione Urbanistica il giorno dopo.
Intanto, i commissari (la cui nomina è illegittima secondo il governo) hanno firmato i contratti e lunedì si insedieranno. La Regione va avanti, dunque. Prendendo dei rischi. La Corte Costituzionale si prenderà qualche mese prima di decidere. Potrebbe pronunciarsi a favore della Regione, ma anche no. In questo caso, chi pagherebbe per i mancati introiti dei direttori generali silurati anzitempo? E chi per gli stipendi a commissari che non potevano essere nominati? Potrebbero essere gli assessori stessi che hanno approvato la delibera di nomina. Non i tre del Pd (Giuseppe Meloni, Emanuele Cani, Rosanna Laconi) che non hanno partecipato alla seduta della Giunta.