Una guerra di logoramento: l’analisi del 13 novembre 2025
Di Alessandro AresuIl fronte ucraino vive un periodo di logoramento. Questa fase del conflitto tra Russia e Ucraina dura ormai da quasi quattro anni e la situazione sul campo è diventata difficile per l’Ucraina, in particolare per la gestione delle risorse umane e per la tenuta delle difese di fronte alla pressione russa. Proprio in questi giorni, il sindaco di Kiev ha lanciato un allarme da non sottovalutare, dicendo che l’Ucraina sta affrontando problemi col reperimento di soldati, con le risorse umane. Si tratta di una tendenza di lungo termine, che ha subito un’accelerazione. Da tempo, un numero elevato di persone ha lasciato il Paese per cercare asilo nell’Unione Europea, e i dati recenti mostrano un forte aumento degli ucraini che hanno ottenuto protezione temporanea. Ciò implica un problema di personale al fronte che si fa senz’altro sentire in questa fase della guerra, perché amplifica la disparità tra ucraini e russi.
Ed avviene in un contesto in cui le truppe russe continuano ad avanzare, grazie alla superiorità di uomini e di mezzi. Le difficoltà ucraine riguardano anche la crisi energetica e infrastrutturale, perché la rete energetica ha subito gravi danni e le interruzioni di corrente sono frequenti: una vulnerabilità che sarà amplificata dall’arrivo della fase più rigida dell’inverno. Allo stesso tempo, anche la macchina bellica russa, pur mantenendo l’iniziativa in questo periodo, mostra segnali di tensione e fragilità. E ciò avviene sullo stesso reclutamento dei soldati, e ancor più sul fronte economico.
Le infrastrutture energetiche e i ricavi dall’energia rappresentano le principali preoccupazioni per l’economia di guerra russa. Gli attacchi mirati ucraini con droni sulle raffinerie di petrolio hanno avuto un impatto non trascurabile nel ridurre la capacità russa. A peggiorare le prospettive finanziarie di Mosca è soprattutto l’intensità delle nuove sanzioni statunitensi. Le misure che Trump ha deciso, seguendo la linea tradizionale del Congresso, mirano a ridurre le entrate russe colpendo sia i produttori principali (come Rosneft e Lukoil) sia i loro clienti.
In risposta alle sanzioni, i raffinatori cinesi, tra cui i giganti statali e le piccole raffinerie private, stanno evitando o riducendo gli acquisti di greggio russo, per evitare di finire nella trappola delle sanzioni. Ciò non deve portarci a illusioni, come credere che la Cina si stia distaccando dalla Russia o che sia disposta ad applicare una particolare pressione verso Mosca: semplicemente, le aziende cinesi devono tenere conto di questi nuovi rischi, che sono reali. Inoltre, le stesse banche russe soffrono delle conseguenze della situazione macroeconomica. Questi punti di debolezza della Russia non vanno esagerati, altrimenti si costruisce un’immagine illusoria (com’è avvenuto in Europa in passato), ma rappresentano comunque un fattore da considerare.
Nonostante il difficile quadro sul campo, la prospettiva di una tregua, per quanto remota, non è del tutto scomparsa dalla scena. Da un lato bisogna riconoscere che gli Stati Uniti, dopo gli accordi su Gaza e l’incontro tra Trump e Xi Jinping e in Corea del Sud, sono sempre più concentrati sul fronte interno e sull’America Latina. Lo si vede dalle operazioni militari antidroga e dai venti di guerra in Venezuela. Anche se continuano i contatti tra Washington e Mosca, dopo il fallimento di un nuovo vertice in Ungheria fra Trump e Putin, non bisogna mai dimenticare una scomoda verità: questo conflitto per gli Stati Uniti non è una priorità.
Rispetto alle sue promesse e al suo approccio, Trump è chiaramente frustrato dalla difficoltà di raggiungere una soluzione rapida. Nella prospettiva russa, le avanzate territoriali sono essenziali per presentarsi a un nuovo incontro con Trump in una posizione più forte. Eppure, anche in Russia l’opinione pubblica manifesta una forte stanchezza per il protrarsi indefinito della guerra.
In questo difficile scenario, il percorso verso una soluzione politica praticabile dovrà camminare su varie gambe: oltre al negoziato locale sul fronte, esiste un livello regionale sugli equilibri tra Europa e Russia (con altri Paesi importanti come la Turchia), ma anche un livello globale che coinvolge Stati Uniti e Cina. Ogni soluzione dovrà passare comunque per un compromesso e per un riconoscimento reciproco.
Alessandro Aresu – Consigliere scientifico di Limes