«Alla luce delle rilevate irregolarità e violazioni delle norme penali inerenti il deposito di dichiarazioni contrastanti e delle anomalie rilevate, si impone la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per quanto di eventuale competenza». 

C’è anche questo passaggio al termine dell’ordinanza emessa dal collegio di garanzia elettorale che ha pronunciato la decadenza della presidente della Regione Alessandra Todde. 

In sintesi: nel deposito delle memorie e della documentazione a difesa della bontà della sua rendicontazione delle spese elettorali, Todde ha dapprima (giugno) sostenuto di aver speso in tutto 90.629 euro e di aver ricevuto contributi per 90.670. Poi  a dicembre – con una nuova dichiarazione che voleva fosse sostitutiva della precedente, dopo le contestazioni sul mancato conto corrente  e sull’assenza di mandatario – ha cambiato versione, dicendo «sul suo onore di non aver sostenuto spese o di aver ricevuto contributi o servizi». Cioè, il contrario.

Perché? Perché se fosse vera la seconda versione non avrebbe avuto bisogno di aprire un conto dedicato e di nominare un mandatario, previsto dalla legge. Il punto, secondo i componenti del Collegio, è che le ricostruzioni  inconciliabili sono state esposte in atti ufficiali depositati. E profilano l’ipotesi di falso: per questo gli atti sono finiti in Procura. 

Il caso Todde è salito alla ribalta nazionale. Lei ha rilasciato molte interviste. E a chi le chiedeva se fosse preoccupata per la situazione in generale ha risposto di essere serena. E sul possibile intervento della Procura: «Sarò lieta di confrontarmi con la Procura, spiegando tutto». 

(Unioneonline/E.Fr.)

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