I l rinnovo, ormai prossimo, dell'amministrazione comunale di Cagliari, determinato dall'anticipata chiusura della consiliatura, consente di aprire un articolato discorso sulla città. Sul suo presente e, soprattutto, sul suo futuro. Perché Cagliari sta attraversando, non diversamente da molte altre città europee, un complicato periodo di transizione, di un'evoluzione-trasformazione che non appare ancora completata. A partire dalla non ben assorbita - e forse non ben compresa - funzione di città metropolitana che le è stata attribuita di recente.

Occorre infatti prendere atto che da una cinquantina d'anni la città è profondamente cambiata. Non solo demograficamente, per via della diminuzione di oltre un terzo della sua popolazione, ma perché s'è modificata la sua composizione sociale e nel modo stesso di svolgere le varie attività, dal lavoro allo studio ed al tempo libero. Ed insieme sono cambiate, con la sua cultura urbana, le esigenze del comportarsi, del muoversi e del ritrovarsi dei suoi abitanti.

Si è trattato di una profonda trasformazione che ha interessato la stessa dimensione territoriale, poiché la Cagliari d'oggi è divenuta una sorta di “città infinita”, collegata ai 16 comuni che le fanno da costellazione, in quella che oggi costituisce l'area metropolitana. Forte di una popolazione di oltre 400mila persone che vivono “con Cagliari e di Cagliari”.

Non vi è dubbio che, di fronte a questi cambiamenti, ci sia l'esigenza di mettere in campo una differente cultura di governo. (...)

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