L 'Europa è avvolta nel suo lungo inverno, impaurita, con la sola idea del lockdown, la via verso la povertà. In America siamo agli ultimi comizi, barricate, poi il lampo finale. La campagna presidenziale è a 48 ore dal voto. Gli americani scelgono il loro presidente. Il resto è polvere di stelle, con molta, troppa polvere. L'Italia? Non pervenuta. Eravamo secondo il premier “il modello” a cui tutti guardavano. Guardatelo ora, quel modello.

In questo viaggio in America il vostro cronista ha imparato molte cose che riguardano i semplici fatti della vita di ogni giorno. Ho toccato con mano, ancora una volta, quanto sia grande oggi la distanza che separa gli Stati Uniti dall'Europa. Siamo un continente senile, egoista, che non ama la giovinezza, schiantato da una resa culturale titanica. E a dire il vero, in Europa neanche i giovani lottano per il futuro. Sono nati vecchi, buona parte sogna il reddito di cittadinanza, addirittura fanno i calcoli per la pensione prima ancora di aver cominciato a lavorare. Non c'è lavoro, certo, ma qui siamo all'“indivanamento” di massa, al ti pago per non fare niente, alla separazione tra produttori e assistiti. Italia, Europa, un altro mondo. Si fa fatica a pensare che sia migliore di quello che vedi quando attraversi l'Atlantico. Siamo a Washington, rush finale. La notizia la farà Donald Trump. Se vince, sarà il caso del presidente contro tutti che ha battuto (ancora una volta) tutte le previsioni; se perde, sarà il caso del presidente uscente che va a casa dopo aver perso contro un candidato invisibile, il coronavirus. (...)

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