M ancano ormai poche settimane al 24 febbraio, giorno in cui circa 1,4 milioni di sardi saranno chiamati ad eleggere il nuovo Governatore ed i 59 onorevoli della sedicesima legislatura regionale. Con il loro voto potranno quindi indicare a chi affidare la responsabilità politica di portar fuori la Sardegna dal pantano recessivo in cui purtroppo si trova, e di guidarla verso un'auspicata e decisa ripresa. Non sarà una scelta facile, anche perché dai candidati e dalle coalizioni politiche in campo non si ricavano delle indicazioni sufficientemente chiare sui loro propositi di governo.

Può essere quindi utile suggerire due o tre problemi che paiono essere fra i più scottanti, e su cui si vorrebbe poter effettuare una valutazione delle indicazioni proposte, in modo da poter esprimere un voto responsabile.

Si pensi innanzitutto alla ripresa delle attività economiche ed agli strumenti che la determinano. Cioè alle imprese ed alla loro capacità di creare lavoro. Da una ventina d'anni a questa parte si è ancora più accentuato il loro nanismo, cioè la loro propensione alla semplice sopravvivenza, tirando i remi in barca, come si suole dire. Costrette a questo dalle evidenti cadute di domanda del mercato, dalle crescenti difficoltà nell'accesso al credito e dalla propensione atavica nel volerne tenere il controllo entro un solo cerchio familiare.

Ci sono dei casi emblematici di queste retromarce anche nei settori oggi più diffusi, come quello delle costruzioni. (...)

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