«Decadenza: mai come questa volta un termine giuridico coincide con la stagione politica». Finora aveva tenuto un riservato silenzio sulle vicenda, ma ora Paolo Truzzu ha deciso di dire la sua sulla vicenda che rischia di porre fine alla legislatura che si era candidato a guidare come governatore del centrodestra. Circa tremila voti avevano decretato la sua sconfitta, portando a Villa Devoto Alessandra Todde, che due giorni fa si è vista recapitare un provvedimento che ingiunge al Consiglio regionale di sancirne la decadenza per irregolarità nella rendicontazione delle spese della campagna elettorale dell’inizio del 2024. 

Truzzu ha ponderato la sua reazione. Ma alla fine ci va giù duro: «La rendicontazione delle spese elettorali della presidente Todde è la cartina di tornasole di questa legislatura “decadente” a guida 5 stelle. Io non credo che la presidente abbia “barato”», sottolinea, «ma credo che abbia commesso un errore e poi ne abbia commessi altri per coprire il primo».

Ma il vero fatto politico è un altro, prosegue l’esponente di Fratelli d’Italia, con una raffica di domande retoriche:  «Può chi si candida a presidente di una regione, e con lei il suo staff, non conoscere le norme sulle spese elettorali? No. Può chi non conosce e non sa interpretare norme così semplici essere credibile quando si affrontano temi più complessi quali l’Energia, l’Ambiente, l’Istruzione, la Sanità o i Trasporti, solo per citarne alcuni? No.  Possono i sardi», incalza, «fidarsi di una proposta di riforma della sanità da parte di una presidente, di un assessore e dei rispettivi staff, che non sanno compilare una rendicontazione o aprire un conto in banca? No». 

Truzzu guarda alle dieci pagine con i sette punti contestati a Todde. C’è anche il tema che è finito all’attenzione della Procura della Repubblica: «Un altro fatto molto grave», spiega, «nel tentativo di riparare alla prima dichiarazione si è comunicato ai magistrati che la presidente Todde non ha sostenuto spese elettorali, perché quelle le ha sostenute il suo comitato elettorale. Posto che ciò significherebbe aver eluso la norma», è il ragionamento, «la cosa veramente grave è che le due dichiarazioni sono atti pubblici, entrambe depositate alla Corte d’Appello. Quindi una delle due non è veritiera, o se preferite un falso». Che rischia di essere il reato che potrebbe essere contestato a Todde. 

Da qui, un nuovo quesito:  «Possono pertanto i sardi fidarsi di una presidente, o chi per lei, che fornisce ai magistrati dichiarazioni contrastanti? No. Anzi, in un Paese normale sarebbe l’anticamera delle dimissioni».

Il clima di incertezza su quanto potrebbe succedere nei prossimi giorni è pesante. Prima del terremoto la Giunta aveva dettato le priorità: subito una riforma funzionale della sanità, poi la Finanziaria. Un percorso che deve essere rivisto, secondo l’ex sindaco di Cagliari: «Nessuno può seriamente sapere cosa accadrà e siccome avremo mesi di burrasche, rovesci e marosi, mi permetto un umile consiglio. La Giunta e il consiglio regionale non si avventurino in tentativi di riforme epocali, ma mettano subito in sicurezza i conti della Regione e dei sardi. Approviamo rapidamente una finanziaria tecnica e restituiamo la parola agli elettori. Ché nessuno di noi è in grado oggi di dire cosa farà questa primavera».

Enrico Fresu 

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